T9 - Dialogo di un venditore di almanacchi e di un passeggere (Operette morali)

Il primo Ottocento – L'autore: Giacomo Leopardi

 T9 

Dialogo di un venditore di almanacchi e di un passeggere

Operette morali, 23


L’operetta è ambientata in città, nell’atmosfera invernale dei giorni che precedono la fine di un anno e l’inizio di quello nuovo. Un venditore di calendari intercetta un possibile cliente, un viandante con cui inizia un dialogo occasionale, ma via via più impegnativo. Infatti, nella semplicità apparentemente banale delle battute, si dipanano i temi della riflessione leopardiana, dall’inconsistenza della felicità all’insensata ciclicità del tempo sempre uguale a sé stesso fino alla concezione del piacere come "attesa". Il dialogo viene scritto nel 1832, probabilmente a Firenze, e inserito nell’edizione del 1834 delle Operette.

VENDITORE Almanacchi, almanacchi nuovi; lunari1 nuovi. Bisognano,2 signore,
almanacchi?
PASSEGGERE Almanacchi per l'anno nuovo?
VENDITORE Sì signore.
5 PASSEGGERE Credete che sarà felice quest'anno nuovo?
VENDITORE Oh illustrissimo sì, certo.
PASSEGGERE Come quest'anno passato?
VENDITORE Più più assai.
PASSEGGERE Come quello di là?3
10 VENDITORE Più più, illustrissimo.
PASSEGGERE Ma come qual altro? Non vi piacerebb'egli4 che l'anno nuovo fosse come
qualcuno di questi anni ultimi?
VENDITORE Signor no, non mi piacerebbe.
PASSEGGERE Quanti anni nuovi sono passati da che voi vendete almanacchi?
15 VENDITORE Saranno vent'anni, illustrissimo.
PASSEGGERE A quale di cotesti vent'anni vorreste che somigliasse l'anno venturo?
VENDITORE Io? non saprei.
PASSEGGERE Non vi ricordate di nessun anno in particolare, che vi paresse felice?
VENDITORE No in verità, illustrissimo.
20 PASSEGGERE E pure la vita è una cosa bella. Non è vero?
VENDITORE Cotesto si sa.
PASSEGGERE Non tornereste voi a vivere cotesti vent'anni, e anche tutto il tempo
passato, cominciando da che nasceste?5
VENDITORE Eh, caro signore, piacesse a Dio che si potesse.
25 PASSEGGERE Ma se aveste a rifare la vita che avete fatta né più né meno, con tutti i
piaceri e i dispiaceri che avete passati?
VENDITORE Cotesto non vorrei.
PASSEGGERE Oh che altra vita vorreste rifare? la vita ch'ho fatta io, o quella del principe,6
o di chi altro? O non credete che io, e che il principe, e che chiunque altro,

 >> pag. 818 

30 risponderebbe come voi per l'appunto; e che avendo a rifare la stessa vita che
avesse fatta, nessuno vorrebbe tornare indietro?
VENDITORE Lo credo cotesto.
PASSEGGERE Né anche voi tornereste indietro con questo patto,7 non potendo in 
altro modo?
35 VENDITORE Signor no davvero, non tornerei.
PASSEGGERE Oh che vita vorreste voi dunque?
VENDITORE Vorrei una vita così, come Dio me la mandasse, senz'altri patti.
PASSEGGERE Una vita a caso, e non saperne altro avanti,8 come non si sa dell'anno
nuovo?
40 VENDITORE Appunto.
PASSEGGERE Così vorrei ancor io se avessi a rivivere, e così tutti. Ma questo è segno9
che il caso, fino a tutto quest'anno, ha trattato tutti male. E si vede chiaro che
ciascuno è d'opinione che sia stato più o di più peso il male che gli è toccato,
che il bene; se a patto di riavere la vita di prima, con tutto il suo bene e il suo
45 male, nessuno vorrebbe rinascere. Quella vita ch'è una cosa bella, non è la vita
che si conosce, ma quella che non si conosce; non la vita passata, ma la futura.
Coll'anno nuovo, il caso incomincerà a trattar bene voi e me e tutti gli altri, e si
principierà10 la vita felice. Non è vero?
VENDITORE Speriamo.
50 PASSEGGERE Dunque mostratemi l'almanacco più bello che avete.
VENDITORE Ecco, illustrissimo. Cotesto vale trenta soldi.
PASSEGGERE Ecco trenta soldi.
VENDITORE Grazie, illustrissimo: a rivederla. Almanacchi, almanacchi nuovi; lunari 
nuovi.

      Dentro il testo

I contenuti tematici

Come capita per molte delle Operette, anche questa ha un antefatto nel pensiero filosofico leopardiano fissato nello Zibaldone. Cinque anni prima della stesura del dialogo, l'autore scriveva: «Io ho dimandato a parecchi se sarebbero stati contenti di tornare a rifare la vita passata, con patto di rifarla né più né meno quale la prima volta [...]. Quanto al tornare indietro a vivere, ed io e tutti gli altri sarebbero stati contentissimi; ma con questo patto, nessuno [...]. Che vuol dir questo? Vuol dire che nella vita che abbiamo sperimentata e che conosciamo con certezza, tutti abbiam provato più male che bene; e che se noi ci contentiamo ed anche desideriamo di vivere ancora, ciò non è che per ignoranza del futuro, e per una illusione della speranza, senza la quale illusione e ignoranza non vorremmo più vivere, come noi non vorremmo rivivere nel modo che siamo vissuti» (1° luglio 1827).

Questo è, in sintesi, il messaggio che il passeggere insinua nell'argomentazione del venditore. A ben vedere, si tratta di due personaggi simbolici: il passeggere (una bonaria, ma al tempo stesso lucida controfigura del poeta) rappresenta l'uomo di pensiero che, dopo un numero sufficiente di anni e di esperienze, interroga l'interlocutore per aprirgli gli occhi sul carattere illusorio di ogni speranza futura; il venditore è l'immagine del sempliciotto (e quindi di buona parte del genere umano) che non sa trarre le giuste conclusioni dal proprio vivere, preferendo rimanere nell'illusione e nell'inconsapevolezza. Messo alle strette dalle domande del passeggere, il venditore ammette di non voler tornare indietro per rivivere ciò che ha già vissuto, ma si accontenta, con una sciocca svagatezza, di rimandare il proprio desiderio di felicità a un impossibile domani migliore.

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D'altra parte, lo stesso passeggere non si lascia vincere dall'indignazione: la pietà per gli errori di un'umanità da commiserare lo spinge a non far scoppiare la bolla di sapone in cui vive il venditore, finendo per acquistare il calendario (il più bello, r. 55) e congedarsi con un augurio di futura vita felice (r. 53).

Le scelte stilistiche

Il finale dunque riporta tutto proprio come era al principio: il venditore riprende a vendere (strillando la stessa, identica formula iniziale: Almanacchi, almanacchi nuovi; lunari nuovi, r. 1 e rr. 58-59), come se nulla fosse, ignaro di cosa intendesse il suo cliente. Il dialogo ha così la sua perfetta struttura circolare, a significare che l'intreccio, la progressione e lo sviluppo – della conversazione e della stessa vita – non sono possibili: dopo la semplice sequenza di battute semplici ed essenziali, la vita ritorna a essere quella di sempre, con le sue speranze, attese e illusioni che si rinnovano ogni anno, tenaci per quanto fatalmente destinate a svanire.

      Verso le competenze

COMPRENDERE

1 Da quale domanda del passeggere prende avvio la discussione?


2 In sintesi, qual è il punto di vista del passeggere?

ANALIZZARE

3 Quali sono le caratteristiche del testo a livello lessicale e sintattico?


4 Nel testo ricorrono diverse ripetizioni. Di quali parole?

INTERPRETARE

5 Individua le caratteristiche psicologiche dei due interlocutori.


6 Come valuti il gesto finale del passeggere di acquistare l’almanacco?


7 I due interlocutori non hanno nome, ma rispondono solo a una qualifica generica. Come spieghi questa scelta di Leopardi?

PRODURRE

8 E se invece di un venditore ingenuo e inconsapevole ce ne fosse stato un altro, deciso a controbattere alle domande del viandante e in grado di argomentare la felicità della vita e il pieno appagamento degli anni già trascorsi? Dai vita a questo personaggio alternativo, tentando di presentare, nella forma vivace e colloquiale del dialogo, una visione antitetica a quella leopardiana.


I colori della letteratura ed. NUOVO ESAME DI STATO - volume 2
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Dal Seicento al primo Ottocento