1.2 L’ESPERIMENTO
Non tutte le ipotesi verificate sono però utili all’obiettivo della conoscenza e possono diventare una teoria scientifica. Se dimentichiamo spesso il cellulare in macchina, ciò non significa che il telefono smarrito si trovi sempre in macchina o nell’ultimo posto in cui siamo stati. Non è quindi possibile elaborare una teoria scientifica che ci dica con assoluta certezza dove potremo trovare il cellulare dimenticato. Nella ricerca scientifica gli studiosi cercano conferme sui rapporti di causa-effetto tra fenomeni, prestando forte attenzione a evitare che la spiegazione sia dovuta al caso. Per ridurre questo rischio occorre ripetere più volte il test di verifica dell’ipotesi: è molto difficile che ripetendo molte volte l’evento iniziale “perdita del cellulare” questo possa produrre costantemente gli stessi risultati. Se la nostra teoria è in grado di spiegare bene un fenomeno, sarà anche capace di prevedere lo sviluppo futuro di quel fenomeno; se viceversa si affida al caso, non è una valida teoria scientifica.
Occorre quindi uno strumento adeguato per validare le ipotesi: l’esperimento. Il punto di partenza è l’ipotesi sperimentale, cioè il tentativo di spiegazione del fenomeno che si vuole verificare. In generale si cerca di capire come si modifica un elemento, chiamato variabile dipendente, quando si altera un altro elemento controllato dallo sperimentatore, detto variabile indipendente. L’esperimento consiste proprio nel costruire una situazione che consenta di fare queste variazioni e di misurarne gli effetti.
Esempio: un luogo comune suggerisce che mangiare pesce contribuisca ad aumentare l’intelligenza delle persone. Se noi volessimo dimostrare scientificamente questa ipotesi dovremmo formare un gruppo sperimentale con soggetti che mangiano pesce una volta al giorno per due mesi. Poi però avremmo bisogno anche di un gruppo di controllo di soggetti che pur partecipando all’esperimento mangiano liberamente. Tutti i soggetti andrebbero sottoposti a un test di intelligenza prima di iniziare l’esperimento e dopo la sua conclusione. Se si registrassero degli incrementi significativi nei punteggi al test dei soggetti del primo gruppo che non fossero invece riscontrabili nei soggetti del secondo gruppo, la nostra ipotesi sarebbe verificata e la dieta a base di pesce risulterebbe davvero efficace per migliorare le prestazioni intellettuali dei soggetti. Altrimenti l’ipotesi sarebbe falsificata.
Per capire l’effettiva esistenza del rapporto di causa-effetto occorre quindi dividere il campione di soggetti sottoposti all’esperimento in due gruppi molto simili tra loro, in modo da ridurre il più possibile l’influenza di fattori esterni e del caso:
- un gruppo sperimentale, in cui viene modificata la variabile indipendente come prevede l’ipotesi sperimentale;
- un gruppo di controllo, che invece non prevede alcun intervento sulla variabile indipendente.
Per essere valido un esperimento deve poter essere ripetuto in varie situazioni e in tempi diversi. Per ridurre il più possibile eventuali interferenze nel corso dell’esperimento, spesso si ricorre a un ambiente controllato e protetto: il laboratorio.
Tra le variabili che possono influenzare un esperimento vi è anche la consapevolezza da parte dei soggetti partecipanti di essere sottoposti a un test oppure a una valutazione, per cui potrebbero non rispondere in maniera sincera. Per questo motivo si può ricorrere alla tecnica del cieco, in cui il soggetto non sa se viene assegnato al gruppo sperimentale o a quello di controllo; spesso si utilizza la tecnica del “doppio cieco”, nella quale nemmeno lo sperimentatore è a conoscenza della composizione dei gruppi (egli infatti potrebbe inconsapevolmente “aiutare” un gruppo rispetto a un altro). Infine, un’ulteriore variazione prevede che i soggetti coinvolti non siano informati sul reale scopo dell’esperimento, così da evitare influenze legate ad aspettative e ipotesi | ▶ APPROFONDIAMO |.