Per approfondire - L’inchiesta di Franchetti e Sonnino e i “carusi”

Il secondo Ottocento – L'autore: Giovanni Verga

PER APPROFONDIRE

L’inchiesta di Franchetti e Sonnino e i “carusi”

Le novelle di Vita dei campi, a partire da Rosso Malpelo, e la successiva stesura dei Malavoglia, sono anche il frutto della collaborazione prestata da Verga ai gruppi politici più attenti e sensibili che in quegli anni avevano posto all’attenzione del dibattito pubblico la cosiddetta “questione meridionale”.
Tra questi si segnalarono in particolare la capacità analitica e l’azione riformatrice di alcuni ambienti della Destra storica, uniti intorno alle figure di due aristocratici, esperti di problemi agrari: Leopoldo Franchetti (1847-1917) e Sidney Sonnino (1847-1922). Nell’autunno del 1873 e in quello del 1874, il primo aveva perlustrato a cavallo le province continentali del Mezzogiorno per verificare di persona una realtà che si sosteneva fosse conosciuta meglio dai viaggiatori stranieri che dalla classe dirigente italiana. Ne aveva tratto, oltre che il volume Condizioni economiche ed amministrative delle provincie napoletane (1875), la convinzione della necessità di allargare il campo delle conoscenze mediante un’inchiesta parlamentare. Nel 1876 compì dunque con Sonnino un secondo viaggio, questa volta in Sicilia, dal quale nacquero i due volumi, editi nel 1877, dal titolo La Sicilia nel 1876. Uno dei problemi indagati con maggiore attenzione era quello relativo allo sfruttamento del lavoro minorile nelle miniere di zolfo: grazie all’osservazione diretta, ma anche a testimonianze raccolte sul campo, gli autori documentarono – non senza accenti di umana pietà – le condizioni di vita dei ragazzi lavoratori, i “carusi”, in pagine che costituiranno per Verga fonti preziose.

Le passioni di un mondo arcaico

Nella prefazione alla novella L’amante di Gramigna, Verga riconosce il proprio interesse per «il misterioso processo per cui le passioni si annodano, si intrecciano, maturano, si svolgono nel loro cammino sotterraneo nei loro andirivieni che spesso sembrano contradditori» (► T1, p. 141). Sentimenti e desideri sono al centro della sua attenzione proprio per la loro componente irrazionale, senza che l’autore però si proponga di svelarne le dinamiche: i meccanismi che regolano le azioni umane rimangono infatti impenetrabili.
Non a caso i personaggi verghiani, più che parlare o spiegare, “fanno”: sono protagonisti, cioè, di atti e azioni che nascono da impulsi irresistibili, di cui è impossibile spiegare le oscure motivazioni. Tali impulsi non vengono analizzati, ma soltanto descritti nelle loro conseguenze, che l’autore non commenta mai. Scosse da impeti quasi animaleschi, le figure verghiane non hanno ombre interiori, esasperano invece nei loro gesti la violenza che regola i rapporti della società in cui vivono.

Nell’inesorabile fatalità a cui sono condannati, i comportamenti di personaggi quali Rosso Malpelo e la Lupa, pur eccezionali, non sottintendono però una ribellione tesa al riscatto. Essi, piuttosto, agiscono come vittime che scelgono non di mutare la propria sorte, ma di diventarne in qualche modo esecutori. Essi sono esclusi e “diversi”, in conflitto permanente con la collettività che li rifiuta e li espelle: “anormali” e “deviati”, il loro destino è sempre tragico, poiché li animano un anticonformismo e un coraggio che non possono avere esiti positivi. La loro dannazione si consuma attraverso tradimenti, duelli, amori maledetti e gelosie, gesti inconsulti e una violenza che esplode repentina e selvaggia.

D’altro canto, la presenza ricorrente dell’amore-passione indica il persistere di un atteggiamento ancora romantico: per esempio il tono di alcune novelle di Vita dei campi è a metà tra l’epico e il lirico, il paesaggio incontaminato corrisponde spesso agli stati d’animo “naturali” dei personaggi, l’autenticità degli affetti e delle emozioni rimanda a un’esistenza schietta e semplice, antitetica rispetto all’artificiosità della moderna vita urbana. Ma questi aspetti ancora positivi della civiltà contadina si corromperanno presto, come si vede nella seconda parte della produzione verista verghiana – le Novelle rusticane e, soprattutto, Mastro-don Gesualdo – a contatto con la logica dell’interesse e dell’agire economico, destinata a soffocare ogni sentimento umano e ogni moto generoso dell’anima.

I colori della letteratura ed. NUOVO ESAME DI STATO - volume 3
I colori della letteratura ed. NUOVO ESAME DI STATO - volume 3
Dal secondo Ottocento a oggi