La Divina Commedia

Quell incipit d ottava riecheggia le parole di Pier della Vigna: Uomini fummo, e or siam fatti sterpi. Inoltre, come la selva dei suicidi è tutta composta di anime che si sono macchiate di quella colpa, anche la selva di Saron, a detta di Clorinda, è costituita dai guerrieri che muoiono combattendo ai piedi delle mura di Gerusalemme, a qualunque schieramento appartengano. Il dato simbolico che ci permette di capire che Tasso ha voluto ricreare l atmosfera dantesca è il numero del canto in cui il poeta ha inserito l episodio di Clorinda: il tredicesimo, proprio come il canto di Pier della Vigna. Eugenio Montale e gli Ossi di seppia A distanza di quattro secoli anche Eugenio Montale (1896-1981), uno dei maggiori poeti italiani del Novecento, si richiama all atmosfera della selva dei suicidi in Meriggiare pallido e assorto, una delle sue prime poesie, appartenente alla prima raccolta (1925). Nella prima strofa il poeta utilizza tre parole presenti anche nel canto XIII dell Inferno, due delle quali sono addirittura poste in rima sterpi e serpi esattamente come nei vv. 37 e 39 di Dante. La voce che esce dalla pianta rimprovera così Tancredi: XLII [ ] Ahi troppo [ ] M hai tu, Tancredi, offeso: or tanto basti. Tu dal corpo, che meco e per me visse, Felice albergo già1, mi discacciasti: Perché il misero tronco, a cui m affisse Il mio duro destino, anco mi guasti? Meriggiare3 pallido e assorto4 presso un rovente muro d orto5, ascoltare tra i pruni e gli sterpi schiocchi6 di merli, frusci di serpi. 3. Meriggiare: trascorrere le ore del pomeriggio. 4. Pallido e assorto: col viso pallido e preso dai propri pensieri. 5. Presso un rovente muro d orto: presso una recinzione di giardino arroventata dal sole. 6. Schiocchi: rumori schioccanti. L allusione ai versi danteschi del canto dei suicidi appare proprio in una poesia che descrive la difficile situazione esistenziale umana paragonata al camminare su una «muraglia che ha in cima cocci aguzzi di bottiglia . 1. Felice albergo già: felice dimora dell anima Clorinda che parla e le sue parole alludono all episodio di Polidoro dell Eneide virgiliana prima ancora che al canto di Pier della Vigna. Polidoro, infatti, esclama, una volta che Enea gli ha strappato il ramo per tre volte: «Perché, Enea, laceri me infelice? ). La presenza dell aggettivo «infelice (miserum in latino) tradisce il richiamo di Tasso direttamente alla fonte letteraria virgiliana. Ma nel seguito delle parole di Clorinda l atmosfera è tutta dantesca: XLIII Clorinda fui: nè sol quì spirto umano Albergo in questa pianta rozza e dura2: [ ] Non so, s io dica in corpo, o in sepoltura. Son di senso animati i rami e i tronchi, E micidial sei tu, se legno tronchi. 2. Nè sol quì spirto umano/Albergo: non sono il solo spirito umano che dimori in una pianta ruvida e dura. E andando nel sole che abbaglia sentire con triste meraviglia com'è tutta la vita è il suo travaglio in questo seguitare una muraglia che ha in cima cocci aguzzi di bottiglia Facciamo il punto 1 Perché Dante riprende l episodio di Polidoro? L allusione alla vicenda dell Eneide crea un atmosfera particolare: quale? 2 Nel canto XIII della Gerusalemme liberata Tasso richiama sia la storia di Polidoro che quella di Pier della Vigna: mostra in quali aspetti è evidente la ripresa di Dante. 3 In quali versi Montale richiama il canto XIII dell Inferno in Meriggiare pallido e assorto? Inferno Pier della Vigna 143

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Edizione integrale aggiornata al nuovo Esame di Stato