Dante maestro di retorica – L’anastrofe, l’iperbato e

104 Canto VIII 97-102 «O cara guida mia, che tante (più di sette) volte mi hai restituito coraggio (sicurtà) e tolto dal grave pericolo che mi stava davanti, non lasciarmi così distrutto , dissi io; «e se ci è vietato di andare avanti, torniamo insieme velocemente (ratto) sui nostri passi . 103-111 E quel signore che mi aveva condotto là mi disse: «Non temere; poiché nessuno ci può impedire (tòrre) il passaggio: da Dio (tal) ci è concesso. Ma aspettami qua, e conforta e nutri lo spirito stanco di buona speranza, perché io non ti lascerò nell Inferno . Così se ne va e qui mi abbandona il dolce padre, e io rimango dubbioso, perché nella mia mente si combattono (mi tenciona) speranza e timore (sì e no). (vv. 112-130) I diavoli respingono Virgilio e Dante 112-120 Non potei udire quel che a loro disse; ma egli non stette là a lungo (guari) con loro, che già ognuno (dei diavoli) si ritirò dentro le mura a gara l un con l altro. Quei nostri avversari chiusero le porte in faccia (nel petto) al mio signore, che rimase fuori e ritornò da me con passi lenti. Teneva gli occhi a terra e le ciglia prive (rase) di ogni baldanza, e diceva sospirando: «Chi mi ha impedito di entrare nelle case del dolore! . 121-130 E a me disse: «Tu, per quanto io mi inquieti, non avere paura, perché io vincerò la lotta, chiunque dentro si dia da fare (si aggiri) per la difesa. Questa loro tracotanza non è nuova; poiché già la usarono a una porta meno interna, che si trova ancora senza serratura (serrame). Su di essa tu vedesti la scritta (che annuncia) la morte eterna: e già da questa parte scende la salita, passando per i cerchi senza scorta un essere tale che da lui ci sarà aperta la città (terra) (di Dite) . «O caro duca mio, che più di sette volte m hai sicurtà renduta e tratto 99 d alto periglio che ncontra mi stette, non mi lasciar , diss io, «così disfatto; e se l passar più oltre ci è negato, 102 ritroviam l orme nostre insieme ratto . E quel segnor che lì m avea menato, mi disse: «Non temer; ché l nostro passo 105 non ci può tòrre alcun: da tal n è dato. Ma qui m attendi, e lo spirito lasso conforta e ciba di speranza buona, 108 ch i non ti lascerò nel mondo basso . Così sen va, e quivi m abbandona lo dolce padre, e io rimagno in forse, 111 che sì e no nel capo mi tenciona. Udir non potti quello ch a lor porse; ma ei non stette là con essi guari, 114 che ciascun dentro a pruova si ricorse. Chiuser le porte que nostri avversari nel petto al mio segnor, che fuor rimase 117 e rivolsesi a me con passi rari. Li occhi a la terra e le ciglia avea rase d ogne baldanza, e dicea ne sospiri: 120 «Chi m ha negate le dolenti case! . E a me disse: «Tu, perch io m adiri, non sbigottir, ch io vincerò la prova, 123 qual ch a la difension dentro s aggiri. Questa lor tracotanza non è nova; ché già l usaro a men segreta porta, 126 la qual sanza serrame ancor si trova. Sovr essa vedestù la scritta morta: e già di qua da lei discende l erta, passando per li cerchi sanza scorta, 130 tal che per lui ne fia la terra aperta . Dante maestro di retorica L anastrofe, l iperbato e l hysteron proteron Le figure retoriche possono riguardare il significato, ed è il caso della similitudine, il suono come nel caso della ripetizione di una lettera o di un gruppo di lettere all inizio o all interno di più parole, oppure (ed è il caso che qui poniamo) l ordine delle parole. Nell anastrofe le parole vengono invertite rispetto all ordine consueto: già scorgere puoi (v. 11), significa «Puoi già scorgere ; Udir non potti (v. 112) significa «Non fui in grado di sentire . L anastrofe è dunque una inversione nell ordine delle parole in termini di sintassi per cui un complemento oggetto può, ad esempio, precedere il predicato: Lo collo poi con le braccia mi cinse (v. 43). Figura retorica ereditata dalla lingua latina, dove le parole venivano posizionate in modo da ottenere una metrica corretta, l anastrofe è molto simile all iperbato che però prevede un inciso, cioè l inserimento di altri elementi tra i due termini: Alte terrà lungo tempo le fronti nel sintagma «Alte terrà le fronti si inserisce lungo tempo (canto VI, v.70). Altro caso, sempre riguardante l ordine delle parole, è l'hysteron proteron, una figura che Dante utilizza più raramente e per cui l ordine delle parole è logicamente inverso rispetto all ordine naturale e temporale delle azioni. Ne abbiamo un chiaro esempio nel canto V, v. 59: Che succedette a Nino e fu sua sposa, dove l inversione temporale delle due azioni potrebbe alludere al modo crudele e sleale con cui Semiramide si disfece del marito allo scopo di occuparne il trono. Questi spostamenti sintattici o logici sono utilizzati per evidenziare gli elementi che si ritengono più importanti nel messaggio o per conferire una certa carica emotiva.

La Divina Commedia
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Edizione integrale aggiornata al nuovo Esame di Stato