1.3 I riti di passaggio
Nelle culture classiche antiche, o in quelle tribali a tradizione orale ancora esistenti, l’adolescenza viene celebrata attraverso cerimonie rituali collettive che sanciscono l’avvenuta maturazione dei ragazzi e delle ragazze dando loro il diritto d’ingresso nel mondo degli adulti.
Questi riti d’iniziazione prevedono il superamento di diverse prove di coraggio, che possono essere dolorose e violente. La difficoltà delle prove denota il prestigio della comunità degli adulti alla quale si è ammessi e il loro superamento genera la sensazione di essere valorosi e degni, con un evidente beneficio narcisistico. Il ruolo attivo giocato dal giovane nel prendere parte al rito lo fa sentire dotato e capace, e l’accrescimento della sua autostima gli permette di tollerare meglio la sottomissione alle norme della vita adulta che il passaggio comporta.
Inoltre, in questi riti iniziatici, vi è spesso la messa in scena simbolica e spettacolare della morte e della resurrezione, o delle regole fondamentali della società.
La rappresentazione della morte è un richiamo al necessario abbandono del ruolo precedente e alla nascita di una nuova identità. In questo modo, si offrono al giovane dei contenuti e una forma per rendere pensabile la trasformazione che è in corso e gli si indica la strada da seguire.
È interessante come il rituale coinvolga il corpo e l’azione, e non solo le parole: infatti la maturazione fisica e quella psichica sono intrinsecamente legate, in particolare in adolescenza quando il corpo subisce una metamorfosi ed è attraversato da nuove intense pulsioni, sessuali e aggressive, che ricercano modalità di espressione che siano gratificanti e socialmente accettabili.
Nella società occidentale attuale sussistono dei riti di passaggio dall’adolescenza all’età adulta, per esempio l’esame di Stato al termine delle scuole superiori o l’esame per prendere la patente di guida. Come i riti iniziatici classici anche questi sono istituiti dagli adulti per celebrare il raggiungimento di una tappa evolutiva: gli adulti riconoscono le qualità e le capacità acquisite dai ragazzi e li legittimano così a diventare grandi.
A differenza delle società del passato o di quelle tribali, oggi la società è meno direttiva, le regole e le norme sociali sono più flessibili, non vi è un modello unico e assoluto di “adulto” al quale doversi conformare. I ragazzi hanno maggiore libertà di scelta, fermo restando che divenire adulti è pur sempre il loro traguardo da raggiungere.
Perciò, oggi il rito iniziatico assume la forma di un progetto di realizzazione personale, un sogno sul quale l’adolescente fantastica e che proverà a rendere reale. È questo progetto, la sua attrattiva e le occasioni concrete di costruirlo, anche con il sostegno degli adulti, a mantenere viva nell’adolescente la speranza nel futuro e nella possibilità di poter un giorno far parte della società adulta.
Le cerimonie rituali ufficiali hanno perso in parte il loro aspetto gruppale, teatrale e corporeo (non è questo il caso della quinceañera in America Latina | ▶ APPROFONDIAMO |), che tuttavia non cessa di essere ricercato dagli adolescenti, che a causa della loro maturazione biologica naturale hanno la ▶ tendenza ad agire nello spazio fisico e relazionale le proprie emozioni, prima di imparare a gestirle a un livello più riflessivo e mentale. Perciò, spesso i ragazzi danno vita a riti privati sostitutivi (individuali o tra pari), spinti dal bisogno di testare il proprio valore e la loro stessa esistenza, anche mettendo in pericolo la vita. I più innocui tra questi sono i concerti, le gare sportive, gli eventi mondani, i viaggi di studio o di piacere, a cui i giovani partecipano in compagnia dei pari, ma comunque sotto l’egida degli adulti. Si tratta di esperienze nuove e vitali, che mettono in moto la creatività.
I giovani che faticano a costruire un’identità sociale, a sentire di poter determinare il proprio futuro tendono invece a mettere in atto riti violenti e distruttivi, magari contro gli adulti, attaccati perché colpevoli di possedere il potere e la conoscenza che a loro mancano, oppure contro se stessi e il proprio corpo. È questo il caso del binge drinking (bere alcol con il solo scopo di ubriacarsi), o degli atti di bullismo e delinquenziali. A differenza dei riti di passaggio prescritti dalla comunità per accogliere i nuovi membri, questi comportamenti regalano una momentanea sensazione di trionfo, ma in realtà mantengono l’adolescente nella sua condizione di impotenza e lo portano alla marginalità sociale.