T1 - Contro il realismo romantico (Discorso di un italiano

Giacomo Leopardi dello strano, da cui nascono trame fantastiche e avventurose, orrori e misfatti. Né è possibile definire tale produzione «sentimentale , come fanno gli scrittori d oltralpe: l autentica poesia sentimentale è nella natura, che i poeti antichi imitavano, e nell espressione dell interiorità più profonda, mentre la sensibilità romantica è per Leopardi il risultato patetico di letture romanzesche infarcite di lacrime e sospiri, «un miscuglio o una filza di rimembranze di storie di novelle di massime di sentenze di detti di frasi lette o sentite . La riproposizione dei classici come modello e il rifiuto di questo repertorio non implicano d altro canto la difesa dell immobile e mitologico classicismo settecentesco (quello di Vincenzo Monti, nei confronti del quale Leopardi non risparmia critiche), quanto piuttosto la volontà di contestare la falsa ispirazione di una poesia intellettualistica che non nasce come una spontanea e naturale esigenza dello spirito. Nei classici, infatti, Leopardi non vede esempi di fredda razionalità, bensì l espressione degli impulsi più autentici dell anima poetica. Il suo quindi è un classicismo dalle coloriture romantiche, che privilegia la lirica come espressione immediata dell io, sottolinea una tensione inesausta verso l infinito, si interroga sul senso dell esistenza, riflette sul tragico squilibrio tra l ideale e il reale e rigetta l imitazione acritica delle regole, dei temi e delle immagini del passato, prime fra tutte quelle della mitologia antica, di quegli elementi cioè che attestano un ispirazione libresca e artefatta. L originale posizione leopardiana Contro il realismo romantico T1 Discorso di un italiano intorno alla poesia romantica In questo passo Leopardi contrappone la spontaneità della poesia antica nell imitare la natura all artificiosa riproduzione veristica che caratterizza la letteratura romantica. Secondo il poeta, l arte quella, cioè, che suscita piacere e diletto non consiste nel descrivere le cose concrete così come sono, perfino negli aspetti più volgari ed esteriori, ma nel rappresentare gli stati d animo e i sentimenti nella loro istintiva purezza. Il primato della poesia antica su quella romantica 5 10 Dalla qual cosa1 apparisce2 quanto s ingannino i romantici pensando d accrescer pregio alla poesia con rendere la imitazione oltre ogni modo facile, e sottrarla da ogni legge, e sostituire meglio che possono il vero in luogo del simile al vero,3 sì che vengono a scemare e quasi annullare il maraviglioso, e per conseguenza il dilettoso dell imitazione, il quale è tanto essenziale che tolto via, si può dire che il diletto poetico parte si riduca alla metà, parte al niente. E in oltre imitando la poesia massime4 romantica infinite cose che in natura non solamente non dilettano anzi molestano, né possono dilettare altrimenti che imitate,5 il metterci queste cose avanti agli occhi non tanto imitate quanto vere, non è né bizzarria, né gusto singolare, né stranezza di opinioni, né fierezza né altro, ma pura e pretta6 ignoranza, e grossezza di cervello.7 Credono i romantici che l eccellenza della imitazione 1 Dalla qual cosa: Leopardi ha preceden- temente sostenuto che il «diletto dei lettori non può scaturire dalla rappresentazione realistica ed esatta del vero. 2 apparisce: è chiaro. 3 meglio vero: come meglio possono il 5 altrimenti che imitate: se non quan- vero al verosimile. 4 massime: soprattutto. 6 pretta: semplice. 7 grossezza di cervello: grossolanità. do sono imitate. 785

I colori della letteratura ed. NUOVO ESAME DI STATO - volume 2
I colori della letteratura ed. NUOVO ESAME DI STATO - volume 2
Dal Seicento al primo Ottocento