I colori della letteratura ed. NUOVO ESAME DI STATO -

Eugenio Montale Infatti [ ] la peculiarità e, di conseguenza, l esemplarità, la capacità di porsi come modello in qualche modo ineluttabile della poesia montaliana non è tanto nel modo di pronunciare la realtà, quanto nel modo di inquadrarla, di «selezionarla ; nella scelta, appunto, degli oggetti attraverso i quali la realtà «si presenta , si fa significante o, se si vuole, emblematica. Proprio in questo, fra l altro, va cercata e misurata la distanza che separa Montale sia da D Annunzio che da Ungaretti, entrambi, anche se assai diversamente, portati a far evaporare la realtà dalle parole, a «depurare la propria vocalità dagli oggetti (fisici e mentali) che l originano. Mentre in Montale potremmo dire, per semplificare, che avviene il contrario, cioè che le parole tendono ad essere private di ogni alone, di ogni sovradeterminazione musicale o comunque «suggestiva , per venire assunte ed esaltate come «scabre ed essenziali , cioè nella loro funzione precipuamente veicolare, nella loro originaria e dura capacità di «dare un nome alle cose. Poesia, dunque, di oggetti, di presenze; poesia che rinuncia all aureola di se stessa per puntare sulla precisione e, al tempo stesso, sul mistero, sulla magia della scelta. Il discorso di Montale «si fa attraverso un fitto sistema di apparizioni e rivelazioni apparentemente «occasionali ma, in realtà, profondamente emblematiche, di oggetti enigmaticamente quotidiani, amuleti che condannano o strappano all inesistenza, e di presenze salvifiche (angeli o donne angelicate o forse angeli-demoni, «angeli neri ) che pochi hanno il privilegio di scorgere e che tracciano misteriose scie di luce nell angusta, soffocante oscurità dell universo. Per questa via (ed eccoci alla terza delle semplici cose che mi premeva dire) il famoso sin troppo famoso, forse, e tuttavia innegabile pessimismo di Montale si tramuta, con esaltante e fecondo paradosso, in una sorta di febbrile, prensile2 tensione; lo strisciante «male (e, dunque, l intima non-volontà) di vivere che domina sin dagli inizi la sua poesia non impedisce anzi, in qualche modo libera, sprigiona una vasta ansia di descrivere e decifrare quello stesso mondo al quale si dà, in linea di principio, così poco credito e peso. Struttura e superficie della poesia diventano così come un orecchio spalancato, una specie di radar o calamita di segnali. Il mondo che sembrava vuoto o addirittura inesistente pullula di presenze, ronza di messaggi che aspettano d essere captati, di minimi, preziosi brandelli di vita che chiedono d essere vissuti. Questa dialettica fra vuoto e gremito, fra sgomento e speranza, fra negatività e salvazione una dialettica rigorosamente laica, che riguarda l uomo e soltanto l uomo, che non chiede né ammette interlocutori al di fuori del suo teatro interiore, della sua coscienza è probabilmente il maggiore lascito della poesia di Montale e, in particolare, della poesia delle Occasioni. Ed è a questa dialettica, a questo pensiero più ancora che alle cadenze, ai tagli ritmici, alle folgoranti tipologie verbali in cui essi concretamente si manifestano che i poeti venuti dopo Montale non potranno più fare a meno di riferirsi; è questo il senso in cui, parafrasando un detto celebre, «non possiamo non dirci montaliani . Giovanni Raboni, La poesia che si fa, Garzanti, Milano 2005 2 prensile: in grado di cogliere ef- ficacemente la realt . 879

I colori della letteratura ed. NUOVO ESAME DI STATO - volume 3
I colori della letteratura ed. NUOVO ESAME DI STATO - volume 3
Dal secondo Ottocento a oggi