Dialoghi nelle Scienze umane - volume 3

quarantena: isolamento forzato di persone o animali, solitamente usato per limitare la diffusione di malattie; il termine deriva dai quaranta giorni di isolamento a cui in passato erano sottoposte le navi provenienti da zone colpite dalla peste. meticcio: chi nasce da individui appartenenti a popolazioni di origine differente. Derivato dallo spagnolo mestizo, originariamente indicava gli individui che nascevano dall incrocio fra i coloni europei (spagnoli e portoghesi) e le popolazioni indigene dell America centrale e meridionale. controllare i nuovi arrivati, che venivano confinati in zone di quarantena ad Ellis Island, un isola nella baia di New York, dove venivano trattenuti per settimane. Il lungo cammino verso l integrazione iniziava da lì e richiedeva successivamente e necessariamente l adattamento ai costumi e alla lingua degli Stati Uniti. Alla base di questo modello assimilazionista vi era l idea di origine illuministica di creare una società di individui con uguali diritti e doveri, a condizione, però, che essi aderissero ai medesimi valori e norme culturali. Il modello del melting pot | Anche il modello del melting pot si basa- va sull ideale dell uguaglianza tra gli individui ma, a differenza del modello assimilazionista, auspicava la coesistenza pacifica di etnie e popoli diversi grazie alla costruzione di un nuovo popolo meticcio o, come dice la stessa definizione inglese di melting pot, un crogiolo di culture diverse mescolate tra loro. Tuttavia, questa idea di convivenza è rimasta per lo più un utopia: i numerosi gruppi etnici che vivevano nelle città americane dagli inizi del Novecento, anziché mischiarsi tra loro, iniziarono a riscoprire e a mantenere vive le proprie origini, spesso anche come forma di opposizione alla cultura dominante, rimanendo rinchiusi in comunità nazionali , come nel caso della Little Italy a New York, dove all inizio del Novecento arrivarono a vivere più di 10.000 cittadini di origine italiana. Modelli che valorizzano le differenze: il pluralismo identitario | Verso la fine degli anni Settanta, come conseguenza dei dibattiti sulle differenze culturali che i movimenti sociali (in particolare il femminismo e il movimento degli afroamericani) stavano producendo negli Stati Uniti e in Europa, il paradigma assimilazionista iniziò a essere contestato e sostituito da modelli che trovavano nella valorizzazione delle differenze il mezzo per raggiungere una sostanziale uguaglianza fra tutti i cittadini. In pratica, solo riconoscendo le differenze e le specificità culturali dei diversi gruppi di persone giunte da altri paesi è possibile costruire società democratiche in grado di offrire a tutti uguali opportunità. Riconoscere e valorizzare le diverse identità significava immaginare nuove società multiculturali, in cui diversi tratti etnici e religiosi potessero convivere pacificamente tra loro, considerando la diversità come un valore e non come qualcosa da nascondere o camuffare. Questo approccio si fonda dunque sulla convinzione che non vi siano culture superiori o migliori di altre e che ogni cultura debba essere tutelata e riconosciuta in quanto tale. Dal punto di vista delle politiche attuate dai governi nazionali per gestire i fenomeni migratori, questo approccio si traduce spesso nella politica del pluralismo identitario, ovvero nell elaborazione di politiche sociali in cui le diverse identità etniche vengano valorizzate e accompagnate a costruire situazioni di dialogo con la cultura ospitante e con altre culture. Esempi 284 | unità 3 |

Dialoghi nelle Scienze umane - volume 3
Dialoghi nelle Scienze umane - volume 3
Antropologia e Sociologia - Quinto anno del liceo delle Scienze umane