2 - Le teorie sulle emozioni

2. Le teorie sulle emozioni

Nel seguente capitolo illustreremo le principali ricerche sul manifestarsi delle emozioni negli esseri umani e l’importanza delle loro funzioni nella vita relazionale e sociale degli individui.

2.1 EKMAN E LE FUNZIONI DELLE EMOZIONI

Paul Ekman | ▶ L’AUTORE |psicologo che ha dedicato gran parte della sua attività professionale allo studio delle emozioni, è stato fortemente influenzato dalle teorie darwiniane degli stati emotivi.
Charles Darwin (1809-1882), nella sua opera intitolata L’espressione delle emozioni negli uomini e negli animali (1872), propone la propria concezione evoluzionistica delle emozioni. Secondo Darwin esse sono:
  • innate, ovvero già presenti alla nascita e non apprese in un momento successivo;
  • universali, cioè non diverse a seconda della cultura di appartenenza;
  • strettamente associate alla sopravvivenza della specie e dell’individuo.
Partendo da questa base teorica, Ekman elaborò il suo punto di vista sulle emozioni, individuando innanzitutto le loro molteplici funzioni.
  • Funzione autoregolatoria: è immediata e si verifica a livello intrapersonale, cioè all’interno dell’individuo. Nel momento in cui un soggetto prova uno stato emotivo, ancora prima di processarlo da un punto di vista cognitivo, effettua una prima rapida elaborazione che lo predispone a produrre una risposta conforme. Le emozioni servono dunque per attivarci, prepararci all’azione.
  • Funzione relazionale: è attiva a livello interpersonale, poiché attraverso la manifestazione emotiva l’individuo esprime agli altri la propria interiorità, altrimenti non accessibile. Le emozioni servono quindi anche da un punto di vista comunicativo e sociale.
  • Funzione di collegamento tra mondo psichico e apparato fisiologicocon trasmissione di informazioni reciproche ai due sistemi. Tale ruolo è rilevante per l’adattamento e la sopravvivenza del soggetto.
    ESEMPIO: nel corso dell’evoluzione la paura è servita all’essere umano per cogliere gli stimoli che potevano rappresentare un pericolo e progressivamente eliminare la reazione di spavento che paralizza, allenando invece la risposta immediata di difesa o di attacco.

l’autore  Paul Ekman

Paul Ekman è nato a Washington nel 1934. Professore di Psicologia presso la California University fino al 2004, è diventato il maggior esperto mondiale di espressioni facciali, maturando in particolar modo una formidabile competenza nel saper riconoscere bugie e menzogne; per questo è stato consulente delle principali agenzie investigative americane, occupandosi di spionaggio e controspionaggio. I suoi interessi sulla mimica delle emozioni, inoltre, lo hanno portato fino in Papua Nuova Guinea, dove ha studiato la capacità di riconoscere le emozioni da parte di una popolazione indigena.
Ha collaborato anche allo sviluppo di un software di rilevamento emozionale chiamato Face Reader. Tra le sue molte attività è stato anche consulente scientifico della serie tv Lie to Me. Nel 2009 la rivista “Time” lo ha inserito nella lista delle 100 persone più influenti al mondo.

  INVITO ALLA VISIONE 
Pixar, INSIDE OUT, 2015

Inside Out è un film di animazione nel quale i personaggi principali sono le emozioni fondamentali che albergano nella mente della piccola Riley: Gioia, Tristezza, Rabbia, Paura e Disgusto. Le cinque emozioni gestiscono il vissuto emotivo della protagonista da una sala di comando, litigando o collaborando tra di loro. Ogni volta che Riley prova un’emozione, essa si trasforma in un ricordo: una piccola sfera colorata in base all’emozione sperimentata. La maggior parte dei ricordi viene trasportata nel grande magazzino della memoria a lungo termine, tranne i ricordi fondamentali, che rimangono nella sala di comando perché determinano la personalità di Riley.
Quando Riley, che ha undici anni, è costretta a trasferirsi insieme alla sua famiglia per il lavoro del padre, si innesca dentro di lei una vera e propria battaglia emotiva: Riley crescerà, sperimenterà emozioni diverse e costruirà, emozione dopo emozione, la propria personalità.
Un team di psicologi ha fatto da consulente alla produzione del film, compreso Paul Ekman.

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  INVITO ALLA VISIONE 
Samuel Baum, LIE TO ME, 2009

Lie to Me è una serie televisiva statunitense andata in onda dal 2009 al 2011 che vede come protagonista il dottor Cal Lightman, studioso esperto di comunicazione non verbale e di espressioni facciali. La sua peculiarità è l’essere infallibile nel cogliere dettagli espressivi da cui capisce se una persona sta mentendo.
Storia e personaggio del dottor Lightman sono ispirati agli studi di Paul Ekman sulle espressioni facciali. Egli ha infatti individuato 43 microespressioni, catalogando tutte le loro possibili combinazioni. Nel corso delle puntate il dottor Lightman, collaborando con l’Fbi nella risoluzione di casi di omicidio, interroga diversi sospettati studiandone i micromovimenti del volto, da cui capisce se stanno mentendo.

Le sei emozioni universali
Nel corso della sua vita Ekman si è dedicato anche alla ricerca sul campo, viaggiando in varie parti del mondo e vivendo per qualche tempo insieme a una tribù fino a quel momento isolata della Papua Nuova Guinea, dove ha fatto una scoperta sorprendente: l’esistenza di sei emozioni universali.
Se fino a quel momento i vari studiosi che si erano occupati di indagare il riconoscimento degli stati emotivi a livello antropologico e sociale avevano ritenuto che le emozioni fossero determinate dalla cultura o dalle tradizioni di una determinata popolazione, egli è riuscito a dimostrare invece come alcune espressioni facciali siano riconosciute universalmente. Mostrando foto di espressioni facciali a molte popolazioni in tutto il mondo, tra cui i nativi della Papua Nuova Guinea che non erano mai entrati in contatto con persone al di fuori della loro tribù, e chiedendo loro di categorizzare le emozioni che riconoscevano in quelle immagini, ha scoperto che le distinguevano e classificavano nello stesso modo dei suoi colleghi ricercatori americani.
Le sei emozioni universali, definite anche emozioni primarie, sono: gioiapaura, tristezza, sorpresa, rabbia, disgusto. Esse si basano su un’origine di carattere biologico e non culturale, perciò sono caratterizzate da un livello di consapevolezza e intenzionalità basso, tale da poterle definire automaticheinoltre, secondo Ekman, sono innate, presenti cioè fin dalla nascita.
Tutte le altre emozioni (per esempio ansia, nostalgia, vergogna) sono definite secondarie, ovvero emozioni miste, derivanti da sfumature e combinazioni delle emozioni primarie, non scomponibili, e influenzate dalla cultura e dall’apprendimento.
A favore della teoria di Ekman, per cui le emozioni di base sono innate, è stato osservato che bambini ciechi dalla nascita producono espressioni facciali uguali ai bambini non ciechi. Questo risultato smentisce pertanto il ruolo dell’apprendimento nella produzione delle espressioni emotive. Nonostante ciò, va riconosciuta la componente culturale nell’intensità della manifestazione emotiva: l’esplicitazione in modo accentuato o contenuto dell’emozione dipende dal nostro sistema culturale di riferimento.

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2.2 LE TEORIE NEUROFISIOLOGICHE DELLE EMOZIONI

Le principali teorie neurofisiologiche delle emozioni, che si occupano cioè di indagare quali siano i meccanismi fisiologici alla base delle emozioni, si dividono in due filoni, che presentano concezioni tra loro opposte.
  • Teoria periferica: l’emozione deriva da uno stimolo esterno che, agendo sui nostri sensi, la provoca. Ciò significa che non tremiamo perché abbiamo paura, ma abbiamo paura perché tremiamo: un evento esterno attiva il sistema nervoso centrale e lo informa che siamo spaventati, perché registra dei cambiamenti a livello fisiologico (sudorazione, battito accelerato), dai quali prende vita l’emozione. Secondo questo approccio è sufficiente che il soggetto abbia una reazione fisica per provare l’emozione a essa collegata: se sorridiamo, la modificazione fisiologica prodotta da quel movimento muscolare induce in noi l’emozione di felicità.
  • Teoria centrale: l’emozione scaturisce da circuiti neurologici interni. Le emozioni sono attivate e regolate a livello del sistema nervoso centrale ed è sulla base di un impulso interno che ne viene determinata l’espressione. Questa teoria prevede però anche la possibilità che si provino delle emozioni senza necessariamente esprimerle fisicamente: se sulla base di un segnale inviato dal nostro sistema nervoso centrale proviamo tristezza possiamo decidere se esplicitarla in un pianto oppure no.

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approfondiamo  LO STRANO CASO DI PHINEAS GAGE

Il 13 settembre 1848 Phineas P. Gage, operaio edile di venticinque anni, stava lavorando alla costruzione di una linea ferroviaria nel Vermont, in America. Una carica esplosiva, piazzata in modo da frantumare la roccia circostante, esplose prima del previsto: l’asta metallica di 3 cm di diametro che Gage stava usando per piazzare la carica venne sparata indietro a grande velocità, trapassando il cranio di Gage, provocandogli un grave trauma cranico in corrispondenza della corteccia cerebrale prefrontale e finendo conficcata nel terreno a 30 metri di distanza.
Gage perse conoscenza ed ebbe convulsioni per qualche istante, ma le testimonianze riportano 
che nel giro di pochi minuti fosse in grado di parlare. Venne trasportato su un carro al paese vicino, dove spiegò in prima persona l’accaduto al dottore che lo assisteva incredulo. Nonostante una lunga convalescenza, Gage sopravvisse. Dal punto di vista fisico guarì quasi completamente e dopo alcuni anni fu in grado di ricominciare a lavorare.
Secondo alcune fonti il danno alla corteccia prefrontale aveva gravemente compromesso la capacità di gestione delle emozioni di Gage, al punto da renderlo quasi irriconoscibile agli amici: se prima era sempre stato una persona cordiale, mite e tranquilla, in seguito all’incidente divenne irritabile, violento, spesso rabbioso; ciò significa che le emozioni e la capacità di gestirle furono gravemente compromesse.

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2.3 LA TEORIA COSTRUTTIVISTA DELLE EMOZIONI

Al contrario delle teorie psicoevoluzioniste, iniziate con Darwin e tutt’oggi in auge grazie agli studi di Ekman, secondo la teoria costruttivista le emozioni non sono l’espressione di processi naturali o innati ma prodotti eminentemente culturali e sociali. Secondo tale teoria, gli stati emotivi si acquisiscono tramite l’educazione e servono a regolamentare le interazioni sociali fra gli individui.
Ogni cultura possiede quindi specifiche configurazioni di emozioni, che si sviluppano a partire dalle pratiche sociali e dalla condivisione di determinati sistemi di credenze e valori.
Secondo tale approccio, l’individuo, fin dalla nascita, apprende come esprimere e gestire il proprio mondo emotivo sulla base di sistemi condivisi di significati. Le espressioni facciali delle emozioni sarebbero quindi la manifestazione di codici comunicativi convenzionali, appresi durante l’infanzia e diversi da cultura a cultura. Diventa pertanto fondamentale considerare il contesto sociale e culturale nella valutazione ed elaborazione delle emozioni, le quali assumono rilevanza per l’interazione sociale piuttosto che per l’adattamento della specie. In altre parole, le emozioni rientrano in un sistema di codici comportamentali che il soggetto segue per orientarsi e comunicare nella società di appartenenza.

Harré e la relatività culturale delle emozioni
Un sostenitore dell’approccio costruttivista è Rom Harré (n. 1927), psicologo neozelandese, il quale ritiene che non esista nulla di innato, poiché tutto è appreso, emozioni comprese. Lo studioso ha infatti elaborato il concetto di relatività culturale delle emozioniin riferimento alle differenti sfumature emotive tra culture, per quanto riguarda sia l’espressione sia la qualità delle emozioni provate dall’individuo. Secondo Harré, infatti, in culture diverse la stessa emozione può presentare sfumature molto differenti, a seconda dell’intensità con cui può essere espressa.
Inoltre, secondo lo studioso, in certe culture è possibile ritrovare emozioni non esistenti in altre.
ESEMPIO: l’amae, in Giappone, è un’esortazione, espressa in casi estremi attraverso l’implorazione, rivolta da parte di un soggetto a una figura considerata autorevole – come, per esempio, il coniuge, un genitore, un insegnante – a prendersi cura di lui. L’aspetto particolare di tale espressione emotiva risiede nel fatto che questa ricerca di una “piacevole dipendenza” è riconosciuta anche agli adulti, per esempio i figli maschi hanno una forma di amae nei confronti della madre per tutta la durata della vita della donna. Nelle culture occidentali, che esaltano piuttosto l’autonomia e l’indipendenza, un comportamento del genere verrebbe tollerato soltanto nei bambini più piccoli.
Lo studioso, infine, ritiene che le emozioni possano variare anche in base alle epoche storiche. L’accidia, per esempio, che letteralmente significa “avversione all’operare” ed è caratterizzata da un misto di noia e apatia per certi versi simile alla malinconia, nell’antichità indicava uno stato di indifferenza e assenza di dolore, mentre, con l’avvento della morale cristiana, ha assunto una connotazione negativa, tanto da essere inserita nei sette peccati capitali. A oggi sembra sopravvissuta solo questa sua accezione mentre l’emozione di per sé pare non essere più presente. A dimostrazione di ciò Harré evidenzia come l’accidia non faccia ormai neanche parte del repertorio lessicale della nostra cultura: semplicemente non esiste più.

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per immagini

Accidia e malinconia

Questa incisione di Albrecht Dürer (1471-1528) rappresenta un’allegoria della malinconia, ma non tanto nel significato prettamente moderno del termine (più vicino alla dolorosa nostalgia), quanto piuttosto di quello più antico dell’accidia, sentimento che oggi ha una connotazione vaga e indefinita, ma che può essere spiegato come uno stato contemplativo nei confronti della vita e del suo significato. La figura femminile e alata, infatti, mostra di avere uno sguardo perso nella contemplazione di qualcos’altro, lontano, distante dagli oggetti da cui si trova circondata. L’ambiente in cui tale figura è inserita è stato oggetto di moltissime interpretazioni: vi sono rimandi all’alchimia, all’arte, alla fede, alla ragione umana, motivo per cui l’opera è tuttora avvolta da un alone di mistero. Lo sguardo della donna, tuttavia, non si posa su nessuno strumento, benché vi sia immersa, e appare corrucciato, come se fosse nell’attimo che prelude alla creazione artistica, accogliendo la tormentata inquietudine che è all’origine del pensiero umano.

per lo studio

1. Quali sono le sei emozioni universali individuate da Paul Ekman?
2. In che cosa consiste la teoria periferica delle emozioni?


  Per discutere INSIEME 

Dividetevi in coppie. Provate a mimare alcune emozioni che il vostro compagno cercherà di riconoscere. Poi datevi il cambio.

Dialoghi nelle Scienze umane - volume 1
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Psicologia e pedagogia - Primo biennio del liceo delle Scienze umane