La Divina Commedia

tal divenn io a le parole porte; ma vergogna mi fé le sue minacce, 90 che innanzi a buon segnor fa servo forte. I m assettai in su quelle spallacce; sì volli dir, ma la voce non venne 93 com io credetti: Fa che tu m abbracce . Ma esso, ch altra volta mi sovvenne ad altro forse, tosto ch i montai 96 con le braccia m avvinse e mi sostenne; e disse: «Ger on, moviti omai: le rote larghe, e lo scender sia poco; 99 pensa la nova soma che tu hai . Come la navicella esce di loco in dietro in dietro, sì quindi si tolse; 102 e poi ch al tutto si sentì a gioco, là v era l petto, la coda rivolse, e quella tesa, come anguilla, mosse, 105 e con le branche l aere a sé raccolse. Maggior paura non credo che fosse quando Fetonte abbandonò li freni, 108 per che l ciel, come pare ancor, si cosse; né quando Icaro misero le reni sentì spennar per la scaldata cera, 111 gridando il padre a lui «Mala via tieni! , che fu la mia, quando vidi ch i era ne l aere d ogne parte, e vidi spenta 114 ogne veduta fuor che de la fera. Ella sen va notando lenta lenta; rota e discende, ma non me n accorgo 117 se non che al viso e di sotto mi venta. Io sentia già da la man destra il gorgo far sotto noi un orribile scroscio, 120 per che con li occhi n giù la testa sporgo. Allor fu io più timido a lo stoscio, però ch i vidi fuochi e senti pianti; 123 ond io tremando tutto mi raccoscio. E vidi poi, ché nol vedea davanti, lo scendere e l girar per li gran mali 126 che s appressavan da diversi canti. Come l falcon ch è stato assai su l ali, che sanza veder logoro o uccello 129 fa dire al falconiere «Omè, tu cali! , discende lasso onde si move isnello, per cento rote, e da lunge si pone 132 dal suo maestro, disdegnoso e fello; così ne puose al fondo Ger one al piè al piè de la stagliata rocca, e, discarcate le nostre persone, 136 si dileguò come da corda cocca. 88-90 tale divenni io alle parole rivoltemi; ma la vergogna, che rende coraggioso il servo davanti al signore valoroso mi fece le sue minacce. 91-93 Mi sedetti su quelle enormi spalle; così volli parlare, ma la voce non venne come credetti: Tienimi stretto . 94-99 Ma egli, che già altra volta mi era venuto in soccorso in altro rischio (forse), come montai mi strinse con le braccia e mi sostenne; e disse: «Gerione, muoviti ormai: i tuoi giri siano larghi e graduale la discesa; pensa all insolito carico (la nova soma) che porti . 100-105 Come la navicella esce lentamente all indietro dalla riva, così (Gerione) si staccò da qui; e poi che si sentì libero (a gioco), rivolse la coda dov era prima il petto, e la mosse, tesa come un anguilla, e con le zampe (branche) raccolse a sé l aria. 106-114 Non credo che Fetonte avesse maggior paura quando abbandonò le redini (i freni), per cui il cielo, come è ancora evidente, si bruciò; né quando l infelice Icaro sentì cadere dalla schiena le penne per la cera riscaldata, mentre il padre gli gridava: «Segui una via sbagliata! , di quanta ne ebbi io quando vidi che ero in aria da ogni parte, e vidi scomparire ogni cosa visibile, tranne la fiera. 115-117 Gerione (Ella) se ne va nuotando lento lento; gira e scende, ma non me ne accorgo se non per il soffio dell aria che mi colpisce (mi venta) sul viso e dal basso. 118-120 Io sentivo già sulla destra che la cascata (il gorgo) sotto di noi produceva uno spaventoso scroscio, per cui sporgo la testa e gli occhi in giù. 121-123 Allora fui più timoroso di cadere giù (a lo stoscio), perché vidi fuochi e sentii pianti; perciò tremando tutto mi rannicchio (mi raccoscio). 124-126 E vidi poi, perché prima non lo vedevo, lo scendere e il girare, perché vedevo avvicinarsi da varie parti (canti) quei gravi tormenti. 127-136 Come il falcone che ha volato a lungo che, senza vedere il richiamo (logoro) o una preda, fa dire al falconiere «Ohimè tu scendi! , scende stanco nel luogo dal quale (onde) si leva in volo veloce (isnello), con cento giri, e si posa lontano dal suo maestro, disdegnoso e incattivito (fello); così Gerione ci depose al fondo, proprio ai piedi della parete tagliata a picco (de la stagliata rocca), e, dopo aver scaricato le nostre persone, si dileguò come una freccia (cocca) dalla corda dell arco. Inferno Gerione 169

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Edizione integrale aggiornata al nuovo Esame di Stato