Il primo Novecento – L'autore: Giuseppe Ungaretti

L’AUTORE NEL TEMPO

La fortuna critica di Ungaretti è piuttosto immediata, nonostante le sue prime raccolte siano stampate in poche copie e abbiano una diffusione limitata. Intorno a lui, sin dalla metà degli anni Venti, si crea infatti una cerchia di estimatori, che colgono subito la grande novità della sua arte. Non mancano tuttavia le espressioni di aperta contrarietà o di divertita parodia dei suoi versi brevissimi, che diventano presto proverbiali, prima ancora di essere conosciuti nella loro intima essenza.

Tra negazione e apprezzamento
In sede critica, le stroncature provengono soprattutto dall’ambiente crociano, che giudica negativamente le innovazioni formali del poeta: Francesco Flora, per esempio, riscontra una scarsa umanità nelle liriche di Ungaretti, caratterizzate – a suo modo di vedere – da una sintesi e da uno «sforzo di riduzione» che però disgrega la bellezza, frammentandola e rendendola artificiosa.
La disintegrazione metrica e stilistica operata dall’autore da una parte incontra pesanti rilievi critici, dall’altra è valutata come l’aspetto più importante e innovatore della sua poetica: in particolare, i critici vociani (soprattutto Papini, Prezzolini e Soffici) apprezzano la rottura apportata alla tradizione lirica italiana, riconoscendo al contempo un’ispirazione autentica e concreta nello stretto rapporto tra vita e poesia.

Il riconoscimento definitivo
A partire dagli anni Trenta del Novecento la critica ermetica (si possono fare i nomi, tra gli altri, di Carlo Bo e Piero Bigongiari) individua in Ungaretti un maestro fondamentale per lo sviluppo successivo della poesia italiana del Novecento, attribuendogli un ruolo di vero e proprio caposcuola ribadito anche da molti intellettuali stranieri (tra loro i poeti Thomas Stearns Eliot ed Ezra Pound). In questa stagione prevale la considerazione critica di Sentimento del tempo, che sembra realizzare, con maggiore consapevolezza, la tensione ungarettiana a penetrare il mistero delle cose attraverso la parola.

Gli studi nel dopoguerra
Nel secondo dopoguerra molti studiosi evidenziano invece come nella poesia di Ungaretti delle origini vi sia una coscienza molto acuta, mediante la quale «le novità delle ricerche formali avanguardistiche» si saldano con le «necessità istintive legate a un sofferto travaglio interiore» (Pautasso). È L’allegria, quindi, a essere considerata il momento decisivo della parabola innovativa dell’arte ungarettiana, mentre si amplia lo spettro delle indagini critiche.
Oltre a importanti monografie che prendono in esame la poetica di Ungaretti nel suo complesso (Carlo Ossola, Glauco Cambon, Emerico Giachery), la sua opera è analizzata con attenzione soprattutto in ambito filologico. Fondamentali si rivelano in tal senso gli studi sulle varianti condotti da Gianfranco Contini e Giuseppe De Robertis, ai quali spetta il merito di aver ricostruito la genesi di ogni poesia e di aver definito il sistema linguistico che ne sta alla base. I versi ungarettiani vengono inoltre indagati nei rapporti con la tradizione (Mario Petrucciani) e nei legami con la letteratura europea, in particolare con quella di matrice simbolista (Giorgio Luti).

I colori della letteratura ed. NUOVO ESAME DI STATO - volume 3
I colori della letteratura ed. NUOVO ESAME DI STATO - volume 3
Dal secondo Ottocento a oggi