La riflessione sulla lingua

Il primo Ottocento La resa drammatica Le scelte stilistiche L uso di versi parisillabi quali i doppi senari*, in cui gli accenti sono fissi, conferisce al coro cadenze regolari e incalzanti, molto adatte a scene belliche e di folla. Questo ritmo, che mima l andamento di una poesia popolare, ricalca i caratteri della ballata romantica. Se il lessico si mantiene su un registro elevato, con abbondante presenza di aulicismi (tema, desire, brandi, latebre, speme), scarseggiano tuttavia le perifrasi auliche, e soprattutto la sintassi appare molto lontana dalla tendenza all uso delle subordinate secondo il costrutto latino tipica di poeti come Parini o Monti. Alla semplicità della metrica fa riscontro infatti la semplicità della sintassi, in cui prevalgono le proposizioni coordinate per asindeto* (si desta; / intende l orecchio, solleva la testa, vv. 4-5), mai troppo estese: nessun periodo oltrepassa la misura della strofa. Insieme alle numerose figure della ripetizione (inaugurate dall insistita anafora* dei primi tre versi), sono questi i mattoni su cui Manzoni costruisce i continui crescendo che danno al lettore l impressione complessiva di una drammatica concitazione. Verso le competenze COMPRENDERE 1 Come viene descritto il comportamento dei longobardi, incalzati dai franchi? 5 Individua nel testo le espressioni che ricadono nella sfera del vedere e dell agire . 2 Chi viene invitato a tornare ai solchi bagnati di servo sudor (v. 60)? INTERPRETARE 6 Confronta la situazione storica descritta nel brano con quella attuale in cui scrive Manzoni: quali analogie e quali differenze cogli? ANALIZZARE 3 Rintraccia tutte le espressioni che descrivono i franchi. In quali atteggiamenti vengono ritratti e quali caratteristiche complessive vengono loro attribuite? 4 Quale figura retorica riconosci al v. 20? E quale al v. 24? PRODURRE 7 Quale pittore o disegnatore (anche di fumetti) a tuo parere potrebbe efficacemente ritrarre la scena a cui gli italici assistono? Spiega i motivi della tua scelta in un testo argomentativo di circa 20 righe. La riflessione sulla lingua Tra milanese e francese Ai tempi di Manzoni erano in pochi a capire il toscano, e pochissimi in grado di parlarlo, persino fra i ceti colti. Nella seconda introduzione al Fermo e Lucia, addirittura, Manzoni riconosce nel milanese l unica lingua «nella quale ardirei promettermi di parlare [ ] tanto da stancare il più paziente uditore, senza proferire un barbarismo [vocabolo straniero]; e di avvertire immediatamente qualunque barbarismo che scappasse altrui . In realtà l autore conosce molto bene anche il francese, perfezionato negli anni trascorsi a Parigi e periodicamente esercitato nelle lettere. In una di esse, scritta all amico Claude Fauriel nel 1806, confessa di aver visto «con un piacere misto d invidia il popolo di Parigi intendere ed applaudire alle commedie di Molière , mentre in Italia l eccessivo scarto fra lingua scritta e lingua parlata rende impossibile agli scrittori l effetto di erudire «la moltitudine, di farla invaghire del bello e dell utile, e di rendere in questo modo le cose un po più come dovrebbono essere . La scelta del fiorentino Il problema della popolarità del linguaggio, che tormenta Manzoni sin dalla gioventù, diviene pressante nel momento in cui egli inizia a dedicarsi alla stesura del romanzo, rendendosi conto ben presto dell estrema difficoltà del compito, moltiplicata dalla mancanza di una lingua comune nella penisola e di una norma universalmente riconosciuta. 712

I colori della letteratura ed. NUOVO ESAME DI STATO - volume 2
I colori della letteratura ed. NUOVO ESAME DI STATO - volume 2
Dal Seicento al primo Ottocento