I colori della letteratura ed. NUOVO ESAME DI STATO -

Ugo Foscolo Dei Sepolcri 60 65 70 75 80 85 90 cui solo è dolce il muggito de buoi che dagli antri abd ani e dal Ticino lo fan d ozi beato e di vivande. O bella Musa, ove sei tu? Non sento spirar l ambrosia, indizio del tuo nume, fra queste piante ov io siedo e sospiro il mio tetto materno. E tu venivi e sorridevi a lui sotto quel tiglio ch or con dimesse frondi va fremendo perché non copre, o Dea, l urna del vecchio cui già di calma era cortese e d ombre. Forse tu fra plebei tumuli guardi vagolando, ove dorma il sacro capo del tuo Parini? A lui non ombre pose tra le sue mura la città, lasciva d evirati cantori allettatrice, non pietra, non parola; e forse l ossa col mozzo capo gl insanguina il ladro che lasciò sul patibolo i delitti. Senti raspar fra le macerie e i bronchi la derelitta cagna ramingando su le fosse e famelica ululando; e uscir del teschio, ove fuggia la luna, l ùpupa, e svolazzar su per le croci sparse per la funer a campagna e l immonda accusar col lutt oso singulto i rai di che son pie le stelle alle obbl ate sepolture. Indarno sul tuo poeta, o Dea, preghi rugiade dalla squallida notte. Ahi! su gli estinti non sorge fiore, ove non sia d umane lodi onorato e d amoroso pianto. del sovrano assiro Sardanapalo, esempio di corruzione per antonomasia, citato tra gli altri da Dante (Paradiso, XV, 107). Foscolo fa riferimento al poemetto Il Giorno, in cui Parini satireggia il «giovin signore e condanna attraverso questo personaggio la degenerazione della nobiltà lombarda. 63 ambrosia: il cibo degli dèi; il suo profumo annunciava la loro presenza. 64 queste piante: è il giardino di tigli nella zona orientale di Milano, dove spesso Parini passeggiava. In questo luogo è anche ambientato l incontro tra Jacopo e il vecchio poeta nelle Ultime lettere di Jacopo Ortis (lettera del 4 dicembre 1798). 65 il mio tetto materno: Venezia oppure Zante. 68 l urna del vecchio: la tomba dell anziano poeta. Foscolo attribuisce all albero soltanto i muggiti dei loro buoi, che dalle stalle lungo il fiume Adda (antri abd ani) e dal Ticino gli procurano in abbondanza (lo fan [ ] beato) ozi e cibi. 62-69 O bella Musa, dove sei? Non sento diffondersi (spirar) il profumo dell ambrosia, segno (indizio) della tua divina presenza (nume), tra queste piante, all ombra delle quali siedo e rimpiango (sospiro) la mia casa (tetto) materna. E tu, Talia, venivi e sorridevi a Parini (a lui) sotto quel tiglio che ora con il movimento dei suoi rami dimessi esprime un fremito di sdegno, perché, o Dea, non copre la tomba di quel vecchio a cui un tempo (già), quando egli era in vita, esso era dispensatore (cortese) di serenità (calma) e di ombra. 70-77 Forse tu, o Musa, vagando continuamente (vagolando) fra i cimiteri destinati ai più poveri, cerchi (guardi) il luogo in cui riposa il sacro capo del tuo Parini? La città corrotta (lasciva), che attrae i cantanti castrati, non ha posto (pose) fra le proprie mura, in onore di Parini (A lui), né alberi né lapidi (pietra) né iscrizioni tombali (parola); e forse un ladro che sul patibolo abbandonò una vita di delitti ora insanguina le ossa del poeta con la propria testa mozzata. 78-90 Tra le macerie e gli sterpi (bronchi) senti raspare la cagna randagia (derelitta) che vaga solitaria (ramingando) sulle fosse e ulula per la fame (famelica); e vedi l ùpupa uscire dal teschio in cui si riparava dalla luce lunare (fuggia la luna), e svolazzare intorno alle croci sparse per il cimitero (funer a campagna), e senti l uccello immondo rimproverare con il suo grido funereo (lutt oso singulto) i raggi (rai) con cui le stelle illuminano pietosamente le tombe dimenticate (obbl ate). Inutilmente (Indarno), o Musa, invochi (preghi) che dalla notte cupa scendano rugiade sul tuo poeta. Ahimè! Sulle sepolture degli estinti non spunta (sorge) alcun fiore, quando (ove) esso non sia onorato dalle lodi degli uomini e da un pianto affettuoso. un sentimento umano: lo immagina triste perché non può più fare ombra alla sepoltura di Parini. 69 calma: il termine, in precedenza usato per descrivere una condizione meteorologica, fa qui, secondo un osservazione di Giosuè Carducci, la sua prima apparizione nel significato attuale. 70 fra plebei tumuli: «nei cimiteri suburbani di Milano , annota personalmente Foscolo. Si tratta di sepolture comuni, misere, fra cui la Musa scruta attentamente, vagando (vagolando) alla ricerca dei resti di Parini. 73-74 lasciva allettatrice: Foscolo allude qui alla consuetudine di evirare i giovani cantori per farne dei virtuosi dalla voce bianca , che in quel tempo dominavano la scena teatrale. Questa abitudine fu aspra- mente criticata proprio da Parini nella sua ode La Musica. 78 bronchi: voce dantesca («che tante voci uscisse, tra quei bronchi , Inferno, XIII, 26). 84 l immonda: ancora l ùpupa, considerata immonda, come i rapaci notturni, che la superstizione designa come funesti. In realtà l ùpupa non è un uccello notturno, bensì diurno, ma la cupa sonorità del suo nome e del suo verso le ha procurato nella tradizione poetica caratteri macabri e malauguranti. Nel Novecento ne riscatterà l immagine Eugenio Montale in una lirica degli Ossi di seppia: Upupa, ilare uccello calunniato. 90 lodi pianto: non può nascere un fiore sulle tombe, secondo Foscolo, se non è curato con devozione e con pianti pieni d amore. 519

I colori della letteratura ed. NUOVO ESAME DI STATO - volume 2
I colori della letteratura ed. NUOVO ESAME DI STATO - volume 2
Dal Seicento al primo Ottocento