La Divina Commedia

136 Canto XIII 115-117 Ed ecco arrivare da sinistra due dannati, nudi e graffiati, che fuggivano così precipitosamente da spezzare ogni ramo. 118-123 Il primo gridava: «Presto, vieni, vieni in aiuto, o morte! e l altro, a cui sembrava di essere troppo lento, gridava: «Lano, le tue gambe non furono così veloci nella battaglia del Toppo! . E poi, forse perché gli veniva meno il respiro, fece un groviglio di sé e del cespuglio. 124-129 Dietro a loro la selva era piena di cagne nere, affamate e veloci come segugi liberati dalla catena. Azzannarono il dannato che si era nascosto e lo sbranarono pezzo per pezzo; poi si trascinarono via quei brandelli ancora doloranti. (vv. 130-151) Il suicida fiorentino anonimo 130-132 Allora la mia guida mi prese per mano, e mi condusse presso il cespuglio che si lamentava, e inutilmente, attraverso le ferite ancora sanguinanti. 133-135 «O Iacopo da Sant Andrea, diceva, a cosa ti è servito farti riparo di me? Che colpa ho io della tua vita peccaminosa? . 136-138 Quando il maestro si fu fermato presso di lui, disse: «Chi fosti tu che attraverso tanti rami spezzati emetti insieme sangue e parole di dolore? . 139-142 Ed egli ci rispose: «O anime che siete arrivate fin qui per assistere a uno scempio crudele, che ha così violentemente staccato da me i miei rami, radunateli alla base del mio sventurato cespuglio. 143-151 Io fui di quella città che cambiò il primo protettore (Marte) con san Giovanni Battista, per cui quello (Marte) con la sua arte (la guerra) la tormenterà sempre. E se non fosse che su un ponte dell Arno rimane ancora qualche traccia della sua statua, quei cittadini che la ricostruirono sopra le ceneri a cui Attila l aveva ridotta, avrebbero fatto un lavoro inutile. Io ho trasformato la mia casa in una forca per me . 115. due: sono le anime di due scialacqua tori ( Personaggi). Mentre la prodigalità, cioè il non saper usare con misura dei propri beni, rientra nei peccati di incontinenza e viene punita nel quarto cerchio dell Inferno, lo scialacquare è un peccato commesso con matta bestialitade e consiste nella distruzione dei propri beni, che secondo il filosofo Ari stotele è simile a un suicidio, in quanto da essi dipende la possibilità di vivere. 117. rosta: o germanismo = frasca, o più ge nericamente «impedimento . 118. Or accorri ... morte!: è la seconda mor te, l annullamento totale (come in Inf. I, v. 117: la seconda morte ciascun grida). 132. rotture sanguinenti in vano: sangue bruno (v. 34) esce dal tronco da cui Dan te aveva divelto un ramicel; parole e sangue Ed ecco due da la sinistra costa, nudi e graffiati, fuggendo sì forte, 117 che de la selva rompieno ogni rosta. Quel dinanzi: «Or accorri, accorri, morte! . E l altro, cui pareva tardar troppo, 120 gridava: «Lano, sì non furo accorte le gambe tue a le giostre dal Toppo! . E poi che forse li fallia la lena, 123 di sé e d un cespuglio fece un groppo. Di rietro a loro era la selva piena di nere cagne, bramose e correnti 126 come veltri ch uscisser di catena. In quel che s appiattò miser li denti, e quel dilaceraro a brano a brano; 129 poi sen portar quelle membra dolenti. Presemi allor la mia scorta per mano, e menommi al cespuglio che piangea, 132 per le rotture sanguinenti in vano. «O Iacopo , dicea, «da Santo Andrea, che t è giovato di me fare schermo? 135 che colpa ho io de la tua vita rea? . Quando l maestro fu sovr esso fermo, disse: «Chi fosti, che per tante punte 138 soffi con sangue doloroso sermo? . Ed elli a noi: «O anime che giunte siete a veder lo strazio disonesto 141 c ha le mie fronde sì da me disgiunte, raccoglietele al piè del tristo cesto. I fui de la città che nel Batista 144 mutò il primo padrone; ond ei per questo sempre con l arte sua la farà trista; e se non fosse che n sul passo d Arno 147 rimane ancor di lui alcuna vista, que cittadin che poi la rifondarno sovra l cener che d Attila rimase, avrebber fatto lavorare indarno. 151 Io fei gibetto a me de le mie case . (v. 44) escono da quello stesso tronco che incarcera l anima di Pier della Vigna; sangui nanti sono le rotture da cui esce la voce del cespuglio danneggiato da Iacopo da Sant An drea che, fatto a pezzi, vi ha cercato riparo, e dalle stesse cagne; quello stesso cespuglio ora piange e sanguina. 139-142. O anime ... cesto: l anima rin chiusa nel cespuglio parla dei propri rami spezzati come se fossero membra del corpo del dannato. 143. I fui ... Batista: questo suicida è fioren tino, ma non è identificabile ( Personaggi). 144-145. l primo padrone trista: se condo le credenze popolari Marte, dio della guerra, patrono di Firenze al tempo del pa ganesimo, avrebbe travagliato la città (la farà trista), per vendicarsi di essere stato sostitui to come patrono della città dal cristiano san Giovanni Battista. 146-147. e se non fosse ... vista: una leg genda narrava che la città fosse tutelata da un frammento (alcuna vista) di una antica statua del dio pagano, rimasta sul Ponte Vecchio e ancora visibile all epoca di Dante. Successivamente fu precipitata in Arno du rante l inondazione del 1333. 148-150. que cittadin ... indarno: quei cittadini che rifondarono Firenze dopo la distruzione operata da Attila, re degli Unni (434-453), avrebbero lavorato invano se la città non fosse stata protetta da quei resti della statua di Marte. In verità Firenze fu as sediata da Totila, re dei Goti, nel 542. 151. gibetto: dal francese gibet = patibolo, forca. Quindi si impiccò in casa sua.

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Edizione integrale aggiornata al nuovo Esame di Stato