3 Il matrimonio

3. Il matrimonio

3.1 Che cos’è il matrimonio

Abbiamo visto che la discendenza costituisce i rapporti di parentela basati sulla nascita. L’altra relazione di base dell’organizzazione parentale è costituita dal  matrimonio. Discendenza e matrimonio sono due aspetti delle relazioni di parentela che vanno studiati insieme perché sono reciprocamente connessi. Le relazioni di parentela costituite con i matrimoni sono state studiate soprattutto dall’antropologia francese, in particolare da Claude Lévi-Strauss.

Con il matrimonio si crea un legame di parentela di affinità, tra gli individui che lo contraggono. Da un punto di vista sociale, molte culture native concepiscono il matrimonio come un modo per stabilire relazioni fra i gruppi e farle persistere nel tempo. Favorendo o prescrivendo certi tipi di matrimonio, le comunità garantiscono la riproduzione dei propri membri e allo stesso tempo stabiliscono  alleanze con determinati gruppi.

Fra i molti aspetti importanti dei legami matrimoniali, Lévi-Strauss ha studiato le indicazioni per la scelta degli sposi che ogni società fornisce. Talvolta il matrimonio si deve contrarre all’interno del proprio gruppo (lignaggio, clan, tribù, casta e così via), e in questo caso si parla di endogamia, altre volte si deve cercare il coniuge al di fuori del proprio gruppo e in questo caso si parla di esogamia. Lévi-Strauss in particolare ha distinto due grandi tipologie generali di sistemi matrimoniali:

  • i sistemi elementari, che hanno lo scopo di rendere stabili le alleanze; per questo specificano le categorie e i gruppi al cui interno ci si può sposare, per esempio nel proprio clan, ma definiscono anche chiaramente in quale gruppo ci si deve sposare, per esempio in un determinato lignaggio, oppure con la propria cugina incrociata, prescrivendo cioè la forma di matrimonio;
  • i sistemi complessi, che al contrario indicano soltanto chi non si può sposare, lasciando aperta, entro certi limiti, la scelta del coniuge. In questo caso i fattori socioeconomici sono un criterio importante nell’orientare la scelta.

In molte società il matrimonio è accompagnato dal trasferimento di beni, proprietà e prestazioni che hanno un significato simbolico importante. Gli antropologi hanno individuato due categorie di compensazioni matrimoniali, che sono:

  • la ricchezza della sposa;
  • la dote.

La ricchezza della sposa è molto diffusa nelle società patrilineari che praticano l’agricoltura, la pastorizia e hanno residenza patrilocale, cioè la coppia di sposi risiede presso il padre dello sposo. Si tratta di una forma di compensazione matrimoniale versata dallo sposo e dal suo gruppo familiare alla sposa e al suo gruppo familiare. Nei contesti di residenza matrilineare, invece, la ricchezza della sposa si associa di solito a regole di residenza che portano la donna a vivere lontano dal proprio matrilignaggio. Il valore simbolico degli oggetti scambiati, dalle conchiglie alle stoffe, agli animali, agli ornamenti preziosi e recentemente al denaro, è molto importante per le persone coinvolte. Non si tratta però di una forma di compravendita, perché, come ha evidenziato Lévi-Strauss, i beni ricevuti dalla famiglia della sposa non vengono consumati ma sono messi in circolo attraverso altri matrimoni.

La dote al contrario è di solito un trasferimento di beni dalla famiglia di origine alla donna che si sposa: in genere è una parte o tutta l’eredità di famiglia e spesso è considerata come il contributo della moglie alla creazione del nuovo nucleo familiare. Ricchezza della sposa e dote non si escludono a vicenda.

Ogni cultura ha la propria definizione di matrimonio, ma in nessun caso coincide completamente con la relazione sessuale, perché il matrimonio modifica sempre la posizione sociale delle persone coinvolte e influisce sulla prole.

Nessuna definizione di matrimonio è abbastanza ampia da poter essere facilmente applicata a tutte le società e in tutte le situazioni. Negli anni Cinquanta del Novecento, l’antropologo britannico Edmund Leach ▶ L’AUTORE | ha definito il matrimonio come un’istituzione che riconosce e stabilisce una serie di diritti e che in qualsiasi società può includere:

  • la paternità e la maternità legale e quindi la legittimità dei figli;
  • il controllo di ciascuno/a sposo/a, o della sua famiglia, sulle prestazioni sessuali dell’altro/a;
  • i diritti ai servizi domestici e in generale alla capacità lavorativa del partner;
  • il controllo sui beni e le proprietà del/della proprio/a sposo/a;
  • la destinazione congiunta dei beni ai figli;
  • un legame tra la famiglia del marito e la famiglia della moglie.

È essenziale sottolineare però che nessuno di questi diritti preso singolarmente può definire il matrimonio, come in nessuna singola società il matrimonio definisce contemporaneamente tutti questi diritti. Poiché esso non implica in tutte le società le stesse conseguenze giuridiche, sessuali e sociali, è necessario individuare di volta in volta quali diritti l’istituzione matrimoniale stabilisce. La definizione di matrimonio si deve pertanto estendere a comprendere unioni anche molto diverse da quelle che normalmente consideriamo tali.

l’autore  Edmund Leach

Edmund Leach (1910-1989) è stato un importante antropologo britannico, presidente del Royal Anthropological Institute (dal 1971 al 1975). Nasce a Sidmouth, in Inghilterra, e, benché ingegnere e matematico di formazione, decide di intraprendere il percorso antropologico dopo aver ascoltato i seminari di Malinowski presso la London School of Economics. Svolge la prima importante ricerca sul campo in circostanze eccezionali, nel 1939, in piena Seconda guerra mondiale, tra le popolazioni dell’altopiano birmano, concentrandosi sulle strutture di parentela della popolazione Kachin. Nel 1945 ottiene il dottorato supervisionato da A.R. Radcliffe-Brown e R. Firth alla London School of Economics, in cui diviene professore rimanendovi fino al 1953, quando si trasferisce a Cambridge per insegnare antropologia e pubblicare il suo Sistemi politici birmani nel 1954. Di approccio funzionalista, i suoi studi sono influenzati dallo strutturalismo di Lévi-Strauss che lo porta a criticare le teorie funzionaliste classiche nel volume Rethinking Anthropology (“Ripensare l’antropologia”) (1961). Muore a Cambridge nel 1989.

 >> pagina 223 

  INVITO ALLA VISIONE 
Stanley Kramer, Indovina chi viene a cena, 1967

Indovina chi viene a cena è un celebre film commedia che narra i problemi incontrati da una coppia di fidanzati nel momento di presentare il proprio compagno e la propria compagna alle rispettive famiglie. Motivo del disappunto è il colore della pelle, bianca di lei, nera di lui. Il film mostra bene le difficoltà che i protagonisti devono affrontare per poter creare la loro nuova famiglia, scontrandosi con le forme di razzismo, i pregiudizi e gli stereotipi che permeano la società in cui vivono.

3.2 Matrimoni e forme di famiglia

Nella nostra società occidentale europea la forma di famiglia più diffusa è la famiglia nucleare monogamica, basata cioè sul matrimonio fra un uomo e una donna e composta soltanto dai coniugi e per lo più da uno o due figli. Ma questo modello di famiglia non è l’unico ▶ APPROFONDIAMO, p. 234 |. Le ricerche antropologiche in varie parti del mondo hanno evidenziato l’esistenza di molte forme diverse di famiglia basate su altrettanti tipi diversi di matrimonio:

  • famiglia con matrimonio poliginico, in cui un uomo sposa due o più donne, diffusa in molte aree del mondo musulmano e in molte società dell’Africa subsahariana. La dinamica familiare poliginica è diversa da quella delle famiglie nucleari. Il sistema di relazioni è complesso: ogni moglie è in rapporto con le “comogli”, sia come singole persone sia come gruppo, e tutte interagiscono singolarmente e collettivamente con il marito. In alcune culture, come per esempio fra le popolazioni native del Camerun settentrionale, può capitare che la prima moglie non approvi la scelta da parte del marito di una seconda moglie, ma poi le due donne stabiliscono un rapporto d’amicizia e si suddividono i compiti domestici (allattare, cucinare e così via). I rapporti e la distribuzione dei ruoli cambiano se le mogli vivono in case separate e a seconda di dove risiede il marito. Spesso lo status sociale della famiglia di origine delle donne è una variabile importante per stabilire la gerarchia fra le comogli;
  • famiglia con matrimonio poliandrico, in cui una donna sposa due o più uomini, diffusa in molte aree dell’India, del Nepal, del Tibet e della Cina. Se gli uomini sono fratelli, la variante si chiama poliandria adelfica (dal greco adelphós, “fratello”), diffusa fra le culture himalayane e tra i Tibetani del Nepal settentrionale. Contrariamente ai Nayar del Kerala, in India, che sono matrilineari e presso i quali la poliandria è ugualmente praticata, i Tibetani sono patrilineari. Quando la donna si sposa va a vivere con i mariti-fratelli, che coltivano un appezzamento di terra e condividono la gestione della proprietà della casa. I figli della donna sono trattati tutti allo stesso modo dai loro “padri” e anche se sanno chi è il loro genitore, chiamano tutti gli uomini allo stesso modo. La ragione dell’alta frequenza di questo tipo di famiglia non sta nella scarsità di donne; in Tibet infatti vi è una forte percentuale di donne non sposate destinate a diventare monache buddiste. Secondo gli antropologi, fattori importanti sono soprattutto quelli di tipo economico-ambientale: alle quote a cui vivono queste famiglie tibetane (oltre 4000 metri) la terra è scarsa perché non è facilmente dissodabile a causa delle gelate che la induriscono per lunghi periodi dell’anno. Con la poliandria, quindi, si cerca di prevenire la frammentazione della proprietà: i fratelli, infatti, restano sui possedimenti ereditati dalla generazione precedente, senza bisogno di fare divisioni. Va osservato che nel caso della famiglia poliandrica la possibilità di avere figli si riduce (una gravidanza per volta), mentre al contrario per la famiglia poliginica si moltiplica (più gravidanze in contemporanea);
  • famiglia con matrimonio col fantasma: quando un uomo muore senza eredi maschi, per cui un fratello o il figlio di un fratello effettua i pagamenti matrimoniali e sposa una donna a nome del defunto. È un tipo di famiglia diffusa presso i Nuer del Sudan, fra i quali, come in tutte le società patrilineari, sposarsi e avere dei figli (specialmente maschi) è per un uomo un fatto di grandissima importanza per stabilire una propria discendenza e tramandare il nome all’interno del lignaggio. La donna va a vivere con il parente del defunto e con lui genera i suoi figli, ma è la sposa del fantasma, il quale è anche il padre socialmente riconosciuto dei figli. In questa forma di matrimonio l’aspetto essenziale è riprodurre il lignaggio del marito, mentre l’unione sessuale è irrilevante;
  • famiglia con matrimonio fra donne: è la famiglia che si forma quando una donna sposa un’altra donna e diventa il padre legale dei figli di questa, che entrano a far parte a pieno titolo del suo lignaggio. Si tratta di un tipo di famiglia diffuso in varie parti dell’Africa: fra i Nuer del Sudan, fra gli Yorúbà della Nigeria, dove le donne attraverso il commercio possono accumulare dei beni, e fra i Lovedu del Sudafrica, dove invece può capitare che le donne si trovino ad amministrare la proprietà familiare. In questi contesti culturali, una donna sterile che accumula il bestiame da versare come compensazione matrimoniale al lignaggio della futura moglie può diventare il “marito” di un’altra donna, in quanto non potendo partorire è considerata in un certo senso un uomo. Questo tipo di famiglia non implica relazioni omosessuali, la donna-marito affianca alla moglie un amante per la procreazione. La donna-marito può avere molti figli che ne assumono il nome e che la chiamano padre trattandola con rispetto. Come ogni altro capo famiglia, si occupa del bestiame e al matrimonio delle figlie riceve la quota tradizionalmente destinata al padre;
  • famiglia con matrimonio di levirato: quando la moglie di un defunto va in sposa al fratello di quest’ultimo, al quale sono affidati in tale modo il sostegno e la tutela della donna medesima e dei suoi figli. L’espressione deriva da “Levi”, il nome della tribù ebraica presso la quale, da ciò che si evince dalla Bibbia, questo tipo di famiglia era frequente. È una forma di famiglia diffusa soprattutto fra le comunità native patrilineari;
  • famiglia con matrimonio di sororato: quando un uomo rimasto vedovo si sposa con la sorella della donna defunta, soprattutto quando questa muore senza prole. L’espressione deriva dal latino soror, “sorella”. Questa forma di famiglia non è speculare al levirato perché lo scopo dell’unione è quello di sostituire le facoltà riproduttive della donna scomparsa a vantaggio del gruppo del marito con il quale era stato fatto un accordo matrimoniale. Questa forma di famiglia è molto diffusa fra i Vedda dello Sri Lanka, fra i Fuegini, aborigeni della Terra del Fuoco nell’estremo sud dell’America meridionale, in Patagonia, e fra i nativi nordamericani a ovest delle Montagne Rocciose.

approfondiamo  Le famiglie omogenitoriali in Italia: uno sguardo antropologico

Nella nostra società occidentale europea, la forma di famiglia più diffusa è quella monogamica, basata sull’unione tra un uomo e una donna. Vi sono però altre forme di famiglia, tra cui quelle con genitorialità gay o lesbica. Per famiglia omogenitoriale si intende un nucleo affettivo composto da uno o più genitori omosessuali. Come hanno mostrato gli antropologi, i sistemi di parentela e le forme di famiglia sono costrutti culturali fluidi e dinamici, frutto di prodotti storici specifici. Sebbene la tendenza dominante sia volta a “naturalizzare” un ordine procreativo di tipo eterosessuale, sulla base di molte ricerche etnografiche l’antropologia ci insegna che non vi è una famiglia “naturale” e quindi una formula unica che va bene per tutti e tutte e che può decidere come una persona debba vivere, amare o creare una famiglia. L’idea di famiglia naturale tradizionale è la concretizzazione di regole create nella società per dare un ordine normativo alla dimensione sociale e ideologica di parentela. Di conseguenza, le famiglie che non rientrano in questo ideale vengono vissute come potenzialmente pericolose. Sebbene nel 2016, con la legge Cirinnà, si sia regolamentato il sistema di unioni civili tra coppie omosessuali, nel 2020 il quadro normativo non prevede una legge che regolamenti e tuteli la genitorialità di una coppia omosessuale. La famiglia omogenitoriale è soggetta a molti pregiudizi e discriminazioni che minano la tutela del minore e la sua crescita in un ambiente sereno e felice. Per esempio, se una coppia omosessuale ricorre a tecniche di procreazione assistita all’estero, per la legge italiana i diritti di tutela del minore vengono riconosciuti solo al genitore biologico, lasciando il secondo genitore senza alcun diritto, se non la definizione di “genitore sociale”. Se uno dei due genitori dovesse venire a mancare, la tutela del minore non andrà al genitore in vita bensì ai parenti biologici del minore. Se una coppia richiede l’adozione di un bambino, soltanto uno dei due genitori avrà garantiti i diritti sul figlio. I casi e le situazioni specifiche sono molti e, in mancanza di una legge che regolamenti e tuteli queste forme di famiglia, i singoli devono ricorrere a forme di autotutela per colmare determinati vuoti giuridici. Uno sguardo antropologico alle forme di famiglia ci aiuta a capire e a rispettare la diversità e a riconoscere che non esistono forme di famiglia “vere” o “false” così come non ci sono genitori e figli “veri” o “falsi”.

  INVITO ALLA LETTURA 
Francesco Remotti, Contro natura. Una lettera al papa, Edizioni Laterza, 2008

In questo libro, l’antropologo Francesco Remotti si rivolge all’allora papa Benedetto XVI riprendendo alcune sue parole in merito al dibattito politico, culturale e parlamentare legato alla possibilità delle unioni civili e alle forme di convivenza che per Benedetto XVI non combaciavano con l’idea della famiglia naturale. Remotti sottolinea come le parole del pontefice tolgano credibilità al lavoro dell’antropologia culturale e coglie la sfida per una riflessione sulla natura umana nell’approccio universalista della Chiesa e in quello relativista dell’antropologia.

per immagini

Una sola famiglia?

Questa foto è stata scattata durante il XIII Congresso Mondiale delle Famiglie, che si è tenuto a Verona dal 29 al 31 marzo del 2019. Il World Congress of Families (WCF) nasce a metà degli anni Novanta dal comune intento dello storico americano Alan Carlson (allora presidente di un’associazione contro l’aborto, il divorzio e l’omosessualità) e del sociologo russo Anatoli Antonov di difendere la “famiglia naturale tradizionale”, cioè quella formata da un uomo e una donna uniti in matrimonio e dalla loro prole. I due anelli intrecciati al centro del cartello a forma di cuore pongono infatti il matrimonio eterosessuale - consacrato davanti a Dio - a fondamento di quella che, secondo i promotori della manifestazione, è l’unica forma di famiglia possibile. Le ricerche degli antropologi contraddicono questa tesi mostrando l’esistenza di diverse forme di famiglia.

 >> pagina 237 

3.3 Il gruppo domestico e la residenza

Accanto alla famiglia nucleare, gli antropologi hanno descritto anche varie forme di famiglia estesa, cioè la famiglia costituita dagli individui appartenenti a tre generazioni e che formano spesso, con l’aggiunta di altri elementi (prestatori di lavoro, servi e così via), il gruppo domestico.

In tutte le forme di famiglia la residenza è uno degli elementi importanti che definiscono il sistema di parentela, strettamente connesso al matrimonio e alla discendenza. Le regole che stabiliscono in quale casa dovranno andare a vivere gli sposi dopo il matrimonio sono molto importanti per comprendere come si formano i gruppi domestici e come si costruiscono le relazioni di discendenza. Le ricerche etnografiche sul campo hanno evidenziato le seguenti regole di residenza:

  • residenza neolocale: è il modello di residenza più diffuso nelle società occidentali, in cui la coppia costituisce una nuova unità domestica in un luogo di sua scelta, separata sia dai parenti del marito sia da quelli della moglie;
  • residenza patrilocale: è il modello di residenza secondo cui la coppia risiede presso il padre dello sposo. Si crea così un raggruppamento di uomini imparentati fra loro: un uomo, i suoi fratelli e i loro figli e le loro mogli che vivono e lavorano tutti insieme; questo modello è diffuso spesso in società agricole e pastorali dove sono importanti i rapporti cooperativi;
  • residenza virilocale: è il modello di residenza simile al precedente ma più generico, quando la coppia si stabilisce presso i parenti del marito;
  • residenza matrilocale: è il modello di residenza di solito correlato alla discendenza matrilineare; la coppia si stabilisce presso la madre della moglie e la famiglia si struttura intorno a un nucleo permanente di madri, figlie e sorelle, che cooperano e amministrano i beni. Di solito in tale situazione l’uomo esercita la propria autorità nel gruppo di nascita, sulle sorelle e sui figli delle sorelle e non sul gruppo della moglie. I bambini, come nelle comunità dei Trobriandesi del Pacifico occidentale studiate da Malinowski, crescono in famiglie formate dalla mamma e dagli zii materni, che hanno il ruolo di padri pur non essendolo dal punto di vista biologico;
  • residenza uxorilocale: è il modello di residenza che prevede l’insediamento degli sposi presso i parenti della moglie e si ritrova anche in società patrilineari;
  • residenza avuncolocale: è il modello di residenza in cui gli sposi vanno a vivere presso il fratello della madre dell’uomo, che è il parente matrilineare per lui più importante e dal quale un giorno erediterà i beni.

 >> pagina 238 

3.4 Per un’antropologia delle famiglie

Quanto abbiamo detto sin qui ci mostra concretamente l’ampia gamma di variabilità nelle scelte possibili per creare relazioni di parentela, che all’inizio dell’unità avevamo rappresentato nel grafico con la linea orizzontale verde.

Il termine famiglia indica legami tra individui diversi a seconda del tempo e del contesto preso in esame. La caratteristica antropologica condivisa da tutte le diverse forme di famiglia che gli antropologi hanno studiato in giro per il mondo è il suo ruolo fondamentale nella vita sociale.

Il nostro concetto occidentale di famiglia, così come la grande varietà di significati, di funzioni e di ruoli di ciò che possiamo intendere con il termine “famiglia” in varie parti del mondo, e le differenze nella composizione dei suoi membri, sono il prodotto di molteplici fattori interdipendenti:

  • fattori culturali: le idee, le credenze e le fedi religiose in merito al concepimento, alla nascita, ai generi, al ciclo di vita, al corpo;
  • fattori sociali: le forme di matrimonio, il divorzio, i tipi di legami di parentela, i modelli di residenza, le norme di trasmissione dell’eredità;
  • fattori economici: la divisione del lavoro, l’accesso alle risorse, il modo di produzione;
  • fattori politici: l’organizzazione dell’autorità, le forme di potere, i conflitti.

Come abbiamo visto nel corso di questa unità, le ricerche scientifiche dell’antropologia culturale mettono fortemente in discussione l’esistenza di una famiglia naturale. La famiglia non è un dato di natura, ma è un prodotto storico; di naturale vi è solo la modalità biologica della procreazione.

L’antropologia culturale non studia le molte forme di famiglia con lo scopo di catalogarle e illustrarle in un caleidoscopio di costumi esotici e singolari, come diceva Malinowski per «riderne e vederne la stranezza esteriore, guardarlo come una curiosità e ammucchiarlo nel museo della propria memoria o nel magazzino dei propri aneddoti». Lo scopo essenziale è «la possibilità di vedere la vita e il mondo dai vari angoli particolari di ciascuna cultura» perché «non possiamo assolutamente raggiungere la suprema sapienza socratica della conoscenza di noi stessi se non lasciamo mai i ristretti confini dei costumi, delle credenze e dei pregiudizi entro cui ognuno nasce».

per lo studio

1. Perché è molto difficile dare una definizione generale di matrimonio?

2. Che cos’è la ricchezza della sposa?

3. Che cosa prescrive la regola di residenza patrilocale?


  Per discutere INSIEME 

Quante forme di famiglia conoscevi prima di leggere questo capitolo? Che cosa significa famiglia per te? Secondo te perché la famiglia svolge un ruolo fondamentale nella vita sociale delle persone? Discutine insieme ai tuoi compagni di classe.

Dialoghi nelle Scienze umane - volume 2
Dialoghi nelle Scienze umane - volume 2
Antropologia, Sociologia, Psicologia – Secondo biennio del liceo delle Scienze umane