VERSO LA PROFESSIONE - Come si diventa antropologi

  VERSO LA PROFESSIONE

Come si diventa antropologi

Per diventare antropologi è necessario iscriversi a un corso di laurea triennale di area umanistica, per esempio il corso di laurea in storia. Conseguito il titolo di primo livello, è indispensabile proseguire acquisendo anche la laurea magistrale in antropologia culturale in uno dei vari atenei italiani. Dopodiché si deve svolgere il dottorato di ricerca in antropologia: un corso di studi con accesso a concorso pubblico nazionale, in Italia o all’estero, in genere della durata di tre o quattro anni. Il dottorato è il più alto livello di preparazione universitaria previsto in qualunque area disciplinare, è piuttosto difficile e molto selettivo.

Per l’antropologia culturale si svolge in tre fasi.

1. In una prima fase, di preparazione, di circa un anno, una volta scelto l’argomento del progetto di ricerca, il dottorando si impegna in un periodo molto intenso di studi di biblioteca, per conoscere sostanzialmente tutto quanto è stato scritto sull’argomento che gli interessa; si forma così una “cassetta degli attrezzi”: attraverso seminari appositi impara le tecniche di ricerca (interviste, questionari e così via), perfeziona la lingua, si confronta in lezioni e conferenze con studiosi già affermati che hanno lavorato nel suo stesso campo; delinea in modo sempre più preciso le modalità della propria indagine.

2. Nella seconda fase, la fase di “campo”, il dottorando abbandona libri, biblioteche, aule universitarie e parte per la propria ricerca sul campo, che può durare anche un anno intero, ma in genere non meno di sei mesi continuativi. Si immerge completamente nel contesto che vuole studiare facendo etnografia, cioè applicando il metodo dell’osservazione partecipante | ▶ unità 2, p. 67 |. Terminata questa fase di “etnografia”, il dottorando ritorna a casa.

3. Nella terza fase, che possiamo chiamare “accademica”, il dottorando ha sul tavolo una serie molto ampia di materiali di campo: foto, mappe, appunti, resoconti, interviste, audioregistrazioni, videoregistrazioni, sbobinature, questionari e così via. Sulla base di questi materiali deve costruire la sua prima “monografia etnografica”, che in questa fase è la tesi di dottorato: ovvero il testo lungo, articolato, dotato di un ben preciso registro linguistico accademico e un corretto stile argomentativo per esporre quanto ha appreso sul campo e delineare i risultati della propria ricerca su quel dato fenomeno culturale. A stesura finita, la tesi viene sottoposta a un esame finale da parte di una commissione internazionale di esperti antropologi. Il conseguimento del titolo di dottore di ricerca attesta che si è raggiunto il livello di ricercatore completamente formato e dà accesso a un’ampia tipologia di concorsi in vari ambiti.

Gli sbocchi professionali vanno dalla carriera come ricercatore nelle università pubbliche o private in Italia o all’estero, a funzioni di elevata responsabilità nell’amministrazione pubblica e presso organizzazioni internazionali e Ong (Organizzazioni non governative), in strutture preposte alla valorizzazione del patrimonio culturale (come i musei etnografici e di storia delle tradizioni popolari), ai servizi sociali, educativi, scolastici, alla pianificazione territoriale, alla cooperazione allo sviluppo. Con un concorso pubblico nazionale è possibile insegnare antropologia culturale presso i licei delle scienze umane.

Dialoghi nelle Scienze umane - volume 2
Dialoghi nelle Scienze umane - volume 2
Antropologia, Sociologia, Psicologia – Secondo biennio del liceo delle Scienze umane