VERSO LE COMPETENZE

VERSO LE COMPETENZE

CONOSCENZE
1 Scegli il completamento corretto.

a. Secondo la teoria fattoriale di Charles Spearman, l’intelligenza:
  • 1 è composta da una serie di fattori che corrispondono a diverse capacità e che non sono modificabili.
  • 2 è formata da un fattore generale e da una serie di fattori specifici.
  • 3 è composta da un unico fattore innato e non modificabile.

b. Gli antiriduzionisti sostengono che:
  • 1 è possibile progettare un computer in grado di replicare le abilità del cervello umano.
  • 2 nessuna macchina potrà mai riprodurre la modalità di pensiero del cervello umano.
  • 3 è possibile ideare una macchina in grado di provare sentimenti ed emozioni.

c. Secondo Gardner l’intelligenza interpersonale:
  • 1 rappresenta la capacità di entrare in contatto e in relazione con gli altri.
  • 2 si riferisce all’abilità di sviluppare una buona consapevolezza dei propri sentimenti.
  • 3 rappresenta la capacità di saper imporre le proprie idee agli altri.

d. Secondo la teoria interazionale, l’intelligenza è:
  • 1 il frutto dell’interazione tra il nostro patrimonio genetico e l’ambiente.
  • 2 il risultato della nostra interazione con gli altri.
  • 3 l’espressione del nostro patrimonio genetico.

2 Indica se le seguenti affermazioni sono vere (V) o false (F).

a. Secondo Gardner l’intelligenza umana è facilmente misurabile tramite la somma dei diversi tipi di abilità dell’individuo.
  •   V       F   
b. La scala di valutazione Stanford-Binet calcolava il Q.I. sulla base dell’età biologica.
  •   V       F   
c. Secondo la scala di Wechsler la distribuzione dell’intelligenza è asimmetrica.
  •   V       F   
d. L’intelligenza esistenziale rappresenta la capacità di orientamento.
  •   V       F   
3 Completa le frasi utilizzando le espressioni e i termini elencati di seguito.

120 • combinazioni • contenuti • multidimensionale • cubo • informazioni • operazioni • prodotti

Lo psicologo Guilford elaborò una concezione ..................................... dell’intelligenza, teorizzando l’esistenza di ..................................... capacità mentali, derivanti dall’intersezione di tre diverse tipologie di fattori.
Tali fattori sono le ....................................., ovvero i processi che la mente compie a partire dalle informazioni; i ....................................., cioè le modalità con cui si presentano le .....................................; i ....................................., ovvero i risultati in seguito all’elaborazione dell’informazione. Le diverse ..................................... possono essere disposte in maniera tridimensionale con un parallelepipedo che ha preso il nome di “..................................... di Guilford”.
LESSICO
4 Fornisci una definizione per ognuna delle seguenti parole o espressioni.

a. Empatia
b. Intelligenza linguistica
c. Pensiero convergente
d. Intelligenza spaziale
e. Pensiero divergente
f. Intelligenza corporeocinestetica
g. Intelligenza logicomatematica
h. Riduzionismo

ESPOSIZIONE ORALE
5 Rispondi oralmente alle seguenti domande.

a. Che cos’è il Mensa?
b. Che cos’è l’eugenetica?
c. Perché, secondo Goleman, l’intelligenza emotiva riveste un ruolo importante?
d. Che cosa intende Goleman con l’espressione “dominio di sé”?
e. Quale formula utilizzò Terman per calcolare il quoziente d’intelligenza?
f. Che cos’è il “fattore g” secondo Spearman?
g. Quali sono i tipi di prove previste dalla scala WAIS IV?

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ANALISI E COMPRENSIONE DI UN DOCUMENTO

6 Questo brano è tratto dal racconto Il mastino dei Baskerville (1901) di Arthur Conan Doyle. Il protagonista è Sherlock Holmes, irriverente detective inglese, noto per la sua cultura, memoria e soprattutto intelligenza, che non perde occasione di sottolineare soprattutto nei confronti del paziente dottor Watson, suo braccio destro. Dopo la lettura, svolgi le attività.


Sherlock Holmes, che solitamente si alzava molto tardi alla mattina – tranne i molto frequenti casi in cui rimaneva in piedi tutta la notte – era seduto al tavolo della prima colazione. Io mi ero chinato sulla stuoia distesa accanto al caminetto e avevo raccolto il bastone da passeggio dimenticato dal nostro ospite della sera prima. Era un bellissimo esemplare di solido legno, dall’impugnatura a bulbo del tipo noto col nome di “Penang lawyer”. Proprio al disotto del pomo c’era una grossa striscia d’argento, larga quasi un pollice. Vi era inciso sopra: “A James Mortimer, M.R.C.S., da parte dei suoi amici del C.C.H.”, con data “1884”. Era proprio il tipo di bastone da passeggio che sono soliti portare i medici di famiglia all’antica: era dignitoso, massiccio, ispirava fiducia.
– Dunque, Watson, lei che cosa dice? – Holmes sedeva di spalle e non riuscivo perciò a capire come avesse fatto ad accorgersi dei miei movimenti.
– Come diavolo ha potuto capire quello che stavo facendo? Scommetto che lei ha gli occhi anche sulla nuca!
– Ho perlomeno una bella caffettiera d’argento lustro proprio di fronte a me – mi rispose.
– Ma mi dica, Watson, cosa ne pensa della mazza da passeggio del nostro visitatore? Dal momento che non abbiamo la più pallida idea dello scopo della sua visita, questo ricordo fortuito viene ad assumere una certa importanza. Vediamo se lei riesce a ricostruirmi l’uomo dall’esame del suo bastone.
– Io penso – dissi, seguendo per quanto mi era possibile i metodi del mio amico – che il dottor Mortimer deve essere un medico in età, con una buona clientela, e molto stimato, dal momento che coloro che lo conoscono gli hanno offerto questo pegno della loro ammirazione.
– Bene ! – esclamò Holmes. – Bravo!
– Penso pure che con tutta probabilità deve essere un medico di campagna, il quale compie quasi sempre a piedi il suo giro di visite.
– E perché questo?
– Perché questo bastone, che pure in origine deve essere stato bellissimo, è ormai talmente conciato che stento a immaginarlo di proprietà di un professionista cittadino. Il grosso puntale di ferro è tutto consumato; è perciò evidente che deve aver fatto del gran camminare, con questo bastone.
– Giustissimo! – osservò Holmes.
– E poi c’è quel “da parte degli amici del C.C.H.” Secondo me, deve trattarsi di qualche circolo di caccia; sarà qualche società venatoria locale i cui soci si saranno probabilmente avvalsi delle sue prestazioni mediche, e che avranno voluto ringraziarlo con questo piccolo presente.
– Francamente, Watson, lei supera se stesso – disse Holmes scostando la sedia e accendendosi una sigaretta. – Devo riconoscere che in tutte le relazioni che lei ha avuto la bontà di stendere intorno alle mie modeste imprese, lei ha solitamente sottovalutato le sue capacità personali. Può essere che lei non sia luminoso in sé, ma indubbiamente è un conduttore di luce. Alcuni individui, pur senza possedere il genio, hanno il notevole potere di stimolarlo. Confesso, mio caro amico, di essere molto in debito verso di lei!
Holmes non mi aveva mai lodato tanto in vita sua e devo ammettere che le sue parole in quel momento mi procurarono una viva soddisfazione, poiché spesso ero rimasto ferito dalla sua indifferenza verso l’ammirazione che io avevo sempre manifestata nei suoi confronti e verso i miei tentativi di dare pubblicità ai suoi metodi. Mi sentivo inoltre orgoglioso nel constatare di essere riuscito a impadronirmi dei suoi sistemi al punto da poterli applicare in un modo che mi aveva guadagnato la sua approvazione. Mi tolse di mano il bastone e lo esaminò per alcuni istanti a occhio nudo; assumendo di colpo un’espressione interessata, posò la sigaretta e portando la mazza accanto alla finestra cominciò ad esaminarla ancora con una lente convessa.
– Interessante, per quanto elementare – fece ritornando al suo angolo favorito all’estremità del piccolo divano. – Questo bastone presenta certamente un paio di indizi e ci offre la base per parecchie deduzioni.
– Mi sono forse lasciato sfuggire qualcosa? – chiesi con una certa aria d’importanza. – Credo di non aver trascurato alcun particolare degno di nota!
– Temo, mio caro Watson, che la maggior parte delle sue conclusioni siano sbagliate.
Quando ho affermato che lei stimola la mia intelligenza intendevo dire, per essere franco, che nel notare le sue manchevolezze, io sono stato di quando in quando guidato verso la verità. Non che lei sia del tutto in errore nel caso attuale. Si tratta indubbiamente di un medico di campagna e che cammina parecchio.
– Dunque avevo ragione.
– Fino a un certo punto.
– Ma poi basta.
– No, no, mio caro Watson, non si offenda, per cortesia. Secondo me, per esempio, è più probabile che un medico riceva un dono da un ospedale che non da un circolo di caccia, e perciò quando vedo le iniziali “C.C.” poste innanzi a questa H, ospedale esse mi suggeriscono naturalmente le parole “Charing Cross”.
– Può darsi che lei abbia ragione.
– A mio avviso le probabilità sono dirette in questo senso, e se partiamo da tale presupposto avremo una nuova base su cui costruire la personalità del nostro ignoto visitatore.
– E va bene: ammettiamo dunque che le iniziali “C.C.H.” stiano per “Charing Cross Hospital”: quali altre intuizioni possiamo dedurre da ciò?
– Non lo vede da solo? Lei conosce i miei metodi. Li applichi!
– Io non vedo che un’unica conclusione possibile: che cioè quest’uomo abbia esercitato la professione in città prima di trasferirsi in campagna.
– Secondo me potremmo azzardare anche un po’ più in là. Osservi questo oggetto sotto un punto di vista. Quale sarà stata l’occasione più probabile per offrire un dono del genere?
Quando si saranno riuniti, i suoi amici, per regalargli questo pegno della loro gratitudine?
Evidentemente nel momento in cui il dottor Mortimer si sarà ritirato dal servizio ospedaliero per avviare la propria professione in privato. Sappiamo che il dono c’è stato, e supponiamo sia avvenuto un cambiamento da un ospedale cittadino a una clientela di campagna. Spingeremmo dunque troppo oltre le nostre fantasie se affermassimo che il dono è stato offerto per questo trasferimento?
– Certo, la cosa mi sembra probabile.
– Le farò adesso osservare che il nostro uomo non può aver fatto parte della direzione dell’ospedale, giacché una posizione simile può essere tenuta soltanto da un medico che abbia a Londra una solida e vasta clientela, che non si rassegnerebbe pertanto a ritirarsi in campagna. Che cosa era dunque il nostro uomo? Se lavorava nell’ospedale senza far parte del personale direttivo, non poteva che essere un chirurgo o un medico interno… poco più, quindi, di uno studente anziano. E se n’è andato cinque anni fa… la data è sul bastone. Perciò, mio caro Watson, il suo austero medico di famiglia di mezza età scompare nel vuoto e ne emerge invece un giovanotto al disotto della trentina, simpatico, privo di ambizioni, distratto, e possessore di un cane prediletto che io immaginerei su per giù un po’ più grande di un cane bassotto e più piccolo di un mastino.


A.C. Doyle, Il mastino dei Baskerville, Mondadori, Milano 2016


a. Nel brano proposto si vede bene la differenza tra Sherlock Holmes e il dottor Watson. Il noto investigatore afferma che Watson non è intelligente ma è capace di stimolare l’intelligenza, sottolineando così la sua radicale superiorità. Nel tracciare la differenza tra la propria intelligenza e quella dell’amico il detective ricorre all’ironia, che tuttavia non sembra essere prontamente colta da Watson. Saper cogliere e fare uso di ironia è sintomo di intelligenza?
b. Il tono saccente e spesso presuntuoso di Sherlock Holmes desta spesso antipatia, dando adito al luogo comune secondo cui le persone intelligenti sono anche distanti e poco socievoli. Uno degli obiettivi dell’associazione Mensa, infatti, è proprio quello di favorire i contatti sociali delle persone dotate di grande intelligenza, dal momento che il rischio è che essi siano in difficoltà nelle relazioni sociali comuni. Dopo aver svolto una ricerca sul sito del Mensa rifletti sull’utilità di tale iniziativa e su eventuali strumenti adatti per promuoverla.
c. L’intelligenza di Sherlock Holmes risiede anche nella sua grande abilità intuitiva. Nella vita quotidiana può capitare di incontrare una persona e capire subito alcune sue caratteristiche, come il carattere, gli interessi o lo stile di vita. Prova a raccontare un’occasione nella quale questo è successo anche a te.

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7 Con questa scultura che rappresenta un uomo che pensa, lo scultore Auguste Rodin (1840-1917) è riuscito a trasmettere la profondità e l’intensità dell’attività intellettuale umana.
Per ognuna delle discipline che stai studiando cerca di vedere quelle per le quali il pensiero razionale è particolarmente richiesto e quelle invece per le quali occorre maggiormente fantasia e creatività.

Dialoghi nelle Scienze umane - volume 1
Dialoghi nelle Scienze umane - volume 1
Psicologia e pedagogia - Primo biennio del liceo delle Scienze umane