La Divina Commedia

Siamo al confine tra la zona dei violenti e quella dei frau dolenti: in mezzo, a separarli, un profondo baratro sul cui orlo Dante incontra gli usurai. Essi, come cani tormentati dalle pulci, si agitano nel vano tentativo di proteggersi dalle fiamme. L elemento predominante nel canto intero è quello animalesco, a partire dall accurata descrizione della fiera Gerione, mediata da fonti classiche (Gerione era nel mito pagano un gigante, re di un isola occidentale che nutriva il suo gregge di carne umana, poi ucciso da Ercole) e fonti bibliche (il serpente della Genesi e il drago dell Apocalisse) e concepita da Dante come immagine della frode. Gerione è una fiera dalla coda aguzza, che valica le montagne e spezza i muri e le difese, e appesta tutto il mondo con la sua puzza. Il mostro ha il volto di un uomo onesto, a significare che la frode si nasconde dietro apparenze rassicuranti, ma il torso di serpente e le zampe pelose, dorso e fianchi screziati di cerchi e intrecci intricati come l inganno. Infine la coda, biforcuta e velenosa come quella dello scorpione, colpisce quando la vittima meno se lo aspetta. Secondo la mitologia Gerione, con tre corpi e tre teste, era figlio di Crisàore (che era nato dal sangue di Medusa) e di Calliroe (una ninfa dell Oceano); regnava sull isola di Gades, l attuale Cadice, dove era proprietario di buoi rossi che nutriva di carne umana, la cui cattura fu la decima fatica di Ercole. L eroe lo uccide e s impossessa dei suoi armenti. Nella pittura etrusca della Grotta dell Orco a Tarquinia, Gerione appare vicino a Persefone, presso il trono di Plutone. Virgilio lo colloca, senza farne il nome, tra i mostri custodi dell Averno, come forma tricorporis umbrae, cioè con un corpo triplo (Eneide VI, 289). Il modello classico è in Dante piuttosto labile e il poeta crea una figura di fantasia, in cui le reminiscenze letterarie si uniscono ai significati allegorici. «Ecco la fiera con la coda aguzza, che passa i monti e rompe i muri e l armi! 3 Ecco colei che tutto l mondo appuzza! . Sì cominciò lo mio duca a parlarmi; e accennolle che venisse a proda, 6 vicino al fin d i passeggiati marmi. E quella sozza imagine di froda sen venne, e arrivò la testa e l busto, 9 ma n su la riva non trasse la coda. La faccia sua era faccia d uom giusto, tanto benigna avea di fuor la pelle, 12 e d un serpente tutto l altro fusto; due branche avea pilose insin l ascelle; lo dosso e l petto e ambedue le coste 15 dipinti avea di nodi e di rotelle. Con più color, sommesse e sovraposte non fer mai drappi Tartari né Turchi, 18 né fuor tai tele per Aragne imposte. Come talvolta stanno a riva i burchi, che parte sono in acqua e parte in terra, 21 e come là tra li Tedeschi lurchi lo bivero s assetta a far sua guerra, così la fiera pessima si stava 24 su l orlo ch è di pietra e l sabbion serra. Nel vano tutta sua coda guizzava, torcendo in sù la venenosa forca 27 ch a guisa di scorpion la punta armava. Lo duca disse: «Or convien che si torca la nostra via un poco insino a quella 30 bestia malvagia che colà si corca . Però scendemmo a la destra mammella, e diece passi femmo in su lo stremo, 33 per ben cessar la rena e la fiammella. E quando noi a lei venuti semo, poco più oltre veggio in su la rena 36 gente seder propinqua al loco scemo. (vv. 1-27) Descrizione di Gerione 1-3 «Ecco la fiera dalla coda appuntita, che valica (passa) i monti e vince le mura e le armi! Ecco colei che appesta (appuzza) il mondo intero! . 4-9 Così cominciò a parlarmi il mio maestro; e le fece cenno di avvicinarsi a riva, vicino all estremità degli argini di pietra (marmi) su cui avevamo camminato. E quel lurido simbolo di frode venne verso di noi, e mise sopra la riva (arrivò) la testa e il busto, ma sulla riva non pose la coda. 10-15 La sua faccia era la faccia di un uomo giusto, tanto benevolo era l aspetto esteriore (di fuor la pelle), mentre tutto il resto del tronco era di serpente; aveva due zampe (branche) pelose sino alle ascelle; aveva il dorso e il petto ed entrambi i fianchi (coste) dipinti di intrecci di nodi e rotelle. 16-18 Né Tartari né Turchi fecero mai drappi con più colori, con ricami di sfondo (sommesse) e ricami a rilievo (sovraposte), né tali tele furono poste sul telaio da Aracne (fanciulla del mito straordinariamente brava nell arte della tessitura). 19-27 Come talvolta le piccole imbarcazioni (burchi) stanno parte in acqua e parte a terra, e come là tra i Tedeschi ingordi (lurchi) il castoro (lo bivero) si siede a fare la sua pesca (guerra), così la pessima fiera se ne stava sul margine che racchiude con la pietra il sabbione. L intera sua coda guizzava nel vuoto (vano), torcendo in alto la velenosa biforcazione che armava la punta come uno scorpione. (vv. 28-75) Gli usurai 28-33 La guida disse: «Ora è necessario (convien) che il nostro cammino devii (si torca) un po , sino a quella bestia malvagia che sta adagiata (si corca) là . Perciò scendemmo dal lato destro e facemmo dieci passi sull estremità del cerchio, per evitare (cessar) la sabbia e la fiamma. 34-36 E quando fummo giunti a lei, poco più avanti vedo della gente sedere sulla sabbia vicina (propinqua) al burrone (loco scemo). Inferno Gerione 167

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Edizione integrale aggiornata al nuovo Esame di Stato