T5 - La Chimera (Canti orfici)

La poesia italiana del primo Novecento Le opere Le prime testimonianze della vocazione letteraria di Campana compaiono tra il 1912 e il 1913 su alcuni fogli goliardici bolognesi. Negli anni fiorentini l autore presenta a Papini e Soffici, per averne un giudizio, un manoscritto di prose e di versi, che viene però smarrito (sarà rinvenuto tra le carte di Soffici nel 1971). Campana si trova così costretto a ricomporre i testi a memoria e li pubblica a sue spese, presso un tipografo di Marradi, nel volume Canti orfici (1914), raccolta di poesie, di prose liriche e di frammenti. L orfismo poetico Le liriche di Campana prendono spesso avvio da uno spunto realistico (un oggetto, un elemento della natura, un ambiente, un paesaggio), che viene però trasfigurato in una chiave visionaria, attraverso l enfatizzazione di un aspetto, di un particolare o di un colore, da cui si diparte una catena di accostamenti analogici. Lo stesso titolo della raccolta Canti orfici richiamando la figura del mitico Orfeo, capace di ammaliare con il suono della sua lira gli animali e gli altri elementi della natura rimanda all idea, tipica del Simbolismo, della poesia come arte capace di creare suggestione, evocazione, magia, sortilegio. Da qui il carattere peculiare delle sue liriche, caratterizzate da un andamento che si basa su intuizioni, immagini, folgorazioni improvvise (analoghe alle illuminazioni di Rimbaud) e dalla rinuncia a ogni coerenza logico-razionale e discorsiva, ancora presente nella poesia ottocentesca. L orfismo di Campana rappresenta così uno degli esiti più significativi del Decadentismo europeo. Tra modelli e influssi sulle correnti successive Nutrita degli echi di un educazione letteraria che include Carducci e d Annunzio, il Decadentismo francese e il Futurismo giocoso di Palazzeschi, la produzione di Campana, per l intensità visionaria e per la suggestione del suo linguaggio analogico, avrà largo influsso sulla poesia italiana successiva, in particolare sull Ermetismo (di cui il poeta è considerato un precursore) e, per l atteggiamento di radicale opposizione agli istituti letterari della tradizione, sulle generazioni di poeti formatesi dopo gli anni Sessanta (la Neoavanguardia). T5 La Chimera Dino Campana, Canti orfici Il miraggio di una realtà inafferrabile La Chimera è il primo componimento in versi dei Canti orfici. Segue la sezione in prosa in titolata La notte e apre una raccolta di liriche dal titolo Notturni. Nella mitologia classica la chimera era un mostro con testa e corpo di leone, una seconda testa di capra sulla schie na e una coda di serpente culminante anch essa in una testa. Raffigurata spesso, nell arte antica, nell atto di eruttare fuoco, era considerata un incarnazione di forze fisiche distrut trici (vulcani o tempeste). Nel linguaggio comune il termine indica un idea senza fondamen to, un sogno vano, una strana fantasticheria o un utopia. Campana chiama qui Chimera una donna ideale che egli immagina forse come incarnazione della propria poesia, o forse come simbolo di un desiderio assoluto, indeterminato, privo di un oggetto specifico. METRO Versi liberi, con due sequenze monorime (vv. 23-25; 27-31). Non so se tra roccie il tuo pallido viso m apparve, o sorriso 1-2 Non so m apparve: il poeta non sa se il pallido viso della Chimera gli sia apparso tra le rocce, forse somigliante a quello della Vergine delle rocce di Leonardo, o, come dice subito dopo, a quello della Gioconda. Al v. 1, roccie è forma meno comune per rocce . 699

I colori della letteratura ed. NUOVO ESAME DI STATO - volume 3
I colori della letteratura ed. NUOVO ESAME DI STATO - volume 3
Dal secondo Ottocento a oggi