3 Giovani “mutanti”

3. Giovani “mutanti”

3.1 I compiti di crescita

Come i serpenti cambiano pelle, attraversando un momento in cui diventano più irascibili, e modificano le loro abitudini, facendo scorte di acqua e di energie in vista del cambiamento, così i preadolescenti attraversati dalle trasformazioni in corso appaiono disorientati e disorientanti: con lo sviluppo del corpo acquisiscono nuove abilità e competenze difficili da gestire ▶ APPROFONDIAMO |.

In entrambi i casi si procede verso un miglioramento, verso una condizione più evoluta, efficiente e di maggior funzionamento.

Il preadolescente si trova pertanto a dover affrontare dei compiti di crescita con cui si confronta, che deve elaborare e a cui deve dare significato.

L’evento principale che organizza i compiti di crescita è certamente lo sviluppo puberale. Si tratta di una grande rivoluzione, che interviene dopo un periodo di relativa stasi e che porterà all’acquisizione di un corpo in grado di accedere alla sessualità matura e quindi alla definizione di una identità di genere. Da questo punto di vista possiamo definire i preadolescenti dei “mutanti” e sintetizzare in quattro punti i loro compiti di crescita:

  • confrontarsi con l’appartenenza al proprio genere;
  • non “scindersi” tra corpo e mente;
  • tracciare i primi confini con i genitori;
  • avviare approcci con l’amico del cuore e/o il gruppo monosessuale.

approfondiamo  LA PASSIONE PER IL RISCHIO E IL PERICOLO

“Rischio” e “pericolo” sono due parole che ricorrono spesso quando si parla di preadolescenza. I ragazzi vogliono infatti sfidare i limiti imposti dagli adulti, e in parte anche da se stessi, per mettere alla prova le competenze e le nuove abilità che sentono di avere, grazie allo sviluppo del corpo, al risveglio della sessualità e alla sensazione di appartenere a un gruppo di amici, e non più solo al nucleo familiare.

L’inedita passione per il rischio trova la sua principale motivazione nelle trasformazioni che si verificano a livello cerebrale. In questa fase della vita infatti la quantità di nuove connessioni neuronali che si instaurano fra le differenti aree è notevole. E sono questi collegamenti a trasformare un semplice ammasso di cellule in un circuito integrato composto da una miriade di elementi di interconnessione.

In particolare, l’area in cui si verificano i cambiamenti cruciali per determinare il salto di qualità del pensiero dalla preadolescenza e prima adolescenza all’età adulta è la corteccia prefrontale, ovvero la parte anteriore del lobo frontale deputata a una serie di funzioni cognitive complesse implicate nei processi di previsione del rischio, gestione e regolazione degli impulsi aggressivi, autonomia decisionale e definizione della condotta sociale.

Durante la preadolescenza, quando la corteccia prefrontale non è ancora del tutto matura, il cervello si trova in balia di una sorta di iperattività della parte emotiva che stimola la strenua ricerca di emozioni e di eccitazione, tenendo sotto scacco le decisioni del ragazzo, le motivazioni che lo portano ad agire e la sua scala delle priorità. A farne le spese è proprio la parte cognitiva che in età adulta sarà invece in grado di porre un freno a questo dominio emotivo. La corteccia prefrontale in effetti può essere pensata come un sistema capace di inibire e moderare gli eccessi e gli accessi derivanti da iperstimolazione dell’area emotiva. Competenza che i ragazzi acquisiranno lentamente con la crescita.

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3.2 La preadolescenza come “terra di mezzo”

Cercare di dare una forma verbale ed esplicita ai propri vissuti emotivi risulta molto complicato durante gli anni della pubertà, in primo luogo perché lo sviluppo cognitivo non ha ancora pieno accesso al registro astratto e simbolico, e in secondo luogo perché si tratta di tensioni, impacci, disorientamenti e rotture che hanno origine nel corpo e attraverso il corpo si manifestano senza che il preadolescente riesca sempre a trasformarle, prima in pensiero, e poi in parole.

In questo senso il preadolescente costituisce una realtà a sé stante, con tratti differenti sia dalla dimensione infantile che da quella adolescenziale, motivo per cui si fa riferimento alla preadolescenza come “terra di mezzo”, realtà intermedia e complessa con le sue specificità.

Secondo la psicoterapeuta Sofia Bignamini, si può affermare che il preadolescente è in qualche modo “scisso”: da un lato non sa quasi nulla di quello che il suo corpo sta iniziando a esperire e a organizzare; dall’altro la sua mente è ancora lontana dall’integrare in un pensiero coerente le trasformazioni fisiche e gli avvenimenti che si susseguono sul piano delle azioni e dei comportamenti. La sua consapevolezza è ancora legata al mondo infantile, alle vecchie credenze e ai suoi valori.

È visibile agli occhi di tutti come il preadolescente sia spaccato in due: un corpo cresciuto e una mente infantile, di giorno un ragazzino che ride e scherza con il suo gruppo di amici, di sera un bambino che ricerca l’abbraccio della mamma. Sarà solo con l’adolescenza piena, con i nuovi strumenti del pensiero astratto, che corpo e mente consapevole torneranno a integrarsi e le nuove mitologie maschili e femminili decolleranno definitivamente.

3.3 lo scarto fra sogno e realtà

Bignamini sottolinea inoltre che il corpo della pubertà viene spesso lungamente idealizzato e sognato fin dall’infanzia, costruito nella fantasia e investito di affetti ancor prima di essere realmente parte dell’identità dei ragazzi. Nello specifico, l’autrice evidenzia una particolare difficoltà nei preadolescenti odierni nell’affrontare questo compito di crescita. Certamente, come i suoi predecessori, anche il preadolescente di oggi è impegnato a “digerire” le trasformazioni in atto nel suo corpo, ma rispetto ai preadolescenti di una volta si trova nella necessità di gestire uno scarto maggiore tra un corpo idealizzato e sognato fin dall’infanzia e il corpo reale con cui deve fare i conti.

Gli attuali preadolescenti, complici i modelli culturali ed educativi che spingono all’adultizzazione e all’erotizzazione precoci, giungono alla pubertà con un forte preinvestimento narcisistico sulla propria identità e sul proprio corpo futuro, nutrito e sognato durante gli anni dell’infanzia.

Proprio per la fatica di gestire questo scarto tra sogno e realtà, spesso i ragazzi e le ragazze di questa età esprimono una forte passione per i supereroi. Così, alle insicurezze, alle ferite e agli insuccessi legati al momento di crescita affiancano delle identità alternative dotate di superpoteri. A questo proposito Bignamini cita la storia di Peter Parker, ragazzino impacciato con gli occhiali, che non riesce a fare colpo sulla ragazza desiderata se non quando si trasforma nell’Uomo Ragno.

Ci sono alcuni ragazzi che si costruiscono dei profili avatar in cui convogliano i loro ideali e superpoteri, altri si appassionano ai manga giapponesi caratterizzati fisicamente da tratti bisessuali e alle prese con vicende che hanno a che fare con la vita e la morte, con l’amore e le trasformazioni.

Se per le ragazze un compagno di viaggio importantissimo è l’amica del cuore, per i ragazzi svolge la stessa funzione anche il gruppo monosessuale di appartenenza.

Tra i preadolescenti c’è chi, di fronte ai cambiamenti, si lancia senza freni in un’identità sessuata precoce, mostrando atteggiamenti che rischiano di essere fraintesi negli intenti e nei significati attribuiti dai protagonisti di questa età, caratterizzata da esigenze ancora prevalentemente infantili.

D’altra parte c’è chi invece resterà aggrappato all’identità infantile rifiutando un corpo vissuto come inaccettabile e deludente. Questi ragazzi investono soprattutto sul pensiero, cercando di saltare la spiacevole fase adolescenziale e trasformandosi precocemente in adulti.

Anche il gruppo dei pari sembra rendere il compito della crescita ancora più complicato. Infatti la cultura del gruppo preadolescenziale, più che ammorbidire il peso degli ideali, rischia di accentuare il senso di inadeguatezza.

  esperienze attive

La preadolescenza nelle espressioni artistiche Provate a cercare libri, poesie, quadri, testi musicali in cui vengano descritte le sensazioni e le emozioni che i ragazzi e le ragazze provano di fronte ai cambiamenti corporei.

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3.4 Il ruolo dei genitori

Bignamini evidenzia inoltre la centralità del ruolo genitoriale senza offrire particolari ricette, ma proponendo delle accortezze da considerare nella relazione tra genitori e figli preadolescenti.

  • Innanzitutto tenere a bada il narcisismo dei genitori stessi, le ansie da prestazione o la paura degli insuccessi. Secondo la psicoterapeuta è necessario non confondere l’empatia, cioè il mettersi nei panni dell’altro, con il proiettare sui figli le esigenze e le fantasie di realizzazione dei genitori. Dare spazio alla verità dei ragazzi, sapendo che ciò che fa contenti loro non è necessariamente ciò che rende felici anche mamma e papà.
  • Un altro aspetto importante è quello di sospendere il giudizio e ricordarsi che i ragazzi sono in trasformazione, che stanno cambiando muta, con tutto ciò che questo implica. Evitare di attribuire pensieri e intenzioni è molto utile per lasciare spazio a un autentico e curioso interesse per il mondo dei ragazzi, le loro passioni, i loro idoli, musica, blogger, youtuber e così via.
  • Infine, è importante difendere la speranza nel futuro, credere che troveranno la loro strada con le loro risorse e capacità.
per lo studio

1. In che senso i preadolescenti possono essere definiti “mutanti”?

2. Perché Sofia Bignamini sostiene che i preadolescenti siano in qualche modo “scissi”?

3. Qual è il ruolo dei genitori in questa fase di crescita?


  Per discutere INSIEME 

Provate a ripensare alla vostra preadolescenza: come è stata? Come avete vissuto i cambiamenti del vostro corpo e della vostra mente? Discutetene in classe fra compagni.

Dialoghi nelle Scienze umane - volume 2
Dialoghi nelle Scienze umane - volume 2
Antropologia, Sociologia, Psicologia – Secondo biennio del liceo delle Scienze umane