La Divina Commedia

134 Canto XIII 37-39 Siamo stati uomini, e ora siamo trasformati in sterpi: la tua mano dovrebbe essere più pietosa, anche se fossimo state anime di serpenti . 40-45 Come da un ramo verde, che è acceso a un estremità e dall altra gocciola linfa e crepita per il vapore che ne esce, così dal ramo spezzato uscivano insieme parole e sangue; io allora lasciai cadere il ramoscello e rimasi impietrito per la paura. 46-51 «O anima ferita , rispose il mio saggio maestro, «se egli avesse potuto credere prima di farne esperienza, ciò che aveva solo letto nei miei versi, non avrebbe allungato la mano verso di te; ma la stessa incredibile situazione mi ha spinto a fargli compiere un gesto che pesa anche a me. 52-54 Ma digli chi sei stato in vita, così che come riparazione (del suo gesto), ravvivi la tua fama lassù nel mondo, dove gli è consentito tornare . 55-57 E il tronco rispose: «Con queste cortesi parole mi attiri tanto che io non posso tacere; non vi dispiaccia che io mi trattenga un poco a discorrere. 58-63 Io sono colui che ebbe entrambe le chiavi del cuore di Federico II, e le girai, chiudendo e aprendo tanto delicatamente che esclusi dalla sua confidenza quasi tutti gli altri cortigiani: svolsi con tanta fedeltà gli importanti incarichi, che finii col perdere prima la pace e poi la vita. 64-69 La prostituta (invidia) che mai distolse i suoi occhi disonesti dal palazzo di Cesare (l imperatore), rovina comune e vizio specifico delle corti, accese contro di me gli animi di tutti; e quelli che bruciavano di invidia accesero contro di me l animo dell imperatore, al punto che gli incarichi onorifici si trasformarono in dolorose disgrazie. 70-72 Il mio animo, mosso da un sentimento di sdegnoso piacere, credendo di sfuggire con la morte al disprezzo (del sovrano e della pubblica opinione), mi rese ingiusto contro me stesso pur essendo innocente. 37. Uomini fummo, e or siam fatti ster- pi: la struttura a chiasmo del verso esprime la connessione indissolubile tra l anima e la pianta. Il passato remoto del verbo si intrec cia con il presente, come a dire che i dolori e le lacerazioni della condizione umana si intrecciano nell eterno presente della natura vegetale. 40-42. Come d un stizzo ... che va via: la similitudine realistica del legno che gocciola e stride rende l innaturalità della condizione dei suicidi, degradati per l eternità a livello di vegetali e sterpi. 43-44. usciva insieme parole e sangue: il verbo singolare concorda a senso con i due soggetti: l enjambement continua la frase nel verso successivo per sottolineare la stranezza e l orrore del fenomeno, anche mediante la Uomini fummo, e or siam fatti sterpi: ben dovrebb esser la tua man più pia, 39 se state fossimo anime di serpi . Come d un stizzo verde ch arso sia da l un de capi, che da l altro geme 42 e cigola per vento che va via, sì de la scheggia rotta usciva insieme parole e sangue; ond io lasciai la cima 45 cadere, e stetti come l uom che teme. «S elli avesse potuto creder prima , rispuose l savio mio, «anima lesa, 48 ciò c ha veduto pur con la mia rima, non averebbe in te la man distesa; ma la cosa incredibile mi fece 51 indurlo ad ovra ch a me stesso pesa. Ma dilli chi tu fosti, sì che n vece d alcun ammenda tua fama rinfreschi 54 nel mondo sù, dove tornar li lece . E l tronco: «Sì col dolce dir m adeschi, ch i non posso tacere; e voi non gravi 57 perch o un poco a ragionar m inveschi. Io son colui che tenni ambo le chiavi del cor di Federigo, e che le volsi, 60 serrando e diserrando, sì soavi, che dal secreto suo quasi ogn uom tolsi; fede portai al glor oso offizio, 63 tanto ch i ne perde li sonni e polsi. La meretrice che mai da l ospizio di Cesare non torse li occhi putti, 66 morte comune e de le corti vizio, infiammò contra me li animi tutti; e li nfiammati infiammar sì Augusto, 69 che lieti onor tornaro in tristi lutti. L animo mio, per disdegnoso gusto, credendo col morir fuggir disdegno, 72 ingiusto fece me contra me giusto. fusione udito-vista (le parole sanguinano e il sangue parla). 46-48. S elli rima: Virgilio accenna all e pisodio simile dell Eneide (cfr. nota al v. 15), si scusa con l anima per aver detto a Dante di troncare l estremità del ramicello: la poesia permette di immaginare e, invece, così egli ha potuto conoscere direttamente che il tronco nasconde l anima del dannato. 54. lece: lat. licet, «è lecito , «è consenti to . 55-57. Sì ... inveschi: chi parla è Pier della Vigna ( Personaggi), uomo colto, poeta e giurista, che alle scuse rivolte da Virgilio ri sponde con altrettanta cortesia. 62. fede portai offizio: il personaggio ribadisce la devozione al proprio signore, la fedeltà mai tradita. 64-66. La meretrice ... vizio: l immagine della terzina è tratta dall Apocalisse: la me retrice-donnaccia rappresenta l invidia, che con i suoi occhi putti, privi di pudore, causa la rovina delle corti, dove dovrebbero, al con trario, regnare virtù e giustizia. 67-68. infiammò ... infiammar: lo stile artificioso del discorso di Pier della Vigna culmina nel poliptoto che ripete tre volte la stessa metafora infiammò [...] infiammati [...] infiammar. 68. Augusto: Federico II è citato come Au gusto, l imperatore nella solennità della sua funzione. 70-72. per disdegnoso gusto ... giusto: alla logica perversa del suicida (diventa carnefice di se stesso per contrapporre il proprio sde gno a quanti lo disprezzarono) corrisponde

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Edizione integrale aggiornata al nuovo Esame di Stato