La Divina Commedia

e che ne mostri là dove si guada, e che porti costui in su la groppa, 96 ché non è spirto che per l aere vada . Chir n si volse in su la destra poppa, e disse a Nesso: «Torna, e sì li guida, 99 e fa cansar s altra schiera v intoppa . Or ci movemmo con la scorta fida lungo la proda del bollor vermiglio, 102 dove i bolliti facieno alte strida. Io vidi gente sotto infino al ciglio; e l gran centauro disse: «E son tiranni 105 che dier nel sangue e ne l aver di piglio. Quivi si piangon li spietati danni; quivi è Alessandro, e D onisio fero 108 che fé Cicilia aver dolorosi anni. E quella fronte c ha l pel così nero, è Azzolino; e quell altro ch è biondo, 111 è Opizzo da Esti, il qual per vero fu spento dal figliastro sù nel mondo . Allor mi volsi al poeta, e quei disse: 114 «Questi ti sia or primo, e io secondo . Poco più oltre il centauro s affisse sovr una gente che nfino a la gola 117 parea che di quel bulicame uscisse. Mostrocci un ombra da l un canto sola, dicendo: «Colui fesse in grembo a Dio 120 lo cor che n su Tamisi ancor si cola . Poi vidi gente che di fuor del rio tenean la testa e ancor tutto l casso; 123 e di costoro assai riconobb io. Così a più a più si facea basso quel sangue, sì che cocea pur li piedi; 126 e quindi fu del fosso il nostro passo. «Sì come tu da questa parte vedi lo bulicame che sempre si scema , 129 disse l centauro, «voglio che tu credi che da quest altra a più a più giù prema lo fondo suo, infin ch el si raggiunge 132 ove la tirannia convien che gema. La divina giustizia di qua punge quell Attila che fu flagello in terra, 135 e Pirro e Sesto; e in etterno munge le lagrime, che col bollor diserra, a Rinier da Corneto, a Rinier Pazzo, che fecero a le strade tanta guerra . 139 Poi si rivolse e ripassossi l guazzo. 94-96 e che ci mostri il punto dove si guada, e che porti sulla groppa costui, che non è uno spirito che possa volare attraverso l aria . (vv. 97-139) Tiranni e predoni 97-102 Chirone si girò sul fianco destro e disse a Nesso: «Torna, e guidali e fai scansare quelli che vi incontrano . Ora ci muovemmo con la scorta fidata lungo la sponda del sangue bollente, dove i bolliti levavano alte grida. 103-108 Vidi gente immersa fino agli occhi; e il grande centauro disse: «Sono i tiranni che sparsero sangue e depredarono. Qui si piangono le offese violente; qui è Alessandro (Magno), e il feroce Dionisio, che causò tanti danni alla Sicilia. 109-112 E quella fronte che ha capelli così neri è Ezzelino; e quell altro che è biondo è Obizzo d Este, il quale fu davvero ucciso dal figliastro su nel mondo . 113-117 Allora mi volsi al poeta ed egli disse: «Questi sia la tua prima guida e io la seconda . Poco più avanti il poeta si fermò all altezza di un gruppo di persone che stava dentro al liquido bollente (bulicame) fino alla gola. 118-123 Ci mostrò un anima che stava in un angolo da sola dicendo: «Colui (Guido di Monfort) trapassò (fesse) in chiesa (in grembo a Dio) il cuore (del nipote del re d Inghilterra, Enrico III) che sul Tamigi ancora si onora (si cola) . Poi vidi gente che teneva fuori del fiume la testa e anche tutto il busto (casso); di costoro ne riconobbi molti. 124-126 Così quel sangue si faceva via via più basso, così che cuoceva solo i piedi; e qui fu il nostro passaggio del fiume. 127-132 «Così come da questa parte vedi il fiume bollente che diminuisce in profondità (si scema) , disse il centauro, «voglio che tu creda che da quest altra parte il fiume abbassa sempre più il suo fondo, fino a che si ricongiunge dove è necessario che i tiranni soffrano. 133-139 La divina giustizia qui punisce (punge) quel famoso Attila che fu flagello in terra, e Pirro e Sesto; e per l eternità spreme (munge) le lacrime, che sprigiona (diserra) con il bollore a Riniero da Corneto, a Riniero de Pazzi, che portarono tanta violenza sulle strade . Poi si voltò e riattraversò il pantano (guazzo). Inferno I Centauri 131

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Edizione integrale aggiornata al nuovo Esame di Stato