La Divina Commedia

168 Canto XVII 37-42 Qui il maestro mi disse: «Affinché tu abbia una completa esperienza di questo luogo, va e vedi la loro condizione (mena). I tuoi discorsi là siano brevi; fino a che tu non torni, io parlerò con questa, perché ci conceda le sue spalle forti . 43-45 Così andai avanti ancora tutto solo sull estremo (strema) orlo (testa) di quel settimo cerchio, dove sedeva quella gente sofferente. 46-51 Il loro dolore scoppiava in lacrime fuori dagli occhi; di qua, di là si riparavano con le mani ora dalle fiammelle cadenti ora dalla sabbia infuocata: non diversamente fanno d estate i cani con il muso o con la zampa, quando sono morsi da pulci o da mosche o da tafani. 52-57 Dopo che ebbi rivolto lo sguardo ad alcuni sui quali cade il fuoco doloroso, non ne riconobbi alcuno; ma mi accorsi che dal collo a ciascuno pendeva una borsa (tasca) che aveva un determinato (certo) colore e un disegno (segno) e di cui pare che il loro occhio si nutra (si pasca). 58-63 E come giunsi in mezzo a loro, guardando attentamente (riguardando), vidi su una borsa gialla un azzurro con aspetto e atteggiamento di leone (lo stemma dei fiorentini Gianfigliazzi). Poi, procedendo il corso (curro) del mio sguardo, ne vidi un altra rossa come sangue, che mostrava un oca bianca più del burro (stemma degli Obriachi di Firenze). 64-75 E uno, che aveva impressa (segnato) sulla sua borsa bianca una scrofa azzurra e gravida (grossa) (stemma degli Scrovegni di Padova), mi disse: «Che fai tu in questa fossa? Ora vattene; e perché sei ancora vivo, sappi che il mio concittadino (vicin) Vitaliano siederà qui alla mia sinistra. Io sono padovano in mezzo a questi Fiorentini: spesse volte mi rintronano le orecchie gridando: Venga il cavaliere sovrano, che porterà la tasca con tre caproni (becchi)! (Giovanni Buiamonte, dei Becchi, fiorentini) . A questo punto distorse la bocca e trasse fuori la lingua, come un bue che si lecchi il naso. 76-78 E io, temendo che l indugio ( l più star) potesse crucciare colui che mi aveva ammonito di non tardare, mi allontanai dalle anime infelici (lasse). 79-84 Trovai la mia guida che era già salita sulla groppa del fiero animale, e mi disse: «Ora sii forte e coraggioso. Ormai si scende per scale siffatte; sali davanti, che io voglio stare in mezzo, così che la coda non possa farti male . 85-87 Come colui che ha così vicino il brivido (riprezzo) della febbre quartana, che ha le unghie livide e trema tutto solo guardando l ombra ( l rezzo) Quivi l maestro «Acciò che tutta piena esper enza d esto giron porti , 39 mi disse, «va, e vedi la lor mena. Li tuoi ragionamenti sian là corti; mentre che torni, parlerò con questa, 42 che ne conceda i suoi omeri forti . Così ancor su per la strema testa di quel settimo cerchio tutto solo 45 andai, dove sedea la gente mesta. Per li occhi fora scoppiava lor duolo; di qua, di là soccorrien con le mani 48 quando a vapori, e quando al caldo suolo: non altrimenti fan di state i cani or col ceffo or col piè, quando son morsi 51 o da pulci o da mosche o da tafani. Poi che nel viso a certi li occhi porsi, ne quali l doloroso foco casca, 54 non ne conobbi alcun; ma io m accorsi che dal collo a ciascun pendea una tasca ch avea certo colore e certo segno, 57 e quindi par che l loro occhio si pasca. E com io riguardando tra lor vegno, in una borsa gialla vidi azzurro 60 che d un leone avea faccia e contegno. Poi, procedendo di mio sguardo il curro, vidine un altra come sangue rossa, 63 mostrando un oca bianca più che burro. E un che d una scrofa azzurra e grossa segnato avea lo suo sacchetto bianco, 66 mi disse: «Che fai tu in questa fossa? Or te ne va; e perché se vivo anco, sappi che l mio vicin Vital ano 69 sederà qui dal mio sinistro fianco. Con questi Fiorentin son padoano: spesse f ate mi ntronan li orecchi 72 gridando: Vegna l cavalier sovrano, che recherà la tasca con tre becchi! . Qui distorse la bocca e di fuor trasse 75 la lingua, come bue che l naso lecchi. E io, temendo no l più star crucciasse lui che di poco star m avea mmonito, 78 torna mi in dietro da l anime lasse. Trova il duca mio ch era salito già su la groppa del fiero animale, 81 e disse a me: «Or sie forte e ardito. Omai si scende per sì fatte scale; monta dinanzi, ch i voglio esser mezzo, 84 sì che la coda non possa far male . Qual è colui che sì presso ha l riprezzo de la quartana, c ha già l unghie smorte, 87 e triema tutto pur guardando l rezzo,

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Edizione integrale aggiornata al nuovo Esame di Stato