2 Gli strumenti della ricerca

2. Gli strumenti della ricerca

2.1 L’OSSERVAZIONE

L’elemento fondamentale e il punto di partenza di ogni ricerca è l’osservazione, cioè la raccolta di informazioni sulla realtà che ci circonda grazie ai nostri cinque sensi, sulla quale poi si costruiscono le varie teorie scientifiche. L’osservazione può essere:

  • occasionale, quando viene effettuata nell’ambiente naturale del soggetto: per esempio, uno stadio di calcio se vogliamo studiare il tifo, oppure la foresta per analizzare i comportamenti di una determinata specie animale;
  • sistematica, quando si utilizza il laboratorio per controllare meglio tutte le variabili. In questo caso spesso si usano ▶ specchi unidirezionali o videocamere per osservare l’esperimento senza la presenza dello sperimentatore.

Il ricercatore può scegliere una delle due situazioni a seconda della sua ipotesi. L’osservazione naturalistica è molto utile per studiare un soggetto nelle condizioni abituali, senza inserirlo in un contesto artificiale. Si tratta, quindi, di una situazione molto più vicina alla realtà, ma che al tempo stesso contiene moltissime variabili che possono influenzare il risultato e rendere impossibile riprodurre lo stesso esperimento, ossia trovare lo stesso rapporto di causa-effetto in un altro momento. Per evitare questo rischio si utilizza quindi il metodo del laboratorio, che ci consente di lavorare in un ambiente controllato e standardizzato: è così possibile osservare più volte lo stesso fenomeno nelle stesse condizioni.

In alcune situazioni, l’osservatore può decidere di prendere parte all’esperimento con ruoli differenti, valutando se informare o no gli altri soggetti della sua identità; in questo caso si parla di osservazione partecipante, mentre nelle altre situazioni parleremo di osservazione non partecipante.

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2.2 L’INCHIESTA

Un metodo di raccolta delle informazioni molto utilizzato nella psicologia sociale, nella sociologia ma anche in altri settori, come le indagini di mercato e il giornalismo, è quello dell’inchiesta. Essa consente di rilevare le risposte a una o più domande rivolte a determinati soggetti su un particolare argomento.

Il primo passo da compiere è identificare i soggetti da intervistare: più persone si coinvolgono e più l’inchiesta sarà completa e in grado di raccogliere aspetti descrittivi. Per questo motivo occorre scegliere la popolazione da indagare, ovvero l’insieme di tutti i soggetti che hanno in comune una determinata caratteristica utile allo scopo dell’inchiesta, per esempio tutti gli studenti della vostra scuola, nel caso si voglia sapere quanti di loro bevano il caffè la mattina prima di entrare in classe.

Alcune situazioni, tuttavia, richiedono che l’inchiesta sia svolta su popolazioni molto estese, al punto da rendere impossibile interpellare tutti i soggetti; contattare per esempio tutti gli adolescenti occidentali oppure tutti i soggetti maschi di una particolare fascia di età risulterebbe molto complicato e richiederebbe tempi e costi eccessivi. In questi casi il ricercatore deve necessariamente effettuare una scelta per ridurre la popolazione a un campione, ovvero identificare dei criteri in base ai quali è possibile coinvolgere solo una parte della popolazione sufficientemente rappresentativa. Un campione è rappresentativo della popolazione di riferimento se riproduce al suo interno le caratteristiche di tutta la popolazione.

Il campionamento

Una volta definita la popolazione con le sue caratteristiche, il ricercatore può procedere nella scelta del campione più rappresentativo e al tempo stesso più efficace: deve cioè essere costituito da un numero relativamente piccolo di soggetti, così da poterlo testare rapidamente e a costi contenuti.

Esempio: per fare le analisi del sangue non si testano tutti i globuli rossi presenti nel nostro corpo ma solo un piccolo campione il cui prelievo non altera la salute della persona e al tempo stesso fornisce le informazioni sufficienti a controllare parametri importanti. In questo caso, basandosi sull’idea che un globulo rosso vale l’altro, il campione viene estratto in maniera casuale, utilizzando la tecnica del campionamento casuale semplice. In fin dei conti è quello che spontaneamente facciamo quando dobbiamo assaggiare un cibo nuovo, soprattutto se non ci attrae particolarmente: ne prendiamo una piccola porzione a caso nella convinzione che il resto del cibo abbia lo stesso sapore del boccone testato. Il campionamento casuale, però, non è utile se la popolazione di riferimento è molto varia: nel caso del piatto da assaggiare, se ci troviamo davanti a una pietanza molto elaborata, a più strati e con tanti ingredienti distribuiti in maniera irregolare, non basta assaggiare un angolo casuale per conoscere l’effettivo sapore del piatto; dovremmo invece assaggiare più volte. In questo caso sarebbe utile fare una prima divisione del piatto per aree rappresentative dei vari ingredienti e procedere poi con assaggi casuali in tutte le aree individuate. Tale operazione può essere ripetuta più volte.

Esempio: se vogliamo condurre un’inchiesta sugli studenti di una scuola, estrarre un gruppo casuale potrebbe essere poco efficace perché magari capiterebbero solo studenti di prima o solo studentesse. Se invece dividiamo la popolazione “scuola” in sottogruppi ed estraiamo dei partecipanti da ciascun sottogruppo otterremo un campione realmente rappresentativo. Questa tecnica si chiama campionamento stratificato, e gli strati corrispondono ai sottogruppi.

Per essere più precisi, sarebbe utile che il campione estratto rappresentasse anche in termini percentuali la popolazione per le varie caratteristiche utili all’indagine: se nella scuola i maschi sono il 40% degli studenti, anche nel nostro campione dovrebbe essere rispettata questa “quota”. Un campionamento di questo tipo si definisce campionamento per quote.

Decidere “sulla carta” quanti soggetti servono è molto difficile, ma possiamo prestare attenzione al fatto che tanto più una caratteristica è variabile nella popolazione, tanto più grande dovrà essere il nostro campione. Per esempio, se ci interessa indagare un fenomeno generale come una caratteristica fisica, non serve un campione di migliaia di soggetti; viceversa se siamo interessati a valutare fenomeni complessi come le opinioni e gli atteggiamenti delle persone, in cui ci sono molti modi di esprimerli, il campione dovrà necessariamente coinvolgere un numero maggiore di soggetti.

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CITTADINI RESPONSABILI

Il sondaggio elettorale

Quando in televisione si sente parlare di un sondaggio elettorale forse non si sa che, per realizzarlo, sono state utilizzate conoscenze e metodologie simili a quelle necessarie per la costruzione di un test psicometrico.

Il sondaggio elettorale, infatti, come tutti i sondaggi d’opinione, prevede la formulazione di domande idonee a raggiungere un certo scopo. Per essere efficace deve basarsi su un campione formato da almeno mille persone e rappresentativo della popolazione di riferimento. Con “rappresentativo” si intende che le persone intervistate devono rispecchiare veramente la popolazione. Per esempio, non basterà intervistare a caso mille persone, ma bisognerà assicurarsi che la percentuale di femmine e di maschi presenti nel campione sia simile a quella della popolazione; pertanto se nel campione sono presenti il 60% di maschi e il 40% di femmine ma nella popolazione la percentuale è 50% e 50%, occorrerà intervistare altre persone, espandendo il campione fino a quando la percentuale non corrisponderà perfettamente a quella della popolazione reale. Questa operazione andrà ripetuta per molte altre variabili quali l’età, il titolo di studio, la provenienza geografica, e sarà perciò necessario intervistare ben più di mille persone.

Tuttavia, è bene ricordarlo, un sondaggio non è uno studio dettagliato: è un’indagine più breve, condotta seguendo un’ipotesi teorica, che interessa, in ogni caso, un campione più circoscritto.

2.3 GLI STRUMENTI DELL’INCHIESTA

Una volta definito il campione da analizzare, occorre poi scegliere come condurre la ricerca, attraverso quali strumenti. Le due modalità più diffuse sono il questionario e l’intervista. Si tratta di tecniche dirette, perché dati e informazioni vengono raccolti direttamente dal campione che si è scelto di analizzare.

Il questionario
Il questionario raccoglie generalmente una serie di domande scritte alle quali il soggetto deve rispondere, sempre per iscritto e in forma anonima, per tutelare la sua privacy e consentirgli di esprimere la propria opinione senza timore di sentirsi giudicato. Non si tratta solamente di una questione legale, ma la tutela dell’anonimato è fondamentale per ottenere risultati veritieri: pensate a quanti studenti risponderebbero onestamente a domande relative al consumo di alcolici sapendo che il questionario non è anonimo ma consultabile da professori e genitori!

Non è semplice formulare le domande di un questionario, perché devono essere facilmente comprensibili da tutti e in grado di indagare realmente il fenomeno che si vuole comprendere. È buona norma utilizzare domande brevi espresse in un linguaggio attuale, evitando parole troppo complesse oppure ormai scarsamente utilizzate; ciascuna domanda, inoltre, non deve essere ambigua (deve cioè avere una sola interpretazione possibile) e deve contenere un unico quesito, senza mescolare troppi elementi. Infine, è opportuno utilizzare frasi neutre, che non contengano alcun giudizio morale né che in qualche modo suggeriscano alcune risposte come migliori di altre.

Non esiste un numero minimo o massimo di domande, poiché esso varia in base all’oggetto dell’indagine; tuttavia è opportuno evitare troppe domande, rispettando i limiti fisiologici della capacità di attenzione e delle singole motivazioni del soggetto.

Le domande possono essere aperte o chiuse: prevedere, cioè, una scelta forzata tra le alternative proposte (domande chiuse) o una risposta libera (o al massimo vincolata a un determinato numero di righe o di caratteri). Le risposte chiuse hanno il pregio di essere rapide e di aiutare nella lettura dei quesiti; tuttavia in diverse situazioni può essere difficile scegliere tra le alternative proposte e il soggetto si potrebbe sentire costretto a una scelta non completamente rappresentativa della sua idea. Talvolta le domande chiuse prevedono più risposte; in questo caso verrà opportunamente indicato. Le domande aperte, invece, richiedono più tempo al soggetto nel formulare le risposte e al ricercatore nel rileggerle, perché talvolta sono difficili da interpretare o addirittura fuori tema.

Negli ultimi anni si è diffusa come modalità alternativa al questionario cartaceo la possibilità di compilare questionari direttamente online: sebbene questa modalità possa risultare ancora complicata per alcune fasce della popolazione, la maggioranza delle persone non mostra particolari problemi. I vantaggi sono diversi: dal risparmio di tempo e risorse, alla possibilità di raggiungere soggetti in tutto il mondo, rendendo le inchieste più complete e confrontabili a livello internazionale.

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  esperienze attive

Questionario sullo sport Provate a preparare un questionario a risposte chiuse per indagare l’indice di gradimento delle varie attività sportive svolte dagli studenti.

L’intervista
È possibile raccogliere i dati dell’inchiesta anche attraverso un’intervista, ovvero un colloquio tra l’intervistatore e il soggetto del campione; non necessariamente l’intervistatore coincide con il ricercatore, può essere anche un’altra persona. Le risposte vengono annotate oppure è possibile registrare o videoregistrare l’intervista, dopo aver ottenuto il consenso esplicito del soggetto coinvolto. L’intervista può essere realizzata via telefono oppure di persona: questa seconda modalità consente di raccogliere molte informazioni legate al comportamento non verbale del soggetto intervistato: gesti, atteggiamenti ecc.

A differenza del questionario, l’intervista si sviluppa all’interno di un dialogo tra due persone: non è pertanto possibile escludere che alcuni soggetti rispondano in modo da dare un’immagine di sé migliore o comunque differente dalla realtà.

In base all’obiettivo, si possono avere vari tipi di intervista:

  • intervista strutturata, che prevede una serie di domande standardizzate: l’intervistatore si deve attenere in maniera piuttosto rigida a un elenco di domande che è sempre uguale e viene letto in maniera neutra. Questo tipo di intervista è utile soprattutto quando il campione è molto ampio.
  • intervista semi-strutturata, che concede più libertà all’intervistatore, che per esempio può coinvolgere maggiormente un soggetto poco motivato oppure rendere più chiara una domanda che l’intervistato sembra aver capito male. In questo caso viene fornita una “scaletta” delle richieste da porre poi in maniera più flessibile. Con l’intervista semi-strutturata è possibile raccogliere molte informazioni che altrimenti andrebbero perse a causa di fraintendimenti o di incomprensioni del testo;
  • focus group, una forma particolare di intervista, che prevede la partecipazione di un piccolo gruppo di persone, in genere tra le cinque e le quindici, che discute sull’argomento proposto dal moderatore scelto dal ricercatore. Il ruolo del moderatore è fondamentale nel guidare il gruppo ad affrontare tutti gli aspetti necessari alla ricerca, secondo una scaletta predefinita, detta griglia, che non necessariamente deve essere affrontata nell’ordine ipotizzato purché tutti gli argomenti vengano trattati. Allo stesso tempo il moderatore deve favorire la massima partecipazione possibile e stimolare l’interazione tra i membri del gruppo. Il focus group può essere ripreso da una telecamera oppure prevedere la presenza di un recorder che ha il compito di annotare i dialoghi ed eventuali appunti su dinamiche di gruppo e comportamenti non verbali.
  esperienze attive

Intervista sulla musica Prova a creare un’intervista strutturata da sottoporre ai tuoi compagni per capire il loro rapporto con la musica. Potresti iniziare con queste domande:

- Qual è il tuo genere musicale preferito?

- Con chi ascolti la musica?

- Suoni uno strumento, canti oppure scrivi canzoni?

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2.4 LE TECNICHE INDIRETTE

Le tecniche che abbiamo visto consentono di raccogliere direttamente informazioni dalla realtà e dai soggetti selezionati senza dover interpretare quello che è stato osservato o annotato in un’inchiesta.

Non sempre, però, gli studiosi si accontentano di rilevare direttamente dati o risposte: per valutare aspetti più complessi è necessario utilizzare tecniche indirette, che consentano di comprendere il fenomeno indagato a partire da altri elementi più facilmente misurabili.

Esempio: per valutare il livello di intelligenza di un soggetto o di una popolazione, non è sufficiente chiedere attraverso un’intervista “Quanto sei intelligente?”, ma occorre mettere alla prova le persone attraverso procedure che misurino diversi aspetti dell’intelligenza. Il quoziente intellettivo (Q.I.) viene infatti misurato non tramite l’intervista semi-strutturata ma attraverso un test di intelligenza.

Il test
Il test è lo strumento usato per valutare una proprietà di un oggetto in ogni ambito della vita: si fanno test per esaminare la qualità dell’aria, la sicurezza di alcuni prodotti chimici o ancora per valutare l’idoneità alla pratica sportiva agonistica.

In psicologia, i test sono molto utilizzati per comprendere e valutare aspetti mentali, affettivi o comportamentali delle persone. Esistono test per analizzare aspetti cognitivi (intelligenza, memoria, attenzione, percezione); per valutare la capacità di un soggetto di svolgere un compito (test attitudinali, come quelli che aiutano a orientarsi nella scelta della scuola e dell’università); per fare la diagnosi di una determinata patologia (per esempio per valutare se siamo ansiosi) e anche test di personalità per “fotografare” tendenze tipiche del soggetto.

Una categoria particolare di test psicologici è rappresentata dai test proiettivi o reattivi, nei quali si presenta al soggetto un determinato oggetto, un disegno o un’altra cosa, che non prevede risposte giuste o sbagliate: si tratta di stimoli di vario tipo che attivano nelle persone pensieri, emozioni e ricordi, che vengono quindi “proiettati” su quell’oggetto. Il più famoso è il test delle macchie di inchiostro noto come test di Rorschach, usato in diversi ambiti ma in particolare per comprendere aspetti della personalità del soggetto, spesso inconsci ▶ APPROFONDIAMO |.

Altri test non proiettivi generalmente chiedono di esprimere quanto si è d’accordo con alcune affermazioni assegnando un punteggio da 1 (totale disaccordo) a 5 (completamente d’accordo). Questa scala da 1 a 5 è definita scala Likert ed è molto usata nel valutare gli atteggiamenti delle persone.

esempio: se vogliamo capire che cosa pensa un soggetto a proposito di argomenti come il razzismo, non è utile chiedere direttamente “Sei razzista?”, poiché quasi tutti risponderebbero negativamente, come suggerito dalla cultura e dalla società. Possiamo però chiedere quanto si è d’accordo con affermazioni (dette item) che possono darci un’idea del reale atteggiamento della persona nei confronti di individui di altre etnie.

È importante poter controllare che chi risponde a un test non dia risposte casuali: un metodo per ridurre questo rischio è quello di chiedere per esempio se si è d’accordo su una affermazione e in un’altra domanda se si è d’accordo con l’esatto contrario di tale affermazione. Se i punteggi risultano coerenti, se cioè si è risposto 1 alla prima e 5 alla seconda, è poco probabile che la risposta sia casuale. Ovviamente, nel valutare poi i punteggi, occorre ricordarsi che i valori di alcune domande sono da invertire.

Questo tipo di test spesso può essere compilato autonomamente dal soggetto testato: viene infatti chiamato anche test autodescrittivo. Appartiene a questa categoria il test MMPI 2 (Minnesota Multiphasic Personality Inventory 2), uno degli strumenti maggiormente utilizzati per individuare i tratti di personalità del soggetto.

approfondiamo  TEST DI RORSCHACH

Il test di Rorschach prende il nome da Hermann Rorschach, che nel 1921 pubblicò un test composto da dieci tavole raffiguranti macchie di inchiostro di forme e colori diversi. Le tavole vengono sottoposte, una dopo l’altra, ai soggetti che devono descrivere ciò che vedono nelle varie macchie.

Somministrando le tavole a pazienti schizofrenici, Rorschach notò una grande differenza nelle risposte rispetto ai soggetti sani e, grazie a una serie di studi di autori successivi, si tentò di dare una lettura scientifica e rigorosa a tali risposte.

Le macchie non hanno forme chiaramente definite, così da attivare una facile associazione nella mente delle persone: ognuno vedrà immagini differenti e coglierà dettagli diversi.

Numerose ricerche nel corso degli anni hanno dimostrato la scarsa attendibilità e validità di questo test a fini diagnostici e dal punto di vista della concordanza tra esaminatori differenti, tanto che negli Stati Uniti ne è stato contestato l’uso a fini processuali. Tuttavia, alcuni metodi di somministrazione del test, come quello formulato da Erickson Exner nel 1969, hanno in parte ridotto la variabilità delle interpretazioni. Il Rorshach rimane una tecnica frequentemente utilizzata all’interno della relazione psicoterapeutica.

approfondiamo  IL METODO CLINICO

Gli psicologi non ricorrono solamente alla ricerca sperimentale, ma utilizzano anche la tecnica del colloquio clinico con i pazienti.

Ben diverso dai dialoghi che possono avvenire tra le persone nella vita quotidiana, il colloquio clinico è caratterizzato da alcuni principi fondamentali:

  • la concezione del paziente come soggetto attivo e non passivo della terapia;
  • l’utilizzo esclusivo della comunicazione verbale senza necessità di azioni materiali;
  • la neutralità del terapeuta che non deve assumere posizioni ideologiche e che non deve influenzare con le sue opinioni il modo di pensare del paziente;
  • la natura puramente interpretativa e non pedagogica dell’attività svolta durante le sedute: il terapeuta non è un educatore e non deve trasmettere al paziente un modello precostituito di comportamento ma aiutarlo a trovare la propria strada autonomamente.

Questi principi si pongono alla base di gran parte delle varianti della psicoterapia analitica, e non sempre ricorrono cumulativamente. Alcune tipologie di psicoterapia, per esempio, prevedono anche l’utilizzo di farmaci o manipolazioni ipnotiche, altre contemplano il ricorso ad attività materiali e così via.

Nel metodo clinico descritto da Piaget per studiare i processi cognitivi viene presentato al soggetto un compito per poi, attraverso il dialogo, verificare i tipi di processi mentali messi in atto per favorire quello più efficace.

per lo studio

1. Esistono più tipologie di osservazione: spiega quali sono e come funzionano.

2. In che cosa consiste la tecnica del campionamento stratificato?

3. Come funziona il test di Rorschach?


  Per discutere INSIEME 

Dividetevi in piccoli gruppi e ideate un questionario da far compilare a tutti gli studenti della vostra scuola sull’utilizzo dei videogiochi da parte degli adolescenti. Ricordando che verrà sempre tutelato l’anonimato, scegliete il numero e il tipo di domande (aperte e/o chiuse) da inserire. L’obiettivo è monitorare il fenomeno in termini di diffusione, modalità, motivazioni.

Dialoghi nelle Scienze umane - volume 2
Dialoghi nelle Scienze umane - volume 2
Antropologia, Sociologia, Psicologia – Secondo biennio del liceo delle Scienze umane