La risposta politica: l’educazione come strada verso il bene
Se in cima a tutte le idee c’è quella di Bene, dalla quale dipende l’idea di Giustizia, quali azioni bisogna intraprendere affinché la giustizia regni nel mondo reale? Se la città esistente è malata, qual è la cura per guarirla?
Platone considera l’umanità prevalentemente irrazionale e attratta dalle ricchezze, dal potere e dal piacere, ma ritiene che una buona educazione in un’anima ben predisposta possa temperare ed equilibrare gli impulsi.
Egli sostiene che per rendere più giusta la società occorre assegnare proprio alla città il compito di educare se stessa, attraverso un progetto educativo ragionato e coerente. Le democrazie e le oligarchie sperimentate hanno fallito la missione di guarire la città: le democrazie falliscono perché i politici ottengono il potere grazie al consenso del popolo e quindi sono costretti a adularlo invece di educarlo; le oligarchie, invece, perché sono al servizio della propria brama di mantenere e accumulare ricchezza.
Ma allora quale potere è giusto? E, ancora prima: come costruire le premesse per un potere giusto, se l’uomo è avido di potere, di ricchezza e di sopraffazione? Chi sono e dove si trovano i buoni medici per guarire la città?
Nel V libro della Repubblica Platone afferma che gli unici medici capaci di curare la pólis sono i filosofi, perché, non essendo sottomessi alla loro parte irrazionale, riescono a coltivare il bene della collettività secondo giustizia.
Lo Stato, secondo Platone, deve essere composto di tre classi di cittadini, ognuna con il proprio ruolo: governanti-filosofi, guardiani (o guerrieri) e produttori (o lavoratori). Questa tripartizione trova corrispondenza nella tripartizione dell’anima umana, divisa in:
- anima razionale: ha sede nel cervello e la sua virtù principale è la saggezza (propria dei governanti-filosofi);
- anima irascibile: ha sede nel cuore e la sua virtù principale è il coraggio (proprio dei guardiani);
- anima concupiscibile: risiede nel ventre e la sua virtù principale è la temperanza (propria dei produttori).
C’è giustizia quando le tre classi corrispondenti alle tre parti dell’anima sono in armonia. Ciò si realizza quando ciascuno svolge il proprio compito, ossia: governare (governanti-filosofi); difendere lo Stato (guardiani);
provvedere al benessere economico dello Stato (produttori). Tale compito viene assegnato a ciascuno non per nascita ma in base alla sua inclinazione naturale, cioè alla parte dell’anima che in lui prevale.
Il programma politico di Platone attribuisce grande importanza al tema dell’educazione. L’attività educativa ha come fine l’individuazione e la formazione dei futuri governanti e dei guerrieri, pertanto essa sarà completamente gestita dallo Stato. Rimarrà invece esclusa dal progetto educativo la classe dei lavoratori, sia perché la funzione che essi svolgono richiede soltanto un apprendimento di tipo tecnico, sia perché la temperanza, che è la virtù che li contraddistingue, li tiene lontani da ambizioni di potere.
Platone afferma che la condizione necessaria perché un governante sia giusto è che non possegga alcun bene privato che lo distolga dall’attenzione per la gestione del bene comune. Poiché la ricchezza e la povertà sono nocive allo Stato, devono essere bandite entrambe. Le due classi al potere, inoltre, non devono nemmeno avere famiglia; saranno in comune, oltre ai beni, anche i figli e le donne, e queste dovranno godere di una completa uguaglianza.