documento 1
«No, ascolta. Non parlare. Ti ho chiamato perché la situazione è diventata assurda. Mi stai spaventando, mi stai aggredendo solo perché sono stata sincera con te, e voglio esserlo ancora. Filippo io non sono la persona che pensi e non voglio continuare perché non ti sposerò mai. Non sei l’uomo giusto per me e io non sono la donna giusta per te. Non è la fine del mondo, non è la fine di niente, solo di una cotta che è finita e quando tu…» Lui m’interruppe.
«No. Non è la fine del mondo, ma è la mia fine. Io non posso vivere senza di te, lo capisci? Incontriamoci. Sono davanti al tuo portone, parliamo, ti prego.»
«No, non verrò né stasera né mai più Filippo. È meglio per tutti e due.»
«Beatrice, Beatrice…» gridò. Credeva avessi interrotto la comunicazione.
«Sono qui» sussurrai, ma avrei dovuto riappendere. Non avevo nulla da aggiungere.
«Beatrice, ti prego, scendi, solo un minuto, un momento. Voglio vederti, abbracciarti, poi, se vorrai, me ne andrò. Ti prego, Beatrice.» […]
Decisi di scendere. […] Scesi le scale, aprii il portone di ferro, che cigolò, e me lo trovai di fronte. Era sporco e stanco, la barba sfatta, la giacca macchiata, i capelli unti, come se avesse vissuto in auto per tutto quel tempo. Forse era successo proprio così. Teneva le mani in tasca. Mi strinsi la vestaglia addosso e mi appoggiai allo stipite del portone. Non parlai, nemmeno lui. Non mi avvicinai. Abbassai lo sguardo in attesa che dicesse qualcosa, qualsiasi cosa. Era tardi, in strada non c’era nessuno e faceva freddo. Volevo che si sbrigasse per tornare in camera mia, tornare a letto e dormire tranquilla come non facevo da quella sera, dopo la scenata fuori dal bar. Si avvicinò lui con calma. Luccicò qualcosa. Non mi resi conto di nulla. Non sentii niente. Né il coltello che affondava nelle mie carni, né il suo bacio mentre mi deponeva agonizzante sul marciapiede. Pensai che nessuno mi avrebbe salvata. Nessuno poteva perché nessuno sapeva. […] Sorrisi pensando che dal cellulare sarebbero risaliti a lui. Nei suoi messaggi c’era sicuramente qualcosa che lo avrebbe incollato alla mia morte. Non avevo cancellato. L’ultimo messaggio che avevo letto prima di spegnere il telefono diceva: “Se mi lasci ti uccido”.
Patrizia Emilitri, Donne, Edizioni Il Vento Antico, Varese 2018, pp. 29-31