1.4 L’incompletezza dell’essere umano
Sulla base di numerose scoperte successive a quella dei coniugi Leakey, oggi sappiamo che lo sviluppo culturale è iniziato assai prima della fine dello sviluppo organico. L’homo habilis (circa 2 milioni e mezzo di anni fa) costruiva strumenti di pietra e campi base; circa un milione di anni dopo, l’homo erectus, con la scoperta del fuoco per scaldarsi, difendersi e cacciare, cominciò ad assaporare i cibi cotti, a raffinare il senso del gusto e a esprimerlo con forme via via più articolate di linguaggio.
In seguito, circa 300 mila anni fa, con l’homo sapiens comparvero i primi abiti rudimentali e soprattutto iniziò ad affiorare un tratto culturale assai rilevante sul piano antropologico: la sepoltura dei morti. Prendersi cura del corpo dei propri defunti denota un’attività simbolica estremamente complessa, probabilmente legata al sorgere di sistemi di credenze e a forme di affettività e di rispetto.
Grazie al contributo dell’antropologo statunitense Clifford Geertz (1926-2006), fra i maggiori del secondo Novecento, e agli studi di André Leroi-Gourhan, a partire dagli anni Settanta del Novecento, la teoria del punto critico venne sostituita con la teoria interattiva.
È errato rappresentare l’essere umano come una sorta di torta a strati, perché biologia e cultura non sono affatto due livelli meccanicamente sovrapposti l’uno all’altro e nettamente distinguibili e separabili. Al contrario, nel modello interattivo, l’uomo è concepito come un organismo complesso nel quale sfera biologica e sfera simbolica, natura e cultura, interagiscono e si integrano costantemente: per cui non ha senso chiedersi quale delle due sfere sia venuta prima nella storia evolutiva della specie.
Mediante milioni di anni di interazioni continue fra esseri umani, e fra esseri umani e ambiente, secondo Geertz l’uomo è diventato non solo il produttore di cultura, ma in senso specificamente biologico anche il suo prodotto. La cultura non è apparsa solo in seguito allo sviluppo biologico dell’uomo (modello stratigrafico), era già presente, invece, come elemento imprescindibile dell’evoluzione organica, contribuendo alla formazione dell’uomo odierno (modello interattivo).
La filogenesi umana ci consegna quindi un animale del tutto particolare, la cui caratteristica più profonda è l’incompletezza. A differenza degli altri animali, l’uomo dipende molto meno dai geni che dalla cultura.
La cultura non è un fattore aggiunto, per così dire, a un animale ormai completo; si presenta invece come l’ingrediente più importante del processo di produzione di questo animale. Il concetto di incompletezza si riferisce al fatto che il nostro codice genetico ci predispone a compiere operazioni molto più complesse di quelle effettuabili da qualunque altro animale, ma non ci indica esattamente quali.
Esempio: abbiamo l’istinto di ripararci, ma a differenza dei ragni o dei castori non sappiamo come costruire una tana; abbiamo l’istinto di mangiare per sopravvivere, ma se nessuno ce lo insegna non abbiamo modelli istintivi innati per procurarci il cibo.
In altre parole, se immaginiamo una gara sulla cui linea di partenza si trovano l’uomo e altri animali, al momento dello start l’uomo è quello che parte più svantaggiato di tutti proprio a causa della sua incompletezza biologica di base. Egli non ha un corredo istintivo efficace per adattarsi immediatamente a una specifica ▶ nicchia ecologica, ciononostante è lui a raggiungere per primo il traguardo, proprio perché, potendo completarsi con forme specifiche di cultura variabili e storicamente determinate, è l’animale che più di ogni altro è riuscito a colonizzare l’intero pianeta.
Secondo Geertz, siamo animali incompiuti e non finiti che si completano e si perferzionano attraverso la cultura, e non attraverso la cultura in generale, ma attraverso forme di cultura estremamente particolari.
Gli studi sulla filogenesi sono di grande importanza antropologica perché dimostrano che l’essere umano non è affatto una macchina assemblata rigidamente una volta per tutte, ma è un organismo vivente che cresce e si modifica costantemente grazie a una estrema plasticità. Come vedremo nelle prossime unità, l’uomo necessita di continue forme di modellamento culturale, di apprendimento e di relazioni sociali. Per questo, tutti gli aspetti culturali che esamineremo (il genere, i rituali, le credenze, le strutture di parentela, i sistemi politici, le regole sociali, il senso estetico e così via) non sono mai dati una volta per sempre, ma sono costruzioni dinamiche, talvolta contraddittorie, molteplici, imperfette, storicamente fluide e in costante mutamento.