La Divina Commedia

amicitia (L amicizia) di Cicerone. Frequentò anche due importanti scuole filosofico-teologiche di Firenze: quella dei Francescani a Santa Croce e quella dei Domenicani a Santa Maria Novella. A questi difficili anni Dante fa riferimento nell allegoria della «selva oscura presente nell incipit della Commedia, e prima ancora nei capitoli 35-38 della Vita Nuova e nel secondo trattato del Convivio. La carriera politica A quei tempi la vita politica a Firenze si dibatteva tra continue lotte di opposte fazioni. Alla storica divisione tra guelfi e ghibellini ( p. 115), si era aggiunta la spaccatura all interno del partito guelfo, che gestiva il potere dal 1266, tra Bianchi, sotto la guida di Vieri dei Cerchi, ricchi mercanti gelosi custodi dell autonomia del Comune, e Neri, capeggiati da Corso Donati, che godevano dell appoggio degli aristocratici ed erano favorevoli alle mire espansionistiche del papa Bonifacio VIII sulla Toscana. Dante partecipò alla battaglia di Campaldino (giugno 1289) tra i cosiddetti «feditori a cavallo (i cavalieri armati alla leggera) della Lega guelfa contro i ghibellini di Arezzo e poi contro Pisa nell assedio del castello di Caprona. Nel 1293, a Firenze, Giano della Bella emanò gli Ordinamenti di Giustizia, con i quali alla nobiltà venne precluso l esercizio del potere politico. Due anni dopo, in seguito alla cacciata di Giano, dal provvedimento furono esentati gli esponenti della piccola nobiltà purché iscritti alle Arti delle professioni e dei mestieri. Dante, desideroso di partecipare alla vita politica della sua città, si iscrisse allora (1295) all Arte dei medici e speziali, probabilmente come cultore di studi filosofici (ricordiamo che al tempo la filosofia era strettamente connessa con le scienze naturali). Subito fu eletto nel Consiglio speciale del Capitano del popolo; nel 1295 fu tra i Savi consultati per l elezione dei Priori, poi tra i Cento, e infine, nel 1300, fu eletto per il bimestre 15 giugno-15 agosto tra i sei Priori delle Arti, i supremi magistrati che governavano il Comune. L azione politica di Dante si caratterizzò per la sua intransigenza morale, che finì però con il renderlo inviso a molti. Il poeta cercò di porsi al di sopra delle lotte di potere tra Bianchi e Neri e, nel giugno del 1300, dopo alcuni disordini, mandò al confino otto capi delle opposte fazioni, tra cui l amico Guido Cavalcanti. Si oppose anche alle mire politiche del papato. Il trono imperiale era allora in mano ad Alberto d Asburgo, il quale non si interessava delle vicende italiane. Tale vuoto di potere indusse il papa Bonifacio VIII a concepire delle mire sui Comuni italiani dell Italia centrale in quanto vicario dell imperatore. Sfruttando i conflitti tra le parti, il papa cercava di ordire i suoi intrighi. Per ostacolare le ambizioni della Chiesa su Firenze, Dante si Il conflitto con il papa era avvicinato ai Bianchi e si era schierato per la condanna di tre banchieri fiorentini, accusati di congiurare con la Curia romana per la consegna del Comune fiorentino a Bonifacio VIII. Nel 1301 il papa inviò a Firenze Carlo di Valois, fratello del re di Francia, ufficialmente per ristabilire l ordine e la pace, in realtà per favorire i Neri e aprire la strada alle ambizioni della Chiesa. Dante fece parte dell ambasceria mandata a Roma per ricucire lo strappo. Ma intanto Carlo di Valois entrava in Firenze e imponeva i Donati e i Neri al governo. Com era costume, questi mandarono in esilio i maggiori esponenti dei Bianchi e confiscarono i loro beni. La condanna Molto probabilmente Dante apprese la notizia sulla via del ritorno, e a Siena lo raggiunse la sentenza (27 gennaio 1302) che lo condannava a due anni di confino, al pagamento di una multa e all esclusione perpetua dalle cariche pubbliche; Dante era accusato di baratteria, ovvero di corruzione come pubblico ufficiale, di illeciti guadagni e di opposizione al papa. Il poeta si rifiutò sia di pagare la multa, sia di presentarsi a discolparsi, e il 10 marzo 1302 fu definitivamente condannato al rogo; la sentenza venne poi estesa ai figli, a partire dal loro quattordicesimo anno di età. L esilio In un primo tempo Dante partecipò ai tentativi dei Bianchi fuoriusciti per tornare a Firenze, ma in seguito non condivise l iniziativa che portò allo scontro della Lastra (20 luglio 1304), in cui i Bianchi subirono una pesante sconfitta. Da allora decise di fare «parte per se stesso , come dirà in Paradiso XVII (v. 69) e, exul immeritus (cioè esule senza colpa), iniziò un lungo vagabondaggio. Nel canto XVII del Paradiso Dante parla dei sentimenti che provò quando fu costretto ad accettare ospitalità e lavoro presso le corti dei signori. In questo canto, l anima del suo avo Cacciaguida gli predice l esilio e gli rivolge queste parole: Tu proverai sì come sa di sale / lo pane altrui e come è duro calle / lo scendere e l salir per l altrui scale (com è amaro il pane di un altro paese, e com è duro cammino scendere e salire le scale dei palazzi altrui, vv. 58-60). Non sappiamo con precisione dove Dante soggiornò negli anni successivi; egli ci dice che il suo primo rifugio fu presso il signore di Verona Bartolomeo della Scala, poi si ipotizza un soggiorno a Treviso presso Gherardo da Camino (1304-1306), e certo uno in Lunigiana dai Malaspina (1306-1307). In questi anni compose le ultime canzoni (1302-1307), poi raccolte con i componimenti giovanili nelle Rime, si dedicò alla stesura del trattato in latino De vulgari eloquentia, in cui illustrava la propria teoria del linguaggio letterario (L eloquenza in volgare, 1302-1305), e del Convivio (1304-1307), una summa del suo sapere filosofico, che lasciò interrotto forse perché aveva iniziato la stesura della Commedia: al 1308 risale probabilmente la conclusione dell Inferno; all intervallo 13 Inferno Dante: la vita e le opere

La Divina Commedia
La Divina Commedia
Edizione integrale aggiornata al nuovo Esame di Stato