I colori della letteratura ed. NUOVO ESAME DI STATO -

Glossario tuiscono la ripresa, sono stati individuati differenti tipi di ballata: se la ripresa è di un solo verso (monostica) si parla di ballata minima (o piccola qualora il verso sia endecasillabo); con una ripresa di 2 versi si ha una ballata minore ; 3 versi, una ballata mezzana . La ballata di riferimento, con una ripresa di 4 versi, è detta anche ballata grande . C Canzone La più antica forma metrica della lirica d arte nella letteratura italiana. Trasse origine dalla cans provenzale e subì nel tempo varie modifiche fino agli Stilnovisti e a Petrarca, che fu il modello fondamentale. Era accompagnata dalla musica. Dante la definì la più alta forma della poesia volgare, e per primo ne espose le leggi. La c. che, da Petrarca, è detta anche petrarchesca è composta di un numero indeterminato di strofe o stanze (in genere, tra 5 e 7); la stanza di un numero indeterminato di endecasillabi o endecasillabi e settenari , variamente disposti e rimati tra loro. Le stanze successive seguono lo schema della prima. Nel suo pieno sviluppo la stanza si compone di 2 parti, fronte e sirma (o sirima, coda): la fronte è costituita di 2 parti uguali metricamente, dette piedi; anche la sirma può essere composta di 2 parti uguali, dette volte. Il passaggio dalla fronte alla sirma si chiama chiave o diesi. La serie delle stanze si chiude su un commiato o congedo, nel quale il poeta si rivolge alla c. per darle qualche ammonimento o inviarla a qualcuno. Esempio: Chiare, fresche et dolci acque (F. Petrarca, Canzoniere, 126, 1). Cesura Nella metrica classica, pausa nel corso del verso, coincidente con la fine di una parola all interno di un piede; se cade in fine di parola e in fine di piede si chiama dieresi. Nella metrica accentuativa moderna, pausa all interno di un verso, propria di ogni verso maggiore del settenario . La c. divide il verso in 2 parti dette emistichi ; esistono versi a c. fissa, come il quinario accoppiato, il martelliano (settenario doppio), il dodecasillabo, nei quali occupa sempre la stessa posizione, e versi a c. mobile, come il settenario e l endecasillabo , nei quali può occupare posizioni diverse contribuendo al variare del ritmo del verso. Che polivalente In italiano standard la congiunzione che è propria di alcune frasi subordinate: le oggettive, le soggettive, le dichiarative e le relative. 890 Nella lingua d oggi, soprattutto nell italiano parlato colloquiale o di uso medio, è però diffusa la tendenza a estendere l uso del che , con significato generico, anche come introduttore di subordinate che nell italiano standard avrebbero più spesso congiunzioni subordinanti semanticamente più precise. Il che polivalente si associa qui inoltre all indicativo. In particolare si parla di che polivalente nel caso in cui la congiunzione sia utilizzata per introdurre frasi di significato esplicativo-consecutivo, in frasi causali, frasi consecutivo-presentative, frasi temporali, frasi finali, frasi in cui che ha valore enfatizzante-esclamativo, frasi pseudo-relative. Chiasmo Figura retorica consistente nell accostamento di due membri concettualmente paralleli, in modo però che i termini del secondo siano disposti nell ordine inverso a quelli del primo (posizione incrociata), così da interrompere il parallelismo sintattico. Esempi: «viver tuo - tuo porto (U. Foscolo, In morte del fratello Giovanni, vv. 10-11); «per lei si vive con l amico estinto / e l estinto con noi (U. Foscolo, Dei Sepolcri, vv. 32-33); «plauda al vizio, o la virtù derida (A. Manzoni, In morte di Carlo Imbonati, v. 125). Chiave In metrica, verso (più comunemente detto diesi) che nella canzone petrarchesca lega la fronte alla sirma ; anche il verso che, lasciato senza rima nella sirma della prima stanza della canzone, è rimato con un verso che nella coda delle stanze successive si trova sempre nel medesimo posto. Clausola Conclusione di uno scritto, di una lettera; chiusa di un periodo, o di un membro del periodo, special-mente con riguardo all ordine delle parole e al ritmo , soprattutto nella prosa d arte antica; clausola ritmica : parte finale di una proposizione o di un periodo dell antica prosa d arte, considerata dal punto di vista del ritmo. Climax Figura retorica, detta anche gradazione o gradazione ascendente, consistente nel passare da un concetto all altro, o nel ribadire un concetto unico con vocaboli sinonimi via via più efficaci e intensi, o più genericamente nel disporre i termini di una frase in ordine crescente di valore e di forza. Esempi: «Quivi sospiri, pianti e alti guai / risonavan per l aere sanza stelle (Dante, Inferno, III, 22-23). Coda Chiusa di uno scritto o di un di- scorso; aggiunta, appendice. In particolare, coda del sonetto , i versi che si aggiungono ai 14 del sonetto, distribuiti in strofette di un settenario e 2 endecasillabi accoppiati, con la rima dell ultimo verso di ogni strofetta ripresa nei primi due della successiva; sonetto con la c., sonetto caudato. Consonanza Accordo delle sillabe finali, che forma la rima ; talora s intende per c. l uguaglianza delle sole consonanti nella terminazione di due parole (per es., mare e dolore; padre e leggiadro), contrapposta all assonanza in cui sono identiche solo le vocali. D Decasillabo Verso composto di 10 sillabe metriche, la cui varietà con accenti ritmici sulla 3ª, 6ª e 9ª sillaba, senza cesura, è molto orecchiabile. Esempi: «a lo stomaco // dolur pognènti (Iacopone da Todi, O Signor, per cortesia, v. 9); «Soffermàti sull àrida sp nda (A. Manzoni, Marzo 1821, v. 1). Nell uso antico, ripreso dai romantici e poi da Pascoli, è spesso nella forma di un doppio quinario con cesura fissa dopo il primo quinario. Discorso indiretto Comporta una riformulazione delle parole o delle frasi proprie o altrui. Si può presentare come proposizione oggettiva o interrogativa indiretta, sia esplicita sia implicita. Nel passaggio dal discorso diretto a quello indiretto si verificano alcuni cambiamenti: la 1ª e la 2ª persona (singolare e plurale) del discorso diretto diventano rispettivamente la 3ª singolare e la 3ª plurale; le interiezioni, i vocativi, le formule di saluto e alcuni tratti colloquiali scompaiono, perché non possono essere riprodotti, se non con perifrasi . Discorso indiretto libero Riporta un discorso in forma in-diretta, ma con alcune caratteristiche specifiche. A differenza di quanto accade di solito nel discorso indiretto, non è introdotto da verbi come dire , sostenere , affermare , dichiarare ecc. Come invece accade sovente nel di-scorso diretto, spesso presenta al suo interno interiezioni, esclamazioni, avverbi di luogo e tempo, frasi interrogative dirette, frasi ellittiche e vari costrutti tipici del parlato, mentre i tempi verbali più usati sono l indicativo imperfetto e il condizionale passato, che permettono una maggiore vicinanza di chi scrive a ciò che si racconta. Molto in voga nella prosa narrativa tra

I colori della letteratura ed. NUOVO ESAME DI STATO - volume 2
I colori della letteratura ed. NUOVO ESAME DI STATO - volume 2
Dal Seicento al primo Ottocento