La Divina Commedia

La Commedia La Commedia è un poema allegorico-didascalico in lingua volgare. Fu composta negli anni dell esilio di Dante, dal 1306 fin quasi alla morte del poeta. Nel 1314 l autore pubblicò l Inferno a Verona; nell autunno del 1315 fu la volta del Purgatorio, mentre il Paradiso fu diffuso postumo per opera dei figli del poeta. L aggettivo «Divina non è dantesco, ma comparve per la prima volta nell edizione veneziana a stampa del 1555 curata da Ludovico Dolce, anche se era già stato utilizzato da Giovanni Boccaccio nel Trattatello in laude di Dante (1355-1374) per manifestare la sua ammirazione. Dante aveva intitolato il suo poema solo Comedìa, perché inizia male, con la dannazione dell Inferno, e finisce bene, con il Paradiso: secondo i canoni della Poetica di Aristotele (IV sec. a.C.) si tratta dunque di una «commedia . Il poema narra di un viaggio nei tre regni dell Oltretomba, iniziato nella notte del 7 aprile e conclusosi in quella del 14 aprile 1300, l anno del giubileo indetto da papa Bonifacio VIII ( Parole in chiaro, p. 20), proprio in corrispondenza della Pasqua che, quell anno, cadeva il 10 aprile. La scansione temporale prevede una notte e un giorno in una «selva oscura ; una notte e un giorno nell Inferno; una notte e un giorno nella salita alla spiaggia del Purgatorio; tre notti e tre giorni per la visita del Purgatorio; un giorno e mezzo nel Paradiso. Si tratta di un itinerario spirituale (da una situazione di colpa, attraverso l espiazione e la purificazione, conduce alla contemplazione di Dio), che il protagonista Dante compie e poi racconta, con il proposito di additare all umanità intera la via per uscire dal peccato. Ogni personaggio che egli incontra intende essere per il lettore un exemplum morale: di vizio, se si trova nell Inferno, di debolezza, se è in Purgatorio, di virtù, se ha raggiunto il Paradiso, secondo una tecnica largamente diffusa nel Medioevo. La tradizione culturale e le fonti L autore rielabora nella Commedia numerosi temi e personaggi appartenenti alla tradizione poetico-culturale classica e cristiano-medievale. Nella letteratura greco-latina, in particolare nella poesia epica, il viaggio negli Inferi rappresentava un topos, cioè una costante narrativa. Il precedente più illustre cui Dante fa riferimento è quello di Enea, che nel libro VI dell Eneide compie un viaggio nell Oltretomba. Dante cita espressamente questo precedente (Inferno II, 13 sgg.) e da Virgilio, che diventa la sua guida, mutua sia alcuni luoghi, come i fiumi infernali Stige e Acheronte, sia personaggi come Caronte, Minosse, Cerbero, Gerione, che diventano custodi dei cerchi infernali. La cultura classica viene così integrata nel cristianesimo medievale per diffondere la verità della fede. Altra fonte di ispirazione per il poeta sono i romanzi cavallereschi del ciclo bretone, in cui l avventura rap- presenta la ricerca (qu te) d identità, che l eroe cavaliere raggiunge dopo il superamento di varie prove di coraggio volte a saggiarne le virtù e gli ideali sentimentali. In questi romanzi il viaggio è un itinerario di crescita e formazione spirituale, una ricerca di perfezionamento morale simile a quella compiuta nei pellegrinaggi medievali verso i luoghi sacri, Roma, Santiago de Compostela in Spagna, Gerusalemme. Il viaggio come ascesa a Dio riconduce anche agli autori cristiani sant Agostino (comunemente considerato uno dei quattro grandi Dottori della Chiesa occidentale) e san Tommaso, iniziatori di un filone rispettivamente mistico e razionalista della filosofia medievale al cui studio Dante tanto si dedicò e che costituisce il fondamento delle sue concezioni morali e spirituali. Il titolo e il genere della Commedia Nell Epistola XIII a Cangrande della Scala, Dante comunica il titolo del poema: incipit Comedìa Dantis Alagherii florentini natione non moribus («incomincia la Comedìa di Dante Alighieri, fiorentino di nascita, non di costumi ) e spiega i motivi che lo hanno indotto a usare il termine «Comedìa : l opera parte da un inizio spaventoso («materia aspra e terribile ) ma si conclude con un finale lieto, inoltre si avvale di uno stile medio. Nel De vulgari eloquentia Dante aveva infatti teorizzato la distinzione (di origine classica) fra i tre stili letterari: alto e sublime, proprio del genere tragico, mediano, proprio del genere comico, e umile, proprio del genere elegiaco. Nell Inferno il poeta usa il termine comedìa, adatto allo stile basso della cantica, nel canto XVI (e per le note / di questa comedìa, lettor, ti giuro, / s elle non sien di lunga grazia v te, «e per i versi di questo poema, ti giuro, o lettore, possano così esse avere a lungo il favore dei lettori , vv. 127-129) e nel canto XXI (Così di ponte in ponte, altro parlando / che la mia comedìa cantar non cura, «Così giungemmo da un ponte all altro parlando di altri argomenti che la mia commedia non si cura di riferire , vv. 1-2): si tratta, verosimilmente, del titolo che egli attribuiva alla sua opera. Ma tale denominazione gli appare inadeguata rispetto al contenuto del Paradiso, e infatti nella terza cantica fa riferimento ad esso come «sacrato poema (e così, figurando il paradiso, / convien saltar lo sacrato poema, / come chi trova suo cammin riciso, XXIII, vv. 61-63) e «poema sacro (Se mai continga che l poema sacro / al quale ha posto mano e cielo e terra, XXV, vv. 1-2), in quanto lo stile è sublime, il tema è «alto e i caratteri assomigliano più a quelli della Bibbia, il testo sacro per eccellenza ( Parole in chiaro, p. 20). In conclusione, possiamo affermare che il termine commedia fa riferimento soprattutto alla mescolanza degli stili e delle immagini, così come differenti e variegati sono i personaggi umani che la popolano, e il linguaggio si adatta a questa multiformità. 15 Inferno Dante: la vita e le opere

La Divina Commedia
La Divina Commedia
Edizione integrale aggiornata al nuovo Esame di Stato