Personaggi principali: Nesso, Pier della Vigna, Lano da

138 Canto XIII Personaggi principali Nesso I Centauri, uomini nel volto e nel torso, cavalli dalla cintola in giù, abitavano la Tessaglia (nel nord della Grecia). Per il comportamento violento tenuto alle nozze di Piritoo, re dei Lapiti, furono in parte sterminati e i superstiti cacciati dalla Tessaglia. Ovidio (I sec. a.C.) nelle Metamorfosi racconta che Ercole uccise con una freccia avvelenata il centauro Nesso, perché insidiava sua moglie Deianira. Il centauro morendo donò a Deianira la sua camicia avvelenata dal sangue e le disse che, se Ercole si fosse innamorato di un altra donna e avesse indossata la camicia, sarebbe ritornato da lei. Quando Ercole si innamorò di Iole, Deianira gli fece indossare la camicia insanguinata, ma l eroe impazzito per il bruciore del veleno morì. Così Nesso ebbe la sua vendetta. Violenti e brutali, da Dante i Centauri sono collocati nel Flegetonte (fiume di sangue bollente) come custodi di anime altrettanto violente: nel primo girone del settimo cerchio, saettano con le frecce gli omicidi, i tiranni e i predoni che escono troppo dal fiume. Virgilio parla con il loro capo Chirone e ottiene come guida Nesso che, attraversando il Flegetonte, li trasporta sulla groppa nel secondo girone ( Inferno XII). Ma, nel 1249, per ragioni ignote cadde in disgrazia: accusato di tradimento contro il sovrano, arrestato e torturato, si uccise. La vicenda suscitò enorme scalpore, di cui rimane traccia nelle cronache del tempo. Dante ne fornisce un ritratto appassionato e fa proclamare a Pier della Vigna la propria innocenza rispetto alle accuse subite. Lano da Siena Il senese Ercolano (Lano) Macconi sperperò tutto il suo patrimonio in una vita dissipata insieme agli amici. Morì nella battaglia di Pieve del Toppo (1288) tra Senesi e Aretini, mentre cercava scampo nella fuga. Iacopo da Sant Andrea Iacopo da Sant Andrea, presso Padova, era al seguito di Federico II ma venne ucciso, nel 1239, per ordine di Ezzelino IV da Romano, signore della Marca Trevigiana.Di lui si narravano vari episodi di sperpero eccessivo: per vedere un incendio, dette fuoco a una sua villa; per illuminare la strada ai suoi ospiti fece incendiare dei casolari; durante una gita in barca sul Brenta, andava gettando monete nell acqua come passatempo. Pier della Vigna Di Pier della Vigna (Capua 11901249), giurista e maestro delle artes dictandi («arti del comporre e del bello scrivere ), oltre all epistolario, rimangono composizioni minori in versi (in volgare e in latino). Entrò nel 1221 alla corte di Federico II di Svevia ( Inferno X, Personaggi, p. 116) con l incarico di notaio e poi di consigliere politico e culturale dell imperatore. Fu tra i compilatori delle Costituzioni melfitane (1231), il nuovo corpus legislativo del regno di Sicilia. Suicida fiorentino Busto di Pier della Vigna proveniente dalla porta di Capua, XIII secolo, Caserta, Museo Provinciale. Il personaggio fiorentino, rancoroso nei confronti della propria città, potrebbe essere Lotto degli Agli, giudice e Priore delle Arti a Firenze nel 1285, suicidatosi per il rimorso di aver condannato a morte un innocente in cambio di denaro. O potrebbe trattarsi di Roc co dei Mozzi, che si suicidò dopo aver dissipato tutti i suoi beni. Oppure è preferibile lasciare l anonimato, a sottolineare che a Firenze il suicidio era ormai diventato una piaga sociale. Parole in chiaro Arpie (v. 10) Il termine arpia significa letteralmen te «rapitrice (greco h rpuia, dal verbo harp zo, «afferrare ; latino harpyia(m), dal verbo rapere, «por tare via ), riferito agli artigli di cui sono dotate le Arpie (Aello, Ocipete, la regina Celeno), divinità infernali con volto di donna e corpo di uc celli rapaci. Nel linguaggio odierno il nome indica una donna malvagia, una strega. Nella mitologia le Arpie rappresentavano la furia delle bufere. Dante le colloca tra i suicidi come simbolo della rapina che l uomo ha fatto a se stesso della vita; la loro bruttura (brutte Arpie cioè sozze) al lude all orrore di quella colpa. Dante ne desume le caratteristiche da Virgilio (Eneide III, 225-235): quando Enea approdò alle isole Stro fadi (nel mar Ionio), avendo trovato degli armenti di buoi incustoditi, ne aveva uccisi molti per saziare la fame dei suoi compagni; ma le Arpie, che abitavano quell isola, calarono sulle mense insudiciandole tutte per ben due volte. Enea e i compagni reagirono pren dendo le armi contro di esse, che fuggirono, ma non prima che Celeno predicesse all eroe troiano futuri lutti e sventure.

La Divina Commedia
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Edizione integrale aggiornata al nuovo Esame di Stato