4 - Teorie sulla motivazione

4. Teorie sulla motivazione

Nel corso degli anni sono state elaborate molte teorie che hanno cercato di spiegare quali fossero le spinte che guidano l’uomo rispetto alle sue azioni. Di seguito esamineremo i principali contributi forniti dagli studiosi più importanti.

4.1 MASLOW E LA PIRAMIDE DEI BISOGNI FONDAMENTALI

Lo psicologo statunitense Abraham Maslow (1908-1970) pubblicò nel 1954 un importante saggio intitolato Motivazione e personalità, nel quale sostiene che per l’essere umano motivazioni e bisogni coincidono, ovvero sono la stessa cosa.
Egli individuò una loro gerarchizzazione, elaborando la piramide dei bisogni fondamentali dell’uomo, sintesi delle motivazioni biologiche e sociali, ordinate secondo la loro comparsa durante lo sviluppo di vita. La piramide è divisa in fasi di crescita successive, disposte in ordine crescente, e mette in luce i bisogni fondamentali dal più semplice al più complesso.
  • Bisogni fisiologici: sono i bisogni primari, presenti fin dalla nascita e necessari alla sopravvivenza, come per esempio l’alimentazione, l’idratazione, la defecazione, l’igiene.
  • Bisogni di sicurezza: sono secondari solo ai bisogni fisiologici e riguardano la ricerca di protezione e tranquillità.
  • Bisogni di appartenenza e attaccamento: si riferiscono alla necessità umana di sentirsi parte di un gruppo sociale e riguardano i bisogni interpersonali di attaccamento, affetto e cooperazione.
  • Bisogni di stima, ovvero l’esigenza di essere riconosciuti dagli altri rispetto al proprio ruolo nel mondo; fanno riferimento alla necessità di approvazione e alla ricerca di prestigio, successo e affermazione.
  • Bisogni di autorealizzazione: la necessità di realizzazione individuale e di soddisfacimento delle proprie aspettative, che coincide con l’accettazione di sé.
Secondo Maslow, per poter accedere al livello successivo è necessario che quello precedente sia stato soddisfatto.
I bisogni fondamentali (bisogni fisiologici e di sicurezza) saranno presenti nel corso di tutta la vita dell’individuo, il quale potrà accedere ai bisogni secondari (bisogno di appartenenza e attaccamento, stima e autorealizzazione) solo una volta soddisfatti quelli precedenti. Secondo Maslow l’essere umano avverte una spinta motivazionale che lo guida verso i livelli superiori solo nel momento in cui i bisogni di base sono soddisfatti. In caso contrario, i bisogni dei livelli superiori non vengono neanche presi in considerazione.

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4.2 LA TEORIA PULSIONALE DI FREUD

All’interno delle sue opere Freud | ▶ L’AUTORE, p. 312 | indagò anche l’origine dei comportamenti umani e le motivazioni che ne sono alla base, elaborando la teoria pulsionale, grazie alla quale introdusse il concetto di pulsione. Essa è un’energia interna all’organismo, correlata a bisogni naturali, che produce l’eccitazione psichica alla base del comportamento dell’individuo. Caratteristica di questa spinta energetica intrinseca alla natura umana è quella di essere un movente che condiziona le condotte umane, anche all’insaputa del soggetto. Pertanto, ogni essere umano è inconsapevolmente guidato nel proprio comportamento da pulsioni che richiedono di essere soddisfatte. Le pulsioni, inoltre, pur essendo processi psichici, avrebbero un’origine biologica, al pari degli istinti.
Secondo Freud l’essere umano è mosso da due pulsioni di base:
  • pulsione di vita, energia psichica che guida la mente dell’individuo. Detta anche Eros (dal greco “desiderio, amore”), o pulsione sessuale, spinge l’individuo alla ricerca della felicità e al soddisfacimento dei suoi bisogni e desideri;
  • pulsione di morte, energia psichica, detta anche Thánatos (dal greco “morte”), che funziona in senso contrario alla pulsione di vita e che spinge il soggetto a fallire in ciò che desidera e pertanto a non ottenere quella soddisfazione e quel piacere vitale che sta cercando.
Per loro natura le pulsioni hanno:
  • un’origine a cavallo tra l’attività biologica del corpo e la psiche umana, cioè tra bisogno e desiderio;
  • una meta, ovvero la possibilità di scaricare la tensione psichica verso cui la pulsione stessa è protesa;
  • un oggetto, mezzo attraverso il quale possono essere soddisfatte.
ESEMPIO: la pulsione della fame, per esempio, ha un’origine fisiologica legata alla sopravvivenza; una meta, che consiste nel saziarsi; un oggetto, rappresentato dal cibo.
La pulsione sessuale, tuttavia, è ben diversa dalla fame e a questo proposito Freud sottolinea come l’uomo, a differenza degli altri animali, viva senza avere la possibilità di soddisfare direttamente e nell’immediato la propria sessualità. Le capacità cognitive, infatti, intervengono a mediare la necessità di soddisfacimento immediato delle pulsioni e permettono al soggetto di riordinarle all’interno di una scala gerarchica e di controllare le proprie azioni volte al soddisfacimento dei bisogni, differendoli nel tempo. Sono questi i presupposti per la creazione della civiltà: all’interno della società, infatti, la spinta all’appagamento dei bisogni dei singoli viene mediata da regole e norme condivise in seguito alle quali le pulsioni, e tra queste quella sessuale, invece di essere immediatamente soddisfatte, sono differite o bloccate.
Che cosa succede quando una pulsione non riesce a raggiungere la sua meta? Esistono, secondo Freud, due diversi esiti:
  • la pulsione, rimasta insoddisfatta, manterrà alta la tensione e il senso di malessere che il soggetto prova, fino a giungere a sviluppare un vero e proprio disturbo psichico;
  • la pulsione può essere sublimata, cioè trasformata in qualcosa d’altro: per esempio è tipico degli esseri umani trasformare la spinta sessuale in una produzione artistica o culturale | APPROFONDIAMO, p. 276 |.
Questo vuol dire che il concetto di pulsione spiega l’origine della motivazione umana anche se non coincide con essa, perché la spinta pulsionale agisce in modo inconsapevole mentre la motivazione ne è la parte manifesta e consapevole.

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4.3 IL MODELLO MOTIVAZIONALE AL SUCCESSO

Secondo il modello motivazionale alla riuscita, sviluppato all’inizio degli anni Settanta del secolo scorso dallo psicologo statunitense John William Atkinson (1923-2003), l’essere umano intraprende un compito spinto da due tendenze motivazionali opposte:
  • la tendenza alla riuscita;
  • la tendenza a evitare l’insuccesso.
Il modello di Atkinson riconosce l’importanza del ruolo emotivo alla base dei processi motivazionali. La motivazione al successo dipende infatti sia dalla convinzione del soggetto riguardo le proprie capacità e dalla fiducia in se stesso che aumenta ogni volta che viene conseguito un obiettivo, sia dal giudizio nei confronti del compito da affrontare. Il diverso atteggiamento determinerà il tipo di emozione anticipatoria che guiderà il soggetto nell’affrontare la situazione, ed essa influenzerà a sua volta la motivazione.
ESEMPIO: partire dal presupposto che per quanto possa impegnarmi non riuscirò mai a ricordarmi le diverse teorie che sono state elaborate sulla motivazione, mi farà approcciare allo studio di questa unità con una sfiducia che influenzerà negativamente la mia concentrazione, probabilmente mi renderà anche annoiato o di cattivo umore, e la fatica di studiare sarà maggiore.
Quando la motivazione è guidata dalla tendenza alla riuscita, l’individuo si percepisce particolarmente abile e capace di perseguire l’obiettivo prefissato e sceglie di intraprendere un compito perché fiducioso nelle proprie risorse, convinto di poter raggiungere lo scopo. Inoltre, il piano emotivo suggerisce che l’ottenimento del risultato regalerà appagamento ed emozioni positive: in questi casi si sperimenta fiducia in se stessi e si affronta il compito anticipando emozioni quali l’orgoglio e la soddisfazione, incentivi interni che predispongono alla prestazione. Chi è in grado di sfruttare questa base motivazionale è solitamente portato ad affrontare compiti di media difficoltàche garantiscono maggiore probabilità di riuscita.
Diversamente, la tendenza a evitare l’insuccesso porta il soggetto ad affrontare o compiti molto facili, il cui risultato positivo è assicurato, o compiti estremamente difficili, in cui si è certi di fallire, evitando di fatto di mettere alla prova le proprie abilità. In questo caso gli stati emotivi sono caratterizzati da senso di inadeguatezza e vergogna, che, di fronte a sfide particolarmente ardue, portano il soggetto a provare ansia e demotivazione, fino alla ritirata. Inoltre, in caso di fallimento, il rischio è di provare emozioni spiacevoli che influenzeranno la percezione delle proprie aspettative future di riuscita e quindi la valutazione degli obiettivi.
La condizione ottimale si realizza quando intercorre una giusta corrispondenza tra la tendenza alla riuscita e compiti di difficoltà leggermente superiore alla media. Se traguardi facili che spesso appaiono ripetitivi e noiosi fanno sentire poco motivati, così come succede in merito a compiti troppo ardui, obiettivi un po’ più difficili della media permettono di metterci alla prova e di stimolarci a trovare strategie efficaci per superarli.

approfondiamo  VOLLI, E VOLLI SEMPRE, E FORTISSIMAMENTE VOLLI

Il motto “Volli, e volli sempre, e fortissimamente volli” del poeta e scrittore Vittorio Alfieri (1749-1803), noto per la sua proverbiale motivazione, accompagna l’aneddoto più famoso che lo riguarda. Pare infatti che lo scrittore si facesse legare alla sedia ordinando di non essere slegato per diverse ore in modo da essere costretto a studiare, scrivere e lavorare alle proprie opere senza distrazioni e interruzioni.
Si racconta inoltre che si fece rasare i capelli a zero, ma solo metà della testa, in modo che il brutto aspetto lo disincentivasse a uscire di casa e quindi, costretto tra le mura domestiche, potesse dedicarsi anima e corpo alla propria produzione artistica.

per lo studio

1. Descrivi la piramide dei bisogni fondamentali di Maslow aiutandoti con alcuni esempi.
2. In che cosa consistono, secondo Freud, le pulsioni di vita e di morte?


  Per discutere INSIEME 

Talvolta, quando si deve affrontare una verifica o un compito, si evita di farlo per paura di sperimentare l’insuccesso. In classe provate a discutere insieme per cercare nuove strategie che possano aiutare a non sperimentare questa paura e quindi sostenere la motivazione alla riuscita.

Dialoghi nelle Scienze umane - volume 1
Dialoghi nelle Scienze umane - volume 1
Psicologia e pedagogia - Primo biennio del liceo delle Scienze umane