3.1 La socializzazione tra pari
Lo psicoanalista francese Philippe Jeammet | ▶ L’AUTORE, p. 473 | nel suo volume Psicopatologia dell’adolescenza (1980) fa riferimento a uno «spazio psichico allargato» per indicare come l’adolescente tenda a rivolgersi all’ambiente per trovare il supporto di cui ha bisogno per affrontare i cambiamenti del passaggio verso l’età adulta. Essi, infatti, sono così profondi che l’adolescente da solo non riesce immediatamente a comprenderli, comunicarli e analizzarli, ma ha bisogno di concretizzarli attraverso l’azione, la sperimentazione e il confronto con la realtà esterna. È come se necessitasse di protesi esterne a cui appoggiarsi nei momenti difficili e attraverso cui imparare a muoversi da solo.
Durante l’adolescenza i coetanei prendono il posto dei familiari come punti di riferimento più importanti per le confidenze, la condivisione e il confronto. Se da una parte essi hanno la funzione di sostituire i genitori, dall’altra sono anche persone nuove, portatrici di differenti atteggiamenti, valori e stili di vita. Gli amici sono gli alleati che accompagnano gli adolescenti durante la crescita. Solitamente i ragazzi hanno un amico del cuore del loro stesso sesso con il quale si identificano e che per questo funge da doppio di sé, o in altre parole da specchio che riflette la propria immagine e permette di riconoscersi. Nell’ultima generazione di adolescenti si osserva anche un nuovo tipo di amicizia eterosessuale, in cui l’amico del cuore è del sesso opposto. Si tratta di una relazione intima ma non sessuale, un primo incontro con l’altro sesso che permette di avvicinarsi alla diversità e apprendere la qualità di una relazione paritaria di scambio.
Ma è il gruppo dei pari nel suo insieme la nuova casa degli adolescenti: a differenza dei gruppi istituzionali o formali a cui appartengono (per esempio la classe o le squadre sportive), il gruppo dei pari è un gruppo informale, che nasce, vive e muore grazie unicamente al fatto che i suoi membri spontaneamente si riuniscono e partecipano alla vita comune.
I primi raggruppamenti informali che si creano sono piccoli gruppi monosessuali, cioè di sole femmine o di soli maschi; con il passare degli anni e il nascere delle prime relazioni amorose, il gruppo si allarga e diventa misto. In genere, dopo l’adolescenza il gruppo si disperde, oppure può sopravvivere, ma perdendo la funzione vitale che aveva nella fase adolescenziale.
La frequentazione assidua e durevole alla vita di gruppo ne fa un riferimento stabile, utile per affrontare l’instabilità dei cambiamenti dello sviluppo. Il gruppo diventa un contenitore psichico collettivo che promuove l’elaborazione del pensiero e la costruzione dell’identità. Risponde a esigenze individuali specifiche e innate, come il bisogno di affiliazione, di protezione e sicurezza, di nutrimento affettivo.
Il senso di appartenenza al gruppo dei pari ha un effetto antidepressivo nell’elaborazione del lutto per la fine dell’infanzia e nell’affrontare il dolore della solitudine e i rischi insiti nel processo di emancipazione e affermazione di sé.