Temi nel tempo - Il manoscritto ritrovato

temi nel tempo Il manoscritto ritrovato Una parte considerevole della letteratura di ogni luogo e tempo si è servita dell artificio del manoscritto ritrovato per mostrarsi più autentica e attendibile di quello che è realmente. Si tratta di un vero e proprio luogo comune: l autore che simula di non esserlo e che, nel solo spazio che riserva a sé (per lo più la prefazione, vera e propria essenza della finzione), sostiene di essere un semplice, quasi meccanico editore di una storia pescata chissà dove. Che sia lo «scartafaccio secentesco manzoniano o un Vangelo apocrifo, una corrispondenza epistolare o un diario intimo, spesso ci imbattiamo in questo artificio, con cui il fortunato e ambiguo ritrovatore decide di provare a far passare per verità quella cosa romanzesca che è, appunto, la letteratura. XVI sec. Prestigio e declino del vescovo Turpino L abitudine risale addirittura ai primissimi secoli dopo Cristo con i romanzi alessandrini (un archetipo è rappresentato dalle Incredibili avventure al di là di Thule del romanziere greco Antonio Diogene, I o II sec. d.C.) e si diffonde in seguito nelle narrazioni cortesi medievali e nell epica cavalleresca rinascimentale, dove si ricorre spesso a Turpino, arcivescovo di Reims caduto a Roncisvalle e considerato come la fonte principale di tutto il ciclo carolingio. Chiamato in causa da anonimi cantari, ma anche da Luigi Pulci, Matteo Maria Boiardo e Ludovico Ariosto, nel Cinquecento è Pietro Aretino (immagine in alto) a sbugiardarlo come un «prete poltrone e «cronachista ignorante , sconfessandone l autorità. Il piacere o la necessità di fingere 1605 1761 730 Tuttavia, anche in secoli successivi accade spesso che l autore si diverta a eclissarsi, riservandosi lo spazio solo «per indicare i limiti della propria responsabilità e precisare le proprie competenze: raccontando in quali circostanze abbia ritrovato quell opera (tradizionalmente manoscritta) e come, ritenutala meritevole di pubblicazione, l abbia approntata per le stampe (Farnetti). Per non sembrare falso, attribuisce così a un altro la paternità della propria scrittura, raccontando però una menzogna più grande, che rinnova quel sottile sentimento di inimicizia che di frequente separa la letteratura e la realtà. Così troviamo tutta una serie infinita di alter ego, di testi fittizi e improbabili riscritture, come, all inizio del Seicento, il Don Chisciotte di Miguel de Cervantes (seconda immagine in alto) o come, nella seconda metà del Settecento, il cosiddetto «ciclo di Ossian , il leggendario bardo scozzese, eroe di antichi manoscritti, che James Macpherson (1736-1796, immagine a fianco), facendo finta di tradurre, inventa di sana pianta. Proprio nel XVIII secolo la mistificazione è spesso necessaria: vi ricorrono polemisti che per difendersi da censure e inquisizioni politiche mettono in campo il loro ingegnoso inventario di anagrammi, nomi d arte e semplici iniziali. Né gli scrittori romantici sono da meno, a partire dal loro padre spirituale : la pubblicazione delle epistole di un suicida idealista è infatti lo stratagemma adottato da Ugo Foscolo nelle Ultime lettere di Jacopo Ortis (1796-1817), pur sempre un modo di parlare di sé stessi fingendo di essere altri.

I colori della letteratura ed. NUOVO ESAME DI STATO - volume 2
I colori della letteratura ed. NUOVO ESAME DI STATO - volume 2
Dal Seicento al primo Ottocento