1.1 Rapporti umani
In questa unità affronteremo lo studio delle relazioni di parentela. Si tratta di relazioni che hanno un ruolo decisivo nella vita degli esseri umani, perché sono un modo per stabilire rapporti di alleanza, di reciproco sostegno e di cooperazione, ma anche, talvolta, di opposizione e di conflitto. La parentela è un aspetto fondamentale della vita sociale: riguarda i legami fra genitori e figli, il matrimonio, le idee sul concepimento, sulla formazione e la crescita dei bambini. In altri termini, la parentela è un complesso di rappresentazioni riguardante la concezione che ogni cultura ha dei rapporti umani.La scrittrice italiana Natalia Ginzburg (1916-1991) ha espresso con intensa efficacia l’importanza sociale e affettiva della natura di questi rapporti.
Le persone dell’altro sesso ci camminano accanto, ci sfiorano passando per strada, hanno forse dei pensieri o dei disegni su di noi che non potremo mai sapere; hanno in mano il nostro destino, la nostra felicità. C’è fra loro forse la persona che va bene per noi, che potrebbe amarci e che noi potremmo amare: la persona giusta per noi; ma dov’è? Come riconoscerla, come farci riconoscere nella folla della città? In quale casa, in quale punto della terra, vive la persona giusta per noi, in tutto simile a noi, pronta a rispondere a tutte le nostre domande, pronta ad ascoltarci all’infinito senza noia, a sorridere dei nostri difetti, ad abitare per tutta la vita con il nostro viso? Che parole dovremo pronunciare perché ci riconosca tra mille? Come dovremo vestirci, in quali luoghi dovremo andare per incontrarla?
N. Ginzburg, I rapporti umani, in Ead., Le piccole virtù, Einaudi, Torino 1998, pp. 99-100
Gli studi sulla parentela sono importanti perché ci mostrano il modo in cui stiamo insieme: chi possiamo o vogliamo sposare, chi riconosciamo o rifiutiamo nel ruolo di padre o di madre, entro quali codici culturali e valori educhiamo i nostri figli e così via.
Nel corso dell’unità utilizzeremo diversi strumenti di analisi, come i diagrammi di parentela, e daremo varie definizioni tecniche, ma questo brano di Natalia Ginzburg dovrebbe ricordarci che, anche lavorando con simboli e grafici, stiamo pur sempre parlando di persone e di rapporti umani.
La parentela (dal latino pario, “partorire”) si può definire come un modo per ordinare i rapporti fra gli individui sulla base di due principi:
- la consanguineità: la relazione biologica di sangue che lega due individui, per esempio due fratelli, oppure la madre con il figlio;
- la affinità: la relazione istituita attraverso il matrimonio fra i due coniugi e fra l’uno e i parenti consanguinei dell’altro, per esempio il marito si dice parente “affine” della moglie, ma è sua “affine” anche la suocera.
Come vedremo, nel loro complesso le regole e i principi delle relazioni di parentela:
- definiscono i gruppi sociali;
- collocano le persone all’interno di tali gruppi;
- stabiliscono la posizione reciproca delle persone e dei gruppi in riferimento:
– allo spazio, definendo i gruppi di residenza e le modalità di abitazione e convivenza;
– al tempo, definendo le relazioni fra le generazioni e i principi della discendenza, cioè le regole della filiazione che legano un individuo ai suoi antenati e capostipiti.
Le ricerche antropologiche hanno evidenziato che i meccanismi della riproduzione biologica e i legami di parentela, così come sono pensati nelle diverse culture, non sempre coincidono. Le relazioni di parentela non si riducono mai a semplici espressioni di relazioni biologiche, ma sono sempre delle costruzioni culturali.
Esempio: il processo biologico della procreazione è interpretato in modi diversi da cultura a cultura. Alcune comunità indigene melanesiane e australiane non riconoscono il contributo dell’uomo nella procreazione: l’atto sessuale è inteso come una sorta di premessa al concepimento, che apre la via a uno spirito ancestrale, il vero responsabile della gravidanza. Al contrario, nella nostra società occidentale per molti secoli ha prevalso la rappresentazione della procreazione come un effetto della crescita di un “seme” maschile nel ventre della donna, mentre la genetica ha dimostrato scientificamente che il corredo cromosomico di ogni individuo proviene esattamente dalla madre e dal padre. Tuttavia, l’idea della procreazione derivante da un principio maschile attivo e da un principio femminile passivo è ancora oggi largamente radicata nel modo di pensare di molti occidentali.
In molte culture native extraeuropee e anche in quella occidentale matrimonio e relazioni sessuali non sempre coincidono in maniera automatica, e non tutte le nascite stabiliscono legami di discendenza legalmente riconosciuti.
Come abbiamo visto | ▶ unità 3, p. 99 |, le ricerche degli antropologi hanno anche dimostrato che le differenze sessuali non determinano da sole i ruoli che maschi e femmine ricoprono in una data società. L’antropologia culturale opera dunque una distinzione fra il sesso e il genere, ossia la costruzione culturale di credenze e comportamenti che si considerano appropriati e che ci si aspetta per ciascun sesso.
La forza dei legami di sangue non dipende mai esclusivamente dalla biologia ma deriva sempre da una costruzione culturale, sociale e affettiva. Le relazioni di parentela formano e plasmano queste costruzioni culturali.
Esempio: consideriamo un padre e un figlio, biologicamente consanguinei, che però per qualche motivo non hanno più alcun rapporto fra loro, non si parlano e non si frequentano da anni, al punto da non considerarsi più nemmeno parenti; al contrario, immaginiamo un padre che stabilisce con il proprio figlio adottivo, o anche semplicemente con una persona con cui ha condiviso delle esperienze fondamentali della vita, un legame talmente stretto e profondo da considerarlo suo figlio, come se lo fosse davvero anche in senso biologico.
La parentela può essere quindi intesa come un’interpretazione selettiva delle comuni esperienze umane di accoppiamento, nascita e accudimento, e si traduce in un insieme di principi coerenti, i quali permettono alle persone di attribuirsi reciprocamente l’appartenenza a un gruppo. Dal punto di vista antropologico, quando parliamo di relazioni di parentela ci riferiamo a un vasto campo semantico che comprende i diversi modi in cui le culture hanno pensato e risolto numerose questioni di grande importanza esistenziale come:
- la sessualità e il genere: le differenze e le relazioni fra i generi, le concezioni, le credenze e le regole sociali più o meno esplicite relative ai rapporti sessuali;
- il matrimonio e l’adozione: la nascita e la crescita dei bambini, cioè come perpetuare la riproduzione dei membri legittimi del gruppo;
- la famiglia: l’autorità e l’organizzazione dei rapporti all’interno di questo gruppo sociale e dei rapporti fra famiglia e gruppi sociali più ampi; la costruzione del concetto stesso di famiglia;
- le regole di residenza: dove e come dovrebbero abitare i membri del gruppo dopo il matrimonio;
- la discendenza: come stabilire e organizzare i legami fra le generazioni;
- la successione: come e a chi trasmettere le posizioni sociali, i ruoli e le prerogative di autorità o di status;
- l’eredità: come e a chi trasmettere i beni materiali.
Studiare la parentela non ci permette soltanto di stabilire chi sono i parenti di un individuo, chi può sposare chi, o chi è figlio di chi. Ci dice molto di più: significa capire molti aspetti della vita sociale e culturale in quanto tali relazioni dipendono dalle concezioni della vita e della morte, della morale, della religione, della persona, dei diritti, dei doveri, e molte altre ancora.