Poiché a mio avviso la migliore eloquenza è il linguaggio dei fatti chiedo licenza di passare subito all’esposizione di quel materiale sperimentale che mi autorizza a parlare dell’argomento prescelto.
Sarà questa la storia della digressione di un fisiologo dai problemi puramente fisiologici nel campo di quelli cosiddetti psichici. Questo trapasso è avvenuto, seppur in modo imprevisto, non di meno del tutto naturale, e, ciò che mi sembra qui particolarmente importante, senza che si cambiasse, per così dire, il fronte metodico.
Essendomi occupato durante molti anni dell’attività normale delle ghiandole digestive, nell’analizzare le condizioni costanti di questa attività mi accadde […] di trovarmi di fronte a manifestazioni di carattere psichico. Non c’era ragione di fare astrazione da queste condizioni, ma come tenerne conto e studiarle? […]
Dobbiamo noi forse per comprendere i nuovi fenomeni penetrare nell’essere interiore dell’animale e rappresentandoci a nostro modo le sue sensazioni, i suoi sentimenti e desideri? […] Ma quale criterio almeno genericamente sicuro ci dirà che noi indoviniamo giusto e possiamo con vantaggio della conoscenza dei fatti raffrontare l’essere interiore di un animale sia pure così altamente evoluto come il cane con noi stessi? […] Non ci restava perciò altro da fare che condurre le ricerche sopra un piano puramente obiettivo, […] concentrando la nostra attenzione sullo studio dei legami tra fenomeni esterni e reazione organica.