La Divina Commedia

«In mezzo mar siede un paese guasto , diss elli allora, «che s appella Creta, 96 sotto l cui rege fu già l mondo casto. Una montagna v è che già fu lieta d acqua e di fronde, che si chiamò Ida; 99 or è diserta come cosa vieta. R a la scelse già per cuna fida del suo figliuolo, e per celarlo meglio, 102 quando piangea, vi facea far le grida. Dentro dal monte sta dritto un gran veglio, che tien volte le spalle inver Dammiata 105 e Roma guarda come s o speglio. La sua testa è di fin oro formata, e puro argento son le braccia e l petto, 108 poi è di rame infino a la forcata; da indi in giuso è tutto ferro eletto, salvo che l destro piede è terra cotta; 111 e sta n su quel, più che n su l altro, eretto. Ciascuna parte, fuor che l oro, è rotta d una fessura che lagrime goccia, 114 le quali, accolte, f ran quella grotta. Lor corso in questa valle si diroccia; fanno Acheronte, Stige e Flegetonta; 117 poi sen van giù per questa stretta doccia, infin, là dove più non si dismonta, fanno Cocito; e qual sia quello stagno 120 tu lo vedrai, però qui non si conta . E io a lui: «Se l presente rigagno si diriva così dal nostro mondo, 123 perché ci appar pur a questo vivagno? . Ed elli a me: «Tu sai che l loco è tondo; e tutto che tu sie venuto molto, 126 pur a sinistra, giù calando al fondo, non se ancor per tutto l cerchio vòlto; per che, se cosa n apparisce nova, 129 non de addur maraviglia al tuo volto . E io ancor: «Maestro, ove si trova Flegetonta e Letè? ché de l un taci, 132 e l altro di che si fa d esta piova . «In tutte tue question certo mi piaci , rispuose, «ma l bollor de l acqua rossa 135 dovea ben solver l una che tu faci. Letè vedrai, ma fuor di questa fossa, là dove vanno l anime a lavarsi 138 quando la colpa pentuta è rimossa . Poi disse: «Omai è tempo da scostarsi dal bosco; fa che di retro a me vegne: li margini fan via, che non son arsi, 142 e sopra loro ogne vapor si spegne . 94-96 «In mezzo al mare è situato un paese andato in rovina , disse ancora, «che si chiama Creta, sotto il cui re il mondo fu innocente (casto). 97-102 Vi è una montagna che fu ricca di acqua e di vegetazione, che si chiamò Ida; ora è deserta come una cosa vecchia (vieta). Rea la scelse come culla (cuna) fidata per suo figlio, e per nasconderlo meglio, quando piangeva, vi faceva gridare i Coribanti (vi facea far le grida). 103-111 Dentro al monte sta un grande vecchio (veglio), che volge le spalle verso Damietta e guarda come suo specchio (speglio) Roma. La sua testa è foggiata d oro fino, e le braccia e il petto sono di puro argento, poi è di rame fino al cavallo (infino a la forcata); da qui in giù è tutto ferro scelto, salvo il piede destro che è di terracotta; e sta eretto più su questo piede che sull altro. 112-120 Ciascuna parte, tranne l oro, è spaccata da una fenditura che lacrima gocce le quali, raccolte, perforano quella grotta. Il loro corso scende di roccia in roccia in questa valle infernale; formano Acheronte, Stige e Flegetonte; poi scendono per questo stretto canale (doccia), infine, là dove non si può più scendere, formano Cocito; e quale sia quello stagno tu lo vedrai, perciò non si racconta (conta) qui . 121-123 E io a lui: «Se il presente rigagnolo deriva così dal nostro mondo, perché lo vediamo solo ora, in questo orlo (vivagno) del cerchio? . 124-129 Ed egli a me: «Tu sai che il luogo (l Inferno) è rotondo; e per quanto tu abbia già percorso molto, sempre verso sinistra, scendendo verso il fondo, non hai ancora compiuto il giro completo; per cui, se compare una cosa nuova, non deve recare meraviglia sul tuo volto . 130-132 E io ancora: «Maestro, dove si trova Flegetonte, e Lete? perché di uno non dici, e dell altro dici che si forma da questa pioggia . 133-138 «Mi piacciono tutte queste tue domande , rispose, «ma il bollore dell acqua rossa doveva ben risolvere una domanda che tu fai. Vedrai Lete, ma fuori da questa valle, là dove le anime vanno a lavarsi quando la colpa è cancellata dal pentimento . 139-142 Poi disse: «Ormai è tempo di allontanarsi dal bosco; vienimi dietro: gli argini, che non sono infuocati, ci consentono il cammino, e sopra di essi ogni fiamma (vapor) si smorza . Inferno Capaneo 151

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Edizione integrale aggiornata al nuovo Esame di Stato