5 Comte, la gerarchia delle scienze e la legge dei tre stadi
5.2 LA SOCIOLOGIA COME “REGINA DELLE SCIENZE”
l’autORE Auguste Comte
5.3 LA LEGGE DEI TRE STADI
- il primo è quello denominato teologico, in cui la realtà viene spiegata ricorrendo a forze che trascendono il mondo fisico, che lo dominano dall’esterno, come nel caso della magia o della religione;
- il secondo stadio è quello ▶ metafisico, caratterizzato dalla sostituzione degli agenti soprannaturali con principi astratti, che si ritiene diano ordine e significato alla realtà;
- il terzo stadio è quello positivo, in cui tutto è spiegato grazie alla rilevazione diretta, empirica, della realtà e alle leggi scientifiche che se ne possono trarre.
5.4 LO STUDIO DELLA SOCIETÀ: DINAMICA E STATICA SOCIALE
- La dinamica sociale si basa sul concetto di progresso e studia le leggi di sviluppo della società: la “legge dei tre stadi” ne costituisce l’espressione fondamentale. Scopo della dinamica sociale non è quindi osservare il succedersi degli eventi, così come farebbero gli storici, ma ricostruire le tappe, successive e necessarie, del divenire della società umana.
- La statica sociale si basa invece sul concetto di ordine e studia le condizioni di esistenza comuni alle società di tutti i tempi, cioè la socievolezza dell’uomo, la famiglia, la divisione del lavoro. La legge fondamentale della statica sociale è la connessione tra i diversi aspetti della vita sociale, così che, per esempio, un particolare regime politico non è indipendente da fattori economici e/o culturali.
Così come farà più tardi un altro precursore della sociologia, Herbert Spencer (1820-1903) | ▶ APPROFONDIAMO |, Comte paragona la società a un organismo vivente: non si può studiare il funzionamento di un organo senza collocarlo nell’insieme di un essere vivente, dunque non è possibile studiare la politica e lo Stato senza collocarli in una data società.
approfondiamo SPENCER E IL DARWINISMO SOCIALE
Herbert Spencer nasce a Derby, in Gran Bretagna. Egli elabora una teoria generale del progresso umano che, radicalizzando alcuni principi evoluzionistici, vede la società stessa come il risultato di una selezione naturale.
Spencer teorizza l’esistenza di un “evoluzionismo cosmico”, ovvero l’idea che l’intero cosmo sia governato dalle stesse leggi dell’evoluzionismo biologico. Egli estende così il principio evoluzionista di Darwin alla società e ne deduce che questa evolve dall’omogeneo verso l’eterogeneo, dal semplice verso il complesso: la crescita urbana e il processo di industrializzazione che hanno luogo in Gran Bretagna a cavallo tra il Settecento e l’Ottocento costituiscono, ai suoi occhi, dei perfetti esempi di tale principio.
Così come per Darwin l’ambiente seleziona gli organismi più adatti, per Spencer la libera concorrenza economica costituisce l’ambiente di selezione dei “più adatti” a sopravvivere nella società, da cui l’espressione “darwinismo sociale”. Nei suoi Principi di sociologia (1876-1896) egli paragona le istituzioni sociali agli organi del corpo umano e crea perfino dei parallelismi tra le strutture sociali e quelle animali: come i molluschi sono protetti dalla corazza, così anche alcune strutture sociali sono rigide, al fine di proteggere la società stessa. Vi è tuttavia una differenza importante: mentre nel corpo c’è un solo organo che governa tutto l’insieme, nella società la coscienza sociale non è concentrata in un unico punto, ma è presente in tutti i soggetti che compongono il corpo sociale. L’individuo è quindi al centro dei meccanismi che regolano la società; per questo bisogna che lo Stato limiti al massimo la produzione delle leggi, così da lasciare uno spazio crescente alla spontanea iniziativa individuale.
Per quanto, al pari di Comte, Spencer consideri la società come un organismo, la conclusione a cui egli giunge è agli antipodi rispetto alla concezione comtiana. Se per Comte la società si regge sulla coincidenza delle menti ed è necessaria un’autorità che la guidi, per Spencer la società è retta da quelle stesse leggi che regolano lo sviluppo dell’universo e dunque non necessita di alcun tipo di guida.
5.5 CRITICHE A COMTE E AL POSITIVISMO
La teoria filosofica e sociologica di Comte ha avuto nel tempo una grande risonanza, diventando fonte d’ispirazione per alcuni e oggetto di critica per altri.
La principale critica rivolta a lui e al positivismo riguarda il presupposto “determinista” che sta alla base della concezione della storia e della società.
Il positivismo, considerando la storia e la società governate da leggi naturali di sviluppo, nega di fatto il ruolo della libera scelta individuale e non permette di comprendere la molteplicità di ragioni e la diversità di situazioni che possono influenzare le azioni delle persone. Se si presume che tutto segua un destino già segnato, la stessa azione politica diventa inutile e contraddittoria: perché schierarsi a favore di una scelta o di un’altra se la società tende “per natura” alla sua evoluzione?
Affermare che la società va studiata per individuare le sue “leggi naturali” porta a considerare l’ordine sociale come un ordine altrettanto “naturale”. Per la sociologia, ciò significa negare la possibilità di porsi criticamente nei confronti di tale ordine e di dover accettare passivamente la realtà così com’è.
Alcune delle critiche più aspre al pensiero comtiano, peraltro, provengono proprio dai sociologi che più direttamente si sono ispirati a lui. Durkheim (un altro dei padri della sociologia | ▶UNITÀ 2, p. 286 |), per esempio, rimprovera a Comte di non essersi attenuto alle regole del metodo empirico proposto, finendo così per costruire una sorta di filosofia della storia dell’umanità, invece che descrivere gli effettivi meccanismi di funzionamento della società stessa.
In altre parole, Comte non ha mai sottoposto a verifica empirica le tesi che formulava a proposito della società, né si è mai posto il problema di come farlo; invece questa procedura è necessaria se si vuole analizzare la società da un punto di vista scientifico e non solo filosofico.
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Per discutere INSIEME
Dialoghi nelle Scienze umane - volume 2
Antropologia, Sociologia, Psicologia – Secondo biennio del liceo delle Scienze umane