7 Erikson e lo sviluppo psicosociale

7. Erikson e lo sviluppo psicosociale

7.1 TEORIA DELLO SVILUPPO PSICOSOCIALE

Come abbiamo visto, la nostra identità è inevitabilmente legata al contesto di vita e alla società in cui cresciamo. Oltre ai vari modi in cui siamo influenzati nel nostro sviluppo, gli studiosi hanno cercato di sistematizzare le tappe della formazione della nostra identità nell’arco del ciclo di vita. In questa direzione lo psicoanalista Erik Erikson ▶ L’AUTORE | ha dato il contributo fondamentale, che pone l’accento sull’individuo nella società.

Secondo questa prospettiva, lo sviluppo nel ciclo di vita avviene in interazione tra le spinte legate alla maturazione psicofisica del singolo e le pressioni che la società avanza di volta in volta nei suoi confronti. Tutti gli individui attraversano la stessa sequenza di stadi nello sviluppo della loro personalità, ma ogni cultura pone differenti richieste, che riflettono i suoi valori e le sue aspettative.

l’autore Erik Homburger Erikson

Erik Erikson nasce nel 1902 a Francoforte, in Germania, e cresce a Karlsruhe. Studioso di storia dell’arte, entra in contatto quasi casualmente con la psicoanalisi diventando paziente di Anna Freud e poi allievo suo e del padre Sigmund. Trasferitosi negli Stati Uniti nel 1933 in seguito alla minaccia nazista, diventa il primo analista infantile di Boston e ottiene un posto alla Harvard Medical School. Insegna in diverse strutture prestigiose quali Harvard, Yale, Berkeley e il Massachusetts Institute of Technology. L’approccio di Erikson è sempre stato caratterizzato da molteplici interessi in numerose discipline, fra cui l’antropologia e la sociologia: studia le pratiche di allevamento infantile tipiche dei Sioux del Sud Dakota e della tribù degli Yurok della costa del Pacifico e il comportamento sociale in India.

Nel corso della sua carriera si applica in particolar modo allo studio della crescita adolescenziale sviluppando numerose teorie pubblicate in diversi testi, tra i quali Infanzia e società (1950) e Gioventù e crisi d’identità (1968).

Muore negli Stati Uniti nel 1994.

7.2 GLI STADI DELLO SVILUPPO PSICOSOCIALE

La crisi rappresenta il concetto centrale nella teoria dello sviluppo psicosociale di Erikson. Ogni stadio è segnato da un conflitto tra due aspetti in competizione, producendo inevitabilmente una crisi, la cui risoluzione coincide con la maturazione e la crescita in relazione al proprio ambito socioculturale. È con il superamento delle crisi evolutive, infatti, che l’individuo può progredire da uno stadio all’altro.

Risolvere con successo uno stadio costituisce un requisito necessario perché anche lo stadio successivo possa avere soluzione positiva, anche se le fasi precedenti non vengono mai abbandonate, ma gradualmente si integrano nella storia e nell’identità individuale.

Il superamento delle crisi, secondo Erikson, risolve il conflitto trovando un equilibrio tra i due elementi contrapposti.

Gli stadi ipotizzati da Erikson sono otto:

  • I stadio (dalla nascita a 1 anno): il bambino è completamente assorbito nella relazione con la madre, la quale deve avere la capacità di rispondere a richieste e bisogni in modo soddisfacente. Ripetute esperienze di appagamento consentono al bambino lo sviluppo di un senso di fiducia di base e di sicurezza, che consente di tollerare eventuali frustrazioni. Il conflitto di questo stadio è tra fiducia e sfiducia di base; la speranza modera questa crisi.
  • II stadio (2-3 anni): in questo stadio si attiva un conflitto tra autonomia e dubbio/vergogna. L’obiettivo principale è lo sviluppo di diverse abilità, come il controllo degli sfinteri e il camminare, che consentono di ridimensionare il dubbio circa il proprio valore e di maturare un’adeguata autonomia. Anche in questo stadio l’ambiente ha un ruolo decisivo: se i genitori sono troppo severi e punitivi, il fallimento si accompagna a un forte sentimento di vergogna. La principale acquisizione è rappresentata dalla consapevolezza della propria volontà e dall’inizio di una coscienza morale.
  • III stadio (4-5 anni): conflitto tra iniziativa e colpa. Le conquiste degli stadi precedenti consentono di esplorare l’ambiente in maniera più attiva, potendo concretizzare la propria volontà di seguire iniziative personali; se tali progetti si scontrano con i limiti e le direttive genitoriali, il bambino sperimenterà un senso di colpa che può limitarlo nel suo sviluppo.
  • IV stadio (6 anni-pubertà): le competenze dell’individuo aumentano e gli impegni si estendono dal solo ambito ludico ad attività più mature. Proprio la scelta delle attività è un compito centrale di questo stadio, che sfocia in un adeguato senso di autoefficacia e di autostima. Il conflitto del quarto stadio tra industriosità e inferiorità, infatti, consente al bambino di impegnarsi in compiti adeguati e di non sentirsi inferiore e incapace.
  • V stadio (adolescenza): è fondamentale per la definizione dell’identità. I cambiamenti fisici, cognitivi e psicologici hanno spinto il ragazzo a riorganizzazioni continue di sé e degli altri. In questo stadio la società riduce le sue richieste per concedere maggiori possibilità di sperimentazione alla ricerca di sé: è la fase della “moratoria psicosociale”. Nel corso delle sue sperimentazioni l’adolescente può perdersi nella ricerca di ruoli sociali e di sé, rimanendo bloccato in una dispersione dell’identità in una molteplicità di sé non integrati. Al contrario, il superamento di questo stadio consiste in una sintesi creativa e originale delle varie parti di sé e delle diverse identificazioni, passando anche attraverso l’elaborazione di perdite e rinunce ad alcuni aspetti in precedenza sperimentati. Il conflitto di questo stadio è tra identità e dispersione.
  • VI stadio (prima età adulta): emerge il conflitto tra intimità e isolamento. In questo stadio si è impegnati nella ricerca di relazioni profonde, per poter arrivare a sviluppare un adeguato senso di vicinanza e intimità con l’altro.
  • VII stadio (età adulta): gli individui affrontano progetti di vario tipo, guidati dalla necessità di sentirsi produttivi e generativi. Un fallimento nella procreazione o in altri progetti può attivare un senso di vuoto e impoverimento che Erikson definisce “stagnazione”.
  • VIII stadio (tarda età adulta): l’anziano si trova a fare un bilancio della propria vita e a riconoscerla come dotata di un significato e di integrità. Se fallisce in questa lettura possono emergere rimpianti e disperazione per occasioni mancate o perdute. Il conflitto dello stadio è, quindi, tra integrità dell’Io e disperazione.

per lo studio

1. Quali sono le caratteristiche principali della teoria dello sviluppo psicosociale di Erikson?

2. Spiega i vari stadi della teoria di Erikson.


  Per discutere INSIEME 

Provate a identificare quali richieste e pressioni da parte della società in cui vivete sono caratteristiche della fase adolescenziale. Discutetene poi in classe.

Dialoghi nelle Scienze umane - volume 2
Dialoghi nelle Scienze umane - volume 2
Antropologia, Sociologia, Psicologia – Secondo biennio del liceo delle Scienze umane