APPROFONDIAMO - Oktjabrina Voronova

approfondiamo  Oktjabrina Voronova

Oktjabrina Voronova, poetessa madrelingua sámi nella variante Ter parlata nella penisola di Kola, oggi prossima all’estinzione, scrive in una poesia:


[...] Fino al punto in cui i ricordi

feriscono richiami alla mente le

vecchie parole: Sole, Tundra, Acqua,

Madre, Padre, Terra.


La scrittrice ha vissuto il dolore di spingere la memoria fin dove «i ricordi feriscono» per tentare di richiamare «alla mente le vecchie parole». Il dialetto sámi di Ter, uno dei quattro utilizzati nella Lapponia russa, non ha avuto una propria ortografia fino al 1982 e oggi sta scomparendo. I versi esprimono la sofferenza di chi sente intimamente vicina la morte della propria lingua madre.

Durante la dittatura sovietica di Stalin, che si protrasse dal 1924 al 1953, i Sámi, che fino a quel momento avevano preferito rimanere fuori dai kolchoz (proprietà agricole collettive) praticando l’allevamento nomade in maniera autonoma, vennero classificati come kulaki, ovvero sovversivi e nemici del partito; molti furono arrestati o esiliati. Il processo di rilocalizzazione forzata dei pastori sámi di Kola si attuò in modo drastico a partire dal governo di Nikita Krusciov (1953-1964) fino agli anni Settanta del Novecento. I kolchoz vennero chiusi e i servizi cittadini soppressi. Le comunità tradizionali, sii’dat, (in russo pogosty), come Varzino, Lokanga, Voron’e, vennero liquidate perché dichiarate improduttive.

La poetessa Voronova è nata in un piccolo villaggio della penisola di Kola, nella regione di Murmansk, fatto gradualmente sgomberare nel decennio fra il 1960 e il 1970 perché fra quelli dichiarati senza alcuna possibilità di sviluppo. Migliaia di famiglie furono costrette con la forza ad andarsene. Voronova andò ad abitare prima a Lovozero e poi a San Pietroburgo, infine riuscì a trovare un impiego in una biblioteca a Revda nella Russia orientale. Nella seconda metà del Novecento, lo spazio vitale per le comunità pastorali sámi della penisola di Kola è stato ancora più ristretto e trasformato dalla costruzione di basi militari, dalla rapida industrializzazione per le centrali idroelettriche e per lo sfruttamento di miniere di nichel e apatite, dallo smaltimento di rifiuti radioattivi nel vicino Mare di Barents, con effetti complessivi di forte deculturazione fra cui il progressivo declino della lingua Ter, ormai prossima all’estinzione.

I colori dell’Antropologia
I colori dell’Antropologia
Secondo biennio e quinto anno del liceo delle Scienze umane