1 La metodologia della ricerca

1. La metodologia della ricerca

In molti ambiti della nostra vita si ricorre alla ricerca scientifica che, oltre a garantire un valore di veridicità, ha consentito all’umanità di progredire ed evolvere, conquistando conoscenze, tecniche e strumenti nuovi. Proprio in virtù della sua importanza per la nostra vita dobbiamo chiederci che cosa significhi fare ricerca, di che cosa si tratti e che cosa differenzi un buon approccio ai dati da uno fuorviante.

I punti di partenza per la ricerca scientifica sono spesso i problemi che ci pone la realtà, per esempio un terremoto o un’epidemia; l’osservazione dei fenomeni che ci circondano, un arcobaleno o l’evaporazione dell’acqua; oppure la validità di alcune ipotesi teoriche, come la sfericità della Terra. In tutte queste situazioni l’obiettivo è di incrementare le conoscenze e formulare spiegazioni. Per far ciò occorre seguire alcuni procedimenti, ed è proprio qui che entra in gioco la ▶ metodologia della ricerca, ovvero lo studio del metodo o delle procedure che si devono seguire per condurre una ricerca nell’ambito di una disciplina scientifica.

1.1 TEORIA E IPOTESI

Se non troviamo più il cellulare, prima di procedere in una ricerca a tappeto, inizieremo a perlustrare alcuni posti secondo determinate ipotesi: dove lo teniamo di solito, dove lo abbiamo usato l’ultima volta, chiederemo a qualcuno in particolare se lo ha visto e se può provare a telefonarci per cercare di localizzarlo. Seguiamo quindi una certa logica, o meglio un’ipotesi: formuliamo un’idea su dove e che cosa possiamo aspettarci di trovare in determinate situazioni sulla base di esperienze, conoscenze e previsioni di un dato fenomeno. L’ipotesi è dunque una supposizione relativa a un fenomeno o al rapporto che lega tra loro più fenomeni, di cui si può verificare la correttezza empiricamente, cioè in maniera sperimentale. Non possiamo sapere a priori se la nostra ipotesi sia corretta o meno: l’unico modo di provarla è la verifica empirica, che nel nostro esempio equivale a cercare il telefono. Se il cellulare si trova effettivamente in macchina, ovvero nell’ultimo posto in cui siamo stati, significa che avevamo formulato un’ipotesi esatta. Possiamo quindi dedurre che un’ipotesi è corretta quando l’idea iniziale viene confrontata con la pratica e la realtà non la smentisce: in questo caso l’ipotesi si dice verificata.

La formulazione concettuale, cioè astratta, di un’ipotesi, o di una serie di ipotesi, è chiamata teoria. Dal punto di vista scientifico tale spiegazione deve essere rigorosa e contenere un insieme di principi generali, validi cioè in ogni situazione e senza eccezioni. Ciò ci consente di interpretare la realtà e di prevedere esiti futuri riguardo a determinati fenomeni, il che ci è utile dal punto di vista pratico e ci permette di adattarci meglio all’ambiente in cui viviamo.

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1.2 L’ESPERIMENTO

Non tutte le ipotesi verificate sono però utili all’obiettivo della conoscenza e possono diventare una teoria scientifica. Se dimentichiamo spesso il cellulare in macchina, ciò non significa che il telefono smarrito si trovi sempre in macchina o nell’ultimo posto in cui siamo stati. Non è quindi possibile elaborare una teoria scientifica che ci dica con assoluta certezza dove potremo trovare il cellulare dimenticato. Nella ricerca scientifica gli studiosi cercano conferme sui rapporti di causa-effetto tra fenomeni, prestando forte attenzione a evitare che la spiegazione sia dovuta al caso. Per ridurre questo rischio occorre ripetere più volte il test di verifica dell’ipotesi: è molto difficile che ripetendo molte volte l’evento iniziale “perdita del cellulare” questo possa produrre costantemente gli stessi risultati. Se la nostra teoria è in grado di spiegare bene un fenomeno, sarà anche capace di prevedere lo sviluppo futuro di quel fenomeno; se viceversa si affida al caso, non è una valida teoria scientifica.

Occorre quindi uno strumento adeguato per validare le ipotesi: l’esperimento. Il punto di partenza è l’ipotesi sperimentale, cioè il tentativo di spiegazione del fenomeno che si vuole verificare. In generale si cerca di capire come si modifica un elemento, chiamato variabile dipendente, quando si altera un altro elemento controllato dallo sperimentatore, detto variabile indipendente. L’esperimento consiste proprio nel costruire una situazione che consenta di fare queste variazioni e di misurarne gli effetti.

Esempio: un luogo comune suggerisce che mangiare pesce contribuisca ad aumentare l’intelligenza delle persone. Se noi volessimo dimostrare scientificamente questa ipotesi dovremmo formare un gruppo sperimentale con soggetti che mangiano pesce una volta al giorno per due mesi. Poi però avremmo bisogno anche di un gruppo di controllo di soggetti che pur partecipando all’esperimento mangiano liberamente. Tutti i soggetti andrebbero sottoposti a un test di intelligenza prima di iniziare l’esperimento e dopo la sua conclusione. Se si registrassero degli incrementi significativi nei punteggi al test dei soggetti del primo gruppo che non fossero invece riscontrabili nei soggetti del secondo gruppo, la nostra ipotesi sarebbe verificata e la dieta a base di pesce risulterebbe davvero efficace per migliorare le prestazioni intellettuali dei soggetti. Altrimenti l’ipotesi sarebbe falsificata.

Per capire l’effettiva esistenza del rapporto di causa-effetto occorre quindi dividere il campione di soggetti sottoposti all’esperimento in due gruppi molto simili tra loro, in modo da ridurre il più possibile l’influenza di fattori esterni e del caso:

  • un gruppo sperimentale, in cui viene modificata la variabile indipendente come prevede l’ipotesi sperimentale;
  • un gruppo di controllo, che invece non prevede alcun intervento sulla variabile indipendente.

Per essere valido un esperimento deve poter essere ripetuto in varie situazioni e in tempi diversi. Per ridurre il più possibile eventuali interferenze nel corso dell’esperimento, spesso si ricorre a un ambiente controllato e protetto: il laboratorio.

Tra le variabili che possono influenzare un esperimento vi è anche la consapevolezza da parte dei soggetti partecipanti di essere sottoposti a un test oppure a una valutazione, per cui potrebbero non rispondere in maniera sincera. Per questo motivo si può ricorrere alla tecnica del cieco, in cui il soggetto non sa se viene assegnato al gruppo sperimentale o a quello di controllo; spesso si utilizza la tecnica del “doppio cieco”, nella quale nemmeno lo sperimentatore è a conoscenza della composizione dei gruppi (egli infatti potrebbe inconsapevolmente “aiutare” un gruppo rispetto a un altro). Infine, un’ulteriore variazione prevede che i soggetti coinvolti non siano informati sul reale scopo dell’esperimento, così da evitare influenze legate ad aspettative e ipotesi ▶ APPROFONDIAMO |.

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approfondiamo  MONSTER STUDY

Per svolgere qualsiasi tipo di sperimentazione i soggetti partecipanti devono sempre sottoscrivere un consenso informato sui rischi derivanti dall’esperimento, che deve inoltre essere approvato da un apposito comitato etico. Nel corso degli anni, infatti, sono stati condotti esperimenti molto controversi dal punto di vista etico poiché i ricercatori, pur provando a giustificarsi con l’interesse scientifico, hanno violato i diritti dei soggetti coinvolti, se non procurato dei danni.

Nel 1939 fu portato avanti negli Stati Uniti un esperimento per provare gli effetti dell’ambiente di sviluppo sull’insorgenza della balbuzie. Un campione di 22 bambini orfani fu diviso in tre gruppi: il primo gruppo riceveva suggestioni positive e lodi sul proprio linguaggio, il secondo solo critiche e commenti negativi, il terzo era il gruppo di controllo. Il gruppo che aveva ricevuto suggestioni negative mostrò subito gravi problemi nella comunicazione e disagio psicologico intenso, che durò per molti anni in seguito, anche nel caso in cui i bambini inizialmente non avevano mostrato problematiche legate al linguaggio. Viceversa il gruppo di controllo e chi riceveva lodi positive denotava una buona padronanza espressiva e talvolta miglioramenti.

L’esperimento fu ampiamente criticato e ben presto etichettato come “Monster study”; molti anni dopo alcune vittime, del tutto ignare delle conseguenze e incapaci di aderire consapevolmente alla ricerca, vennero risarcite in seguito a una causa giudiziaria.

per lo studio

1. Che cosa si intende per ipotesi in metodologia della ricerca? Spiegane il significato facendo un esempio.

2. In che cosa consiste la tecnica del cieco usata in ambito sperimentale?


  Per discutere INSIEME 

Partendo da un’ipotesi sperimentale provate a predisporre un esperimento nel quale siano presenti una variabile dipendente e una variabile indipendente. Immaginate una situazione sperimentale che preveda anche il gruppo di controllo. Discutete poi sui risultati ottenuti.

Dialoghi nelle Scienze umane - volume 2
Dialoghi nelle Scienze umane - volume 2
Antropologia, Sociologia, Psicologia – Secondo biennio del liceo delle Scienze umane