Se la natura del nostro Giornale è difficile a definire, non così lo scopo. In questo
non v'è misteri. Noi non miriamo né all'aumento dell'industria, né al miglioramento
degli ordini sociali, né al perfezionamento dell'uomo. Non intendiamo di
essere né coronati né lapidati. Confessiamo schiettamente che il nostro Giornale
5 non avrà nessuna utilità. E crediamo ragionevole che in un secolo in cui tutti i libri,
tutti i pezzi di carta stampata, tutti i fogliolini di visita sono utili, venga fuori
finalmente un Giornale che faccia professione1 d'essere inutile [...].
Il nostro scopo dunque non è giovare al mondo, ma dilettare quei pochi che
leggeranno. Lasciamo stare che lo scopo finale d'ogni cosa utile essendo il piacere,
10 il quale poi all'ultimo si ottiene rarissime volte, la nostra privata opinione è che il
dilettevole sia più utile che l'utile. Noi abbiamo torto certamente, poiché il secolo
crede il contrario. Ma in fine se nel gravissimo secolo decimonono, che fin qui non
è il più felice di cui s'abbia memoria, v'è ancora di quelli che vogliono leggere per
diletto, e per avere dalla lettura qualche piccola consolazione a grandi calamità,
15 questi tali sottoscrivano alla nostra impresa. [...] Benché proponghiamo2 di ridere
molto, ci serbiamo però intera la facoltà di parlar sul serio: il che faremo forse altrettanto
spesso, ma sempre ad oggetto e in maniera di dover dilettare, anco se si
desse il caso di far piangere.
Perché, per confessare il vero, l'inclinazione nostra sarebbe piuttosto di piangere
20 che di ridere. Ma per non annoiare gli altri, ci attenghiamo3 a questo più che
a quello, considerando che se il riso par che sia poco fortunato in questo secolo, il
pianto fu e sarà sfortunatissimo in tutti i secoli.