Le opere maggiori

Il Seicento Le opere maggiori Sidereus nuncius (Messaggero celeste) Nel 1610 Galileo dà alle stampe il Sidereus nuncius, un breve trattato in lingua latina con il quale intende dare notizia delle sue prime scoperte astronomiche fatte grazie all uso del cannocchiale: i monti e i crateri della Luna, i quattro satelliti di Giove (che chiama pianeti medicei, in onore del granduca Cosimo II de Medici, a cui dedica anche il trattato stesso), le caratteristiche della Via Lattea, le nebulose di Orione e delle Pleiadi. Scoperte rivoluzionarie Tali scoperte minano alle fondamenta la tradizionale visione dell universo: per esempio, secondo il sistema tolemaico era impossibile che esistessero corpi celesti ruotanti intorno a un pianeta che non fosse la Terra, ma la scoperta dei satelliti di Giove confuta palesemente questa teoria. Allo stesso modo, la vera natura della superficie lunare, irregolare e non uniforme, contraddice la teoria aristotelica secondo la quale i corpi celesti sarebbero fatti di etere, ossia di una materia perfetta, eterna, trasparente e incorruttibile. Le osservazioni galileiane mostrano inoltre quanto la Terra e gli altri corpi celesti siano simili tra loro, mentre la scienza tradizionale riteneva che il mondo terrestre e quello celeste fossero fatti di materie diverse e soggetti a leggi naturali differenti. La diffusione delle idee galileiane Il testo crea enorme scalpore nel mondo scientifico, religioso e culturale, suscitando anche l interesse del grande matematico e astronomo tedesco Giovanni Keplero (15711630). La notorietà conferita a Galileo da questo libro fa sì che le sue teorie e il suo metodo d indagine si diffondano in tutta la comunità scientifica, persino in Cina, dove il suo nome viene traslitterato in Chia-Li-Lueh. Al tempo stesso, si manifestano già polemiche e contrarietà da parte di studiosi e intellettuali non disposti a modificare le convinzioni I nuovi strumenti di Galileo Tra il 1609 e il 1610 Galileo compie numerose osservazioni scientifiche utilizzando le proprietà ottiche delle lenti e degli specchi concavi e convessi: è proprio la combinazione di lenti e specchi alla base della costruzione del telescopio, che aveva una lente obiettiva convessa e una lente oculare concava e produceva immagini dritte (e non capovolte, come nel cannocchiale di Keplero e in quello di Newton) ma con un campo visivo estremamente ridotto. Il telescopio del 1610 è lo stesso di cui lo scienziato parlava in una lettera a Cosimo II, Granduca di Toscana. Apparteneva invece a un cannocchiale d uso comune la lente obiettiva attraverso cui Galileo osservò per primo nel 1610 i satelliti di Giove, che battezzò Pianeti Medicei . Galileo Galilei, lente obiettiva, 1609, e telescopio, 1610. Firenze, Istituto e Museo di Storia della Scienza. 74

I colori della letteratura ed. NUOVO ESAME DI STATO - volume 2
I colori della letteratura ed. NUOVO ESAME DI STATO - volume 2
Dal Seicento al primo Ottocento