La Divina Commedia

172 Canto XVIII 46-51 E quel frustato credette di nascondersi abbassando il viso; ma a poco gli servì, per cui io dissi: «O tu che abbassi lo sguardo, se le tue fattezze (le fazion) non sono ingannevoli (false), tu sei Venedico Caccianemico. Ma che cosa ti conduce a pene (salse) così aspre? . 52-54 E lui a me: «Lo dico malvolentieri; ma mi spinge il tuo parlare (favella) chiaro, che mi fa ricordare del mondo antico. 55-57 Io fui colui che condusse la Ghisolabella a soddisfare le voglie del marchese (Obizzo d Este), comunque si racconti (suoni) questa sconcia notizia. 58-63 E non sono il solo bolognese qui a piangere; anzi, questo luogo ne è tanto pieno che tante lingue non hanno imparato ora a dire sipa ( sì in dialetto bolognese) tra (il fiume) Savena e il Reno; e se di ciò vuoi testimonianza sicura, ricordati il nostro animo (seno) avido . 64-66 Mentre così parlava un demonio lo percosse con la sua sferza (scur ada) e disse: «Via, ruffiano! qui non ci sono femmine da prostituire (da conio) . 67-69 Io mi ricongiunsi alla mia guida; poi con pochi passi arrivammo là dove un ponte sporgeva dalla roccia. 70-72 Assai agevolmente vi salimmo sopra; e rivolti a destra sulla roccia scheggiata, ci allontanammo da quelle cerchia eterne. 73-78 Quando fummo là dove il ponte forma un vuoto (vaneggia) di sotto per consentire il passaggio ai fustigati, la mia guida disse: «Fermati, e fa che ti ferisca (feggia) lo sguardo di questi altri dannati dei quali ancora non vedesti la faccia, perché hanno proceduto nella nostra stessa direzione . 79-81 Dal vecchio ponte vedevamo la fila che veniva verso di noi dall altro lato della bolgia, e che la frusta ugualmente scaccia. 82-87 E il buon maestro, senza una mia domanda, mi disse: «Guarda quel grande che arriva e non mostra di spandere lacrime per il dolore: che aspetto regale ancora conserva! Quegli è Giasone, che per coraggio e saggezza rese privi gli abitanti della Colchide (sul Mar Nero) del montone (dal vello d oro). 88-90 Egli passò per l isola di Lemno dopo che le ardite donne crudeli diedero la morte a tutti i loro maschi. 91-96 Qui con segni e con parole ornate ingannò Isifile, la giovinetta che per prima aveva ingannato tutte le altre. La lasciò qui, gravida, del tutto sola; tale colpa lo condanna a tale martirio; e si fa vendetta anche di Medea (anch ella ingannata con una promessa di nozze). E quel frustato celar si credette bassando l viso; ma poco li valse, 48 ch io dissi: «O tu che l occhio a terra gette, se le fazion che porti non son false, Venedico se tu Caccianemico. 51 Ma che ti mena a sì pungenti salse? . Ed elli a me: «Mal volontier lo dico; ma sforzami la tua chiara favella, 54 che mi fa sovvenir del mondo antico. I fui colui che la Ghisolabella condussi a far la voglia del marchese, 57 come che suoni la sconcia novella. E non pur io qui piango bolognese; anzi n è questo loco tanto pieno, 60 che tante lingue non son ora apprese a dicer sipa tra Sàvena e Reno; e se di ciò vuoi fede o testimonio, 63 rècati a mente il nostro avaro seno . Così parlando il percosse un demonio de la sua scur ada, e disse: «Via, 66 ruffian! qui non son femmine da conio . I mi raggiunsi con la scorta mia; poscia con pochi passi divenimmo 69 là v uno scoglio de la ripa uscia. Assai leggeramente quel salimmo; e vòlti a destra su per la sua scheggia, 72 da quelle cerchie etterne ci partimmo. Quando noi fummo là dov el vaneggia di sotto per dar passo a li sferzati, 75 lo duca disse: «Attienti, e fa che feggia lo viso in te di quest altri mal nati, ai quali ancor non vedesti la faccia 78 però che son con noi insieme andati . Del vecchio ponte guardavam la traccia che venìa verso noi da l altra banda, 81 e che la ferza similmente scaccia. E l buon maestro, sanza mia dimanda, mi disse: «Guarda quel grande che vene, 84 e per dolor non par lagrime spanda: quanto aspetto reale ancor ritene! Quelli è Ias n, che per cuore e per senno 87 li Colchi del monton privati féne. Ello passò per l isola di Lenno poi che l ardite femmine spietate 90 tutti li maschi loro a morte dienno. Ivi con segni e con parole ornate Isifile ingannò, la giovinetta 93 che prima avea tutte l altre ingannate. Lasciolla quivi, gravida, soletta; tal colpa a tal martiro lui condanna; 96 e anche di Medea si fa vendetta.

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Edizione integrale aggiornata al nuovo Esame di Stato