Le “conversioni” e l’infelicità del giovane poeta

Il primo Ottocento Le conversioni e l infelicità del giovane poeta Dall erudizione alla poesia Giacomo non ha ancora abbandonato le idee paterne, conservatrici in politica, religione e letteratura, quando nel 1817 l amicizia epistolare con lo scrittore Pietro Giordani (17741848), intellettuale laico e democratico, lo stimola a un importante ampliamento di prospettive. in questa fase che possiamo situare la cosiddetta conversione letteraria , ossia il passaggio dalla fase erudita e di studio a quella della composizione creativa. Infatti, dopo aver letto i poeti contemporanei da Foscolo a Goethe, da Alfieri a Monti e preso posizione nella polemica tra Classicisti e Romantici con una Lettera ai sigg. compilatori della Biblioteca italiana (in risposta al saggio di Madame de Sta l), che però non viene pubblicata, dà avvio nel 1819 alla sua vera e propria produzione lirica con la stesura dei primi Idilli. Malinconia e disperazione A soli vent anni la sua salute incomincia a essere minata: Leopardi soffre di scoliosi, di febbri continue e soprattutto di disturbi agli occhi. Nel contempo emergono i primi segni di insoddisfazione e di malessere, per cui il giovane accusa soprattutto il paese e l ambiente retrogrado in cui vive, «tana, caverna , dove «tutto è morte, tutto è insensataggine e stupidità . In particolare l amicizia con Giordani gli fa prendere coscienza del desiderio di uscire dall anonimato e confrontarsi con una cultura più ampia e moderna, acuendo in lui la percezione di costrizione e soffocamento che prova a contatto con un mondo opprimente. Il bisogno di spezzare l isolamento si traduce nel progetto di abbandonare il paese: così, nel 1819, egli tenta invano una fuga da Recanati, spinto dal desiderio di sottrarsi alla noia e alla disperazione, ma il passaporto, che segretamente si è fatto fare, finisce nelle mani del padre. Scrive in diverse lettere a Giordani di sentirsi «mangiato dalla malinconia, zeppo di desiderii, attediato, arrabbiato (agosto 1818), «stordito dal niente che mi circonda , senza «più lena di concepire nessun desiderio, né anche della morte, non perch io la tema in nessun conto, ma non vedo più divario tra la morte e questa mia vita, dove non viene più a consolarmi neppure il dolore (novembre 1819), «stecchito e inaridito come una canna secca, e nessuna passione trova più l entrata di questa povera anima (marzo 1820). «Dal bello al vero Anche la fede, inculcatagli dalla madre, non lo sorregge più: avviene qui la conversione filosofica («dal bello al vero ), che gli ispira una nuova visione della vita, avversa a ogni credo religioso e vicina alle tesi del materialismo settecentesco, alle quali resterà legato fino alla morte. In cerca della libertà Il soggiorno romano 774 Nel novembre 1822 Leopardi ottiene di poter lasciare Recanati e coronare il sogno di conoscere, dal vivo e non solo dalle pagine dei libri, realtà diverse che, secondo le sue illusioni giovanili, gli permetteranno di sfuggire alla morsa della sofferenza esistenziale. La meta è Roma, dove lo zio Carlo Antici, persona con buone entrature, spera di fargli ottenere una sistemazione presso la Curia. Il progetto però non va in porto e il soggiorno di Leopardi termina nell aprile del 1823: cinque mesi segnati dalla profonda amarezza nel constatare la distanza tra la città immaginata e quella reale, che egli trova vuota, corrotta, dissipata, popolata da intellettuali boriosi e provinciali, occupati in sterili diatribe accademiche. Al ritorno a Recanati, il poeta traccia un primo bilancio della propria esistenza, straziato dalla sensazione di aver scoperto la propria infinita solitudine.

I colori della letteratura ed. NUOVO ESAME DI STATO - volume 2
I colori della letteratura ed. NUOVO ESAME DI STATO - volume 2
Dal Seicento al primo Ottocento