VERSO LE COMPETENZE

VERSO LE COMPETENZE

CONOSCENZE

1 Scegli il completamento corretto.


a. L’avvio della pubertà è determinato:

  • 1 solo da fattori genetici.
  • 2 da fattori genetici e da fattori ambientali.
  • 3 principalmente da fattori ambientali.

b. Secondo Bignamini i genitori durante la preadolescenza dei figli:

  • 1 devono sospendere il giudizio e appoggiare i loro interessi.
  • 2 devono indirizzarli nelle scelte.
  • 3 devono mostrarsi critici e autorevoli.

c. In preadolescenza comportamenti violenti denotano in genere:

  • 1 incapacità di affrontare i compiti della crescita.
  • 2 il precoce raggiungimento dell’età adulta.
  • 3 sicurezza in se stessi.

d. Le forme di autolesionismo in preadolescenza sono dovute spesso a:

  • 1 desiderio di attirare l’attenzione.
  • 2 tentativo di spostare sul corpo un dolore psichico.
  • 3 volontà di colpevolizzare gli altri.

2 Indica se le seguenti affermazioni sono vere (V) o false (F).


a. Silvia Vegetti Finzi parla di giovani “scissi” tra corpo e mente.

  •   V       F   

b. La passione per i manga giapponesi può aiutare alcuni preadolescenti a gestire l’insicurezza.

  •   V       F   

c. Per le ragazze non ha importanza l’amica del cuore.

  •   V       F   

d. L’esclusione dal gruppo non è considerato bullismo.

  •   V       F   

e. La preadolescenza può essere definita come “terra di mezzo”.

  •   V       F   

f. Nella fase della preadolescenza, bellezza e successo non sono ancora temi ai quali si dà importanza.

  •   V       F   

3 Completa le frasi utilizzando le espressioni e i termini elencati di seguito.


adultizzazione Bignamini accettazione idoli Vegetti Finzi modelli oggetto transizionale


a. Per ..................................... il collezionismo di foto o autografi dei propri ..................................... è una riedizione dell’..................................... .

b. Per ..................................... i ..................................... culturali che spingono all’..................................... precoce complicano l’..................................... del corpo.

LESSICO

4 Fornisci una definizione per ognuna delle seguenti parole o espressioni.


a. Ipotalamo

b. Pubertà

c. Preinvestimento narcisistico

d. Gruppo dei pari

e. Menarca

f. Scatto di crescita

h. Cutting

ESPOSIZIONE ORALE

5 Rispondi oralmente alle seguenti domande.


a. Sia Vegetti Finzi sia Bignamini parlano del ruolo dei genitori durante la preadolescenza: in quali termini?

b. Quali sono i principali compiti di crescita dei “mutanti” secondo Sofia Bignamini?

c. Qual è il meccanismo mentale alla base di comportamenti persecutori di un gruppo di preadolescenti verso coetanei più deboli?

d. Quali sono le caratteristiche del bullismo? Spiega che cosa lo distingue da più semplici episodi di conflitto quotidiano fra pari.

e. Quali sono i differenti significati psicologici che le forme di autolesionismo assumono nei ragazzi e nelle ragazze?

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ANALISI E COMPRENSIONE DI UN DOCUMENTO

6 Leggi con attenzione questo brano, tratto da I miserabili di Victor Hugo, romanzo storico pubblicato nel 1862 e considerato uno dei più importanti romanzi del XIX secolo. In questo brano, l’autore parla di una ragazza alle prese con i cambiamenti della preadolescenza. Dopo la lettura, rispondi alle domande.


Un giorno che si guardava per caso nello specchio, parve a Cosette d’essere carina, cosa che la gettò in uno strano turbamento. Fino ad allora non aveva pensato al suo viso, si vedeva nello specchio, ma senza guardarsi; e poi le avevano detto tante volte ch’era brutta; soltanto Jean Valjean diceva con dolcezza: “Ma no, ma no!”. Comunque Cosette s’era sempre creduta brutta ed era cresciuta in quell’idea con la facile rassegnazione dell’infanzia, ecco che d’un tratto lo specchio, come Jean Valjean, le diceva: “Ma no!”. Non dormì tutta la notte. “Se fossi bella?” pensava. “Come sarebbe curioso che fossi bella!”. E ricordava qualcuna delle sue compagne la cui bellezza faceva colpo in convento, ed ella diceva: “Ma davvero sarei come la signorina tale?”. L’indomani si contemplò di nuovo, ma non per caso, e stette in dubbio: “Dove avevo la testa? No, sono brutta”. Aveva semplicemente dormito male la notte ed era pallida con gli occhi pesti; non aveva provato una gran gioia la sera prima nel credere alla sua bellezza, ma fu triste a non crederci più; tralasciò di rimirarsi e per più di quindici giorni cercò di pettinarsi voltando le spalle allo specchio.

La sera, dopo cena, di solito ricamava in salotto al piccolo punto o a qualche altro lavoro da convento e Jean Valjean vicino a lei leggeva; una volta alzando gli occhi dal lavoro fu tutta sorpresa dall’occhiata inquieta rivoltale da suo padre; un’altra volta per strada, le parve che qualcuno ch’ella non vide sussurrasse alle sue spalle: “Bella donna, ma mal vestita”.

“Oh” pensò “non sono io, io son ben vestita e brutta.” Allora portava il cappello di felpa e l’abito di merino.

Un giorno, finalmente, era in giardino, sentì la povera vecchia Toussaint che diceva: “Signore, avete notato come la signorina si fa graziosa?”. Cosette non udì la risposta di suo padre, tanto fu turbata dalle parole della domestica; scappò via dal giardino, salì in camera sua, corse allo specchio, da tre mesi non s’era più guardata, e gettò un grido: era abbagliata di sé stessa.

Era bella e graziosa, non poteva non condividere l’opinione di Toussaint e del suo specchio; formata la persona, diventata bianca la carnagione, i capelli lucidi, uno splendore ignoto s’era acceso nelle pupille azzurre; in un attimo, come si fa una gran luce, fu convinta appieno della sua bellezza; e gli altri d’altronde la notavano; Toussaint lo diceva, il passante evidentemente alludeva a lei; non c’era più da dubitare; ridiscese in giardino, credendosi una regina, sentendo cantare gli uccelli, benché fosse inverno, vedendo il cielo dorato, il sole tra gli alberi, fiori nei cespugli, ebbra, fuori di sé, in un indicibile rapimento.

Dal canto suo Jean Valjean provava un profondo e indefinibile stringimento di cuore, da qualche tempo infatti contemplava atterrito quella bellezza che ogni giorno appariva più fulgida sul soave volto di Cosette, alba sorridente per tutti, lugubre per lui.

Cosette aveva tardato parecchio tempo ad accorgersi della sua avvenenza; ma fin dal primo giorno, questa luce inattesa che sorgeva lentamente, e a gradi avvolgeva tutta la persona della fanciulla, ferì il cupo occhio di Jean Valjean; egli sentì un mutamento in una vita felice, tanto felice che non osava toccarla per tema di spostarvi qualcosa. Quest’uomo che era passato attraverso tutte le miserie, ancora tutto sanguinante delle percosse del destino, che era stato quasi malvagio ed era poi diventato quasi santo, che, dopo aver trascinato la catena del bagno, trascinava adesso la catena invisibile ma pesante dell’infamia perpetua, quest’uomo che la legge non aveva abbandonato e che a ogni istante poteva essere riafferrato e ricondotto dall’ombra della sua virtù alla piena luce della pubblica onta, quest’uomo accettava tutto, scusava tutto, perdonava tutto, benediceva tutto, subiva tutto e alla provvidenza, agli uomini, alle leggi, alla società, alla natura, al mondo chiedeva una cosa sola, che Cosette l’amasse.

Che Cosette continuasse ad amarlo, che Dio non impedisse al cuore di quella bambina di accostarglisi e di restare con lui! Amato da Cosette si sentiva guarito, riposato, pacato, soddisfatto, ricompensato, premiato. Amato da Cosette, stava bene, non chiedeva altro; se gli avessero detto: vuoi stare meglio?, avrebbe risposto: no. Se Dio gli avesse detto: vuoi il paradiso?, avrebbe risposto: ci perderei.

Tutto quel che poteva sfiorare questo stato anche soltanto alla superficie lo faceva fremere come il principio d’una cosa diversa; non aveva mai avuto un’idea precisa di cosa fosse la bellezza muliebre; ma, per istinto, capiva ch’era terribile, e guardava sgomento, dal fondo della sua bruttezza, della sua vecchiaia, della sua miseria, della sua riprovazione, del suo abbattimento, questa bellezza che sbocciava sempre più trionfante e superba accanto a lui, sotto i suoi occhi, sulla fronte innocente e pericolosa della fanciulla. Diceva tra sé: “Dio, come è bella! Che cosa sarà di me?”. E qui stava la differenza tra la sua tenerezza e quella materna: quel che lui vedeva con angoscia, una madre l’avrebbe visto con gioia.

I primi sintomi non tardarono a manifestarsi. Il giorno che seguì la scoperta della sua bellezza, Cosette badò subito alla sua toeletta; si ricordò delle parole del passante: “Bella, ma mal vestita”, soffio d’oracolo passatole accanto e dileguato dopo averle deposto in cuore uno dei due germi che devono più tardi riempire tutta la vita della donna: la civetteria, l’altro è l’amore.

Con la fede nella propria bellezza, tutta l’anima femminile si schiuse in lei. Ebbe orrore del merino e vergogna della felpa. Suo padre non le aveva rifiutato mai nulla; ed essa imparò subito la scienza del cappello, del vestito, della mantellina, dello stivaletto, del manichino, della stoffa che cade bene, del colore che dona, questa scienza che fa della donna parigina qualcosa di così leggiadro, profondo e pericoloso: l’espressione “donna che dà alla testa” fu inventata per la parigina.


V. Hugo, I miserabili, Famiglia cristiana, Clen (TN) 1991, pp. 865-867


a. Che cosa fa pensare a Cosette di essere carina?

b. Che cosa produce in Cosette la scoperta di essere carina?

c. Quali nuovi comportamenti compaiono nella vita di Cosette a fronte di queste novità nel suo aspetto fisico?

Dialoghi nelle Scienze umane - volume 2
Dialoghi nelle Scienze umane - volume 2
Antropologia, Sociologia, Psicologia – Secondo biennio del liceo delle Scienze umane