T1 - Siamo troppi (Giovanni Papini)

Letteratura e Grande guerra Siamo troppi T1 Giovanni Papini 5 10 Siamo troppi. La guerra è una operazione malthusiana.1 C è un di troppo di qua e un di troppo di là che si premono. La guerra rimette in pari le partite. Fa il vuoto perché si respiri meglio. Lascia meno bocche intorno alla stessa tavola. E leva di torno un infinità di uomini che vivevano perché erano nati; che mangiavano per vivere, che lavoravano per mangiare e maledicevano il lavoro senza il coraggio di rifiutar la vita. Fra le tante migliaia di carogne abbracciate nella morte e non più diverse che nel colore dei panni, quanti saranno, non dico da piangere, ma da rammentare? Ci metterei la testa che non arrivano ai diti delle mani e dei piedi messi insieme. E codesta perdita, se non fosse anche un guadagno per la memoria, sarebbe a mille doppi compensata dalle tante centinaia di migliaia di antipatici, farabutti, idioti, odiosi, sfruttatori, disutili, bestioni e disgraziati che si son levati dal mondo in maniera spiccia, nobile, eroica e forse, per chi resta, vantaggiosa. 1 malthusiana: si intende un freno all incre- mento demografico. Il malthusianesimo, che prende il nome dal suo fondatore, l econo- L influenza dell irrazionalismo mista inglese Robert Malthus (1766-1834), è una dottrina economico-sociale che attribuisce la causa della povertà all asimmetria tra crescita della popolazione e sviluppo dei mezzi di sussistenza, e propone come rimedio il controllo demografico. Si tratta evidentemente di posizioni provocatorie, dietro le quali si promuove un immagine del conflitto come liberazione di forze schiacciate dalla consuetudine borghese. L uso distorto delle idee di pensatori quali Darwin e Nietzsche, Sorel e Bergson è strumentale alla legittimazione di un idea estetizzante della violenza, in cui si fondono i rimasugli dell irrazionalismo d inizio Novecento, a cominciare dal superomismo. Chi, viceversa, cercasse nell interventismo italiano motivazioni strettamente politiche rimarrebbe deluso: certo, si può cogliere qualche traccia di irredentismo (la rivendicazione di territori geograficamente, o per storia, lingua, cultura appartenenti all Italia come Trento e Trieste ma ancora soggetti all Austria) e non mancano gli appelli a concepire la guerra imminente come una prosecuzione della lotta risorgimentale, ma prevale in realtà un atteggiamento anarchico, una sorta di eccitazione, che fa appello alla componente istintiva dell individuo, al quale si chiede di ribellarsi al mediocre grigiore della vita quotidiana. 3 La guerra-festa L ebbrezza dello spettacolo della guerra L entusiasmo con il quale si va alla guerra può addirittura trasformarsi in ebbrezza. L azzardo con cui si gioca con la morte genera riti di esaltazione collettiva, che cancellano ogni regola morale e incoraggiano i letterati a cantare la gioia nel mettere tutto in discussione: oltre alla propria esistenza, i vincoli, le inibizioni e le norme del comune vivere civile. Sulle riviste futuriste il conflitto è raccontato come una festa, soprattutto di colori e suoni. Dinanzi al tripudio della modernità, Filippo Tommaso Marinetti e i Futuristi inneggiano ai «bombardamenti notturni , ai «rombi curvi delle cannonate , alla natura che fa da sfondo al trionfo meccanico delle armi. Se non fosse tutto tragicamente vero, ci sarebbe da rimanere a bocca aperta nell ammirare l imitazione futurista dello spettacolo bellico, l occasione epocale da vivere come fosse un evento sportivo o un avventura dei sensi. 781

I colori della letteratura ed. NUOVO ESAME DI STATO - volume 3
I colori della letteratura ed. NUOVO ESAME DI STATO - volume 3
Dal secondo Ottocento a oggi