L’UNITÀ IN BREVE
L’unità in breve
1. L’anzianità e le sue fasi
La popolazione mondiale sta invecchiando. Le recenti indagini demografiche rivelano un abbassamento del tasso di natalità (si fanno meno figli) e di mortalità (grazie ai progressi in campo medico e scientifico la durata della vita si è allungata). L’Italia, in particolare, è uno dei paesi con il più alto indice di vecchiaia al mondo.
Grazie al miglioramento della speranza di vita, quella che prima veniva definita terza età, a partire dai 65 anni, adesso si articola in diverse fasi:
- la terza età (anni dell’anziano), dai 65 ai 75 anni, periodo in cui solitamente non si riscontrano ancora troppe problematiche a livello fisico e cognitivo e in cui gli anziani possono riorganizzare la propria vita;
- la quarta età (anni del vecchio), dai 75 ai 90 anni, vede l’anziano confrontarsi con i propri limiti, ridurre le attività, sperimentare talvolta la solitudine e fare bilanci sulla propria esistenza;
- infine la quinta età (anni del grande vecchio), a partire dai 90 anni, caratterizzata da poche risorse ed energie.
2. Il ruolo dell’anziano nel tempo
Nel passato la vecchiaia era sinonimo di saggezza: l’anziano, grazie alla sua esperienza, deteneva l’autorevolezza del sapere e godeva di un profondo rispetto da parte della comunità, venendo interpellato nei momenti di difficoltà. Al giorno d’oggi, invece, l’avvento e il repentino sviluppo della tecnologia ha fatto sì che gli anziani si sentano in difficoltà a stare al passo con i tempi, percependo un senso di disorientamento e talvolta di esclusione.
Uno dei compiti fondamentali che gli anziani svolgono nella società odierna è quello dei nonni: ruolo grazie al quale garantiscono continuità a livello di affetti familiari, punti di riferimento, aiuto e sostegno economico.
3. L’incontro con la fine della vita
Con l’avvento della vecchiaia aumentano le riflessioni sulla fine della vita e si tende a elaborare l’idea della morte. Alcuni studi hanno dimostrato che la morte viene in realtà temuta di meno dagli anziani rispetto a persone che si trovano in altri periodi della vita. Ciò che viene temuto, in realtà, è il processo che porta alla morte, con l’eventuale solitudine e sofferenza. Nella società postmoderna, inoltre, si registra una sorta di negazione della morte, essendosi allungato anche in età molto avanzata il periodo di sopravvivenza.
4. Il decadimento cognitivo
La terza età comporta molto spesso un declino delle capacità cognitive. Questo decadimento può configurarsi come demenza o come declino cognitivo lieve. La demenza comporta la progressiva compromissione delle abilità cognitive, fino all’impossibilità di svolgere attività quotidiane; essa può essere irreversibile o reversibile. Il declino cognitivo lieve comprende una serie di deficit cognitivi che non impediscono il normale svolgimento delle attività quotidiane. L’obiettivo principale delle soluzioni al decadimento cognitivo riguarda soprattutto i tentativi di rallentamento di tale processo.
Il morbo di Alzheimer è la forma più comune di demenza degenerativa, che si presenta inizialmente con la perdita di memoria, alla quale seguono altri sintomi, quali il disorientamento o la difficoltà a pronunciare parole, fino alla perdita di autonomia da parte del soggetto che ne è affetto. Attualmente non esiste una cura, ma terapie finalizzate a un rallentamento della malattia.
5. CAMBIAMENTI E SOFFERENZE PSICHICHE IN TARDA ETà
Come ogni altra fase della vita, anche l’età avanzata è caratterizzata da alcune trasformazioni. In primo luogo cambia il rapporto con il proprio corpo, che torna a essere centrale, poiché presenta alcuni impedimenti che obbligano il soggetto anziano a comprendere di non poter più svolgere alcune attività che prima erano usuali. In secondo luogo tali impedimenti comportano una revisione delle proprie relazioni con gli altri e soprattutto la necessità di chiedere aiuto e di sentirsi talvolta dipendente dai propri cari. Questi cambiamenti, se non elaborati, possono talvolta provocare malumori e influire negativamente sulla serenità della vecchiaia.
Le trasformazioni che si verificano in tarda età incidono spesso sul tono dell’umore dei soggetti anziani. La consapevolezza di non poter più tornare indietro e di non poter più rivolgere lo sguardo al futuro per fare progetti spesso sfocia in crisi depressive o stati d’ansia. Il soggetto anziano guarda al passato e inevitabilmente fa un bilancio della propria vita, provando talvolta rimpianto e malinconia. Spesso anche il rapporto con gli altri incontra qualche difficoltà, perché l’anziano si sente incompreso, e ciò provoca rabbia e solitudine. Nei casi di stati particolarmente ansiosi o depressivi può essere utile impostare una cura psichiatrica per mantenere alto il tono dell’umore e poter guardare alla vita con maggior serenità.
Dialoghi nelle Scienze umane - volume 2
Antropologia, Sociologia, Psicologia – Secondo biennio del liceo delle Scienze umane