T1 - Wolfgang Köhler, Il metodo innovativo della Gestalt

PAROLA D’AUTORE

|⇒ T1  Wolfgang Köhler

Il metodo innovativo della Gestalt

In questo brano uno dei più importanti della psicologia della Gestalt, Wolfgang Köhler, spiega la differenza che ha caratterizzato questa corrente di ricerca rispetto agli studi degli psicologi che l’hanno preceduta. L’elemento essenziale è che per gli psicologi della Gestalt il significato vero della percezione non deriva dalla somma di tanti piccoli particolari ma da una serie di esperienze percettive globali.

Sono stato invitato a parlare della psicologia della forma. Si suppone spesso che questa denominazione si riferisca non a una parte della psicologia generale ma a una Scuola particolare e, forse, a una setta interna a questa scienza. Avrete subito modo di chiarirvi la ragione di questa denominazione, e perché essa è fonte di equivoci.

Non tutti gli ascoltatori qui presenti sono specialisti in psicologia. Comincerò, quindi, non con un esame di punti tecnici altamente specifici, ma con alcune questioni e osservazioni psicologiche molto semplici.

Quando, or sono circa cent’anni, la psicologia cominciò a svilupparsi come scienza nuova, la percezione costituì naturalmente il suo oggetto di studio più facile ed immediato. Coloro che noi oggi chiamiamo psicologi della forma svolsero le loro prime ricerche in questo campo. Riferirò quindi ora delle loro ricerche sulla percezione.

Quasi subito i loro studi si avviarono in una direzione che non fu approvata dalla maggior parte degli psicologi del tempo. Perché? Il modo con cui gli psicologi della forma procedevano sembrava agli altri incompatibile con un principio basilare della scienza. Una giovane scienza, si credeva generalmente, deve anzitutto prendere in esame i fatti più semplici del proprio campo. Una volta che questi siano ben conosciuti, lo studioso può gradualmente volgersi a situazioni più complesse e cercare di scoprire come esse possano essere interpretate quali combinazioni degli elementi più semplici già noti. Applicata al materiale percettivo studiato dai primi psicologi della forma, la regola ebbe la seguente specifica formulazione: esaminando la percezione occorre prima di tutto analizzare i più semplici fenomeni puntuali che costituiscono un campo percettivo, ad esempio quello visivo, e ignorare o eliminare da questi elementi ogni altro ingrediente secondario o interferenza che tenda ad oscurare la loro natura semplice e genuina.

I primi psicologi gestaltisti ignorarono questa regola. Essi procedettero in maniera diversa poiché si disinteressarono di quegli “elementi semplici”, le cosiddette sensazioni locali. Anzitutto, essi dicevano, noi dobbiamo esaminare i fenomeni percettivi del tutto imparzialmente, per tentar di individuare in essi i fatti che ci colpiscono per le loro caratteristiche, e, se possibile per spiegarne la natura, paragonarla a quella di altri fatti interessanti e vedere, in questo modo, se possiamo a poco a poco scoprire regole generali che valgano per molti fenomeni.

Rispondi

1. Per quale motivo il metodo di indagine della psicologia della Gestalt non fu approvato dagli psicologi del tempo?

2. Quale regola ignorano i primi psicologi gestaltisti?

 >> pagina 67 

|⇒ T2  James J. Gibson

Le affordances

In questo brano, tratto da Un approccio ecologico alla percezione visiva, il suo ultimo saggio pubblicato nel 1979, Gibson ci spiega come le affordances, ovvero le caratteristiche dell’ambiente come gli elementi naturali, gli animali, ma anche i nostri simili, facilitino e indirizzino le nostre sensazioni. La percezione è, infatti, l’esito di una complessa interazione fra l’uomo e l’ambiente, che struttura e modella la nostra attività percettiva.

Una superficie orizzontale, piatta, estesa, rigida, rappresenta l’affordance del sostegno. Permette l’equilibrio e il mantenimento della postura rispetto alla gravità, forza che è perpendicolare alla superficie. L’animale non cade o scivola come quando è su un declivio ripido. […]

Evidentemente una superficie orizzontale, piatta estesa e non rigida – quale un corso d’acqua o un lago – non costituisce un’affordance per potervi stare sopra in piedi o per camminare o correre su di essa. Come si suol dire: non vi sono punti di appoggio, nondimeno, essa rappresenta un’affordance per galleggiare o nuotare. Per far questo, d’altronde, bisogna essere specificatamente attrezzati, per natura o per apprendimento.

Una superficie verticale, che sia estesa o rigida, come un muro o le pareti di un precipizio, è una barriera per la locomozione a piedi. Le inclinazioni intermedie costituiscono, se lievi, l’affordance del camminare; ma, se sono ripide, esse sono quelle dell’arrampicarsi: in quest’ultimo caso, la superficie non deve comunque essere piatta, ma su di essa devono esserci delle “prese” per le mani e i piedi. […]

Le persone civilizzate hanno modificato le pendenze del loro habitat, costruendo scale, in modo da avere affordances per la salita e la discesa. Quelli che chiamiamo gradini, sono l’affordance di salire o scendere, in rapporto alla lunghezza delle persone. […]

L’affordance del maschio per la femmina è il reciproco dell’affordance della femmina per il maschio; l’affordance che il piccolo offre alla madre è il reciproco dell’affordance che la madre offre al piccolo; l’affordance che la preda offre al predatore è il reciproco dell’affordance che il predatore offre alla preda; l’affordance che il compratore offre al venditore è il reciproco dell’affordance che il venditore offre al compratore e così via. La percezione di queste mutue affordances è enormemente complessa, ma nondimeno è regolata da leggi e si basa sulla raccolta di informazioni tattili, sonore, olfattive e della luce dell’ambiente. Si basa sulle informazioni provenienti dagli stimoli esattamente come nelle percezioni più semplici offerte dal suolo sotto i propri piedi.

Rispondi

1. Le affordances valgono sia per gli animali sia per gli esseri umani?

2. Le affordances sono solo culturali o esistono anche in natura?

3. Da che cosa è regolata la percezione delle affordances?

Dialoghi nelle Scienze umane - volume 1
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Psicologia e pedagogia - Primo biennio del liceo delle Scienze umane