Il primo Ottocento – L'autore: Alessandro Manzoni

LETTURE critiche

Manzoni e il mondo moderno

di Vittorio Spinazzola


In queste riflessioni il critico milanese Vittorio Spinazzola (n. 1930) mette a fuoco il progetto ideologico lucidamente perseguito da Manzoni nei Promessi sposi.
Alla base del romanzo vi è una battaglia per il ritorno ai valori evangelici, che mette sotto accusa la morale dell’Umanesimo, nella prospettiva di una rinnovata «conciliazione tra cattolicesimo e mondo moderno».

Manzoni propone ai suoi lettori un'opera che dichiara d'esser stata concepita come «libro per tutti»: una rappresentazione umana in cui ciascuno possa riconoscersi, quale che sia la sua condizione sociale e capacità di cultura; un universo narrativo dove campeggiano le grandi preoccupazioni che appassionano da sempre la coscienza individuale e collettiva; un testo infine che fa appello alle risorse intellettuali più comunemente disponibili e s'impronta a uno statuto espressivo cui chiunque possa avere accesso, sia pur fruendone a livelli diversi di penetrazione.
Ma in verità il romanzo di cui il lettore fa esperienza obbedisce a un criterio ordinativo, che ha portato a trascegliere nella complessità del reale solo gli aspetti rapportabili a un progetto motivato con fervida intransigenza ideologica. Nel mondo dei Promessi sposi non può trovare valutazione positiva alcuna vicenda che non si costituisca immediatamente come conferma del credo religioso manzoniano: nessuna dignità autonoma viene concessa a fatti e comportamenti nei quali non traluca, per quanto obliterato,1 il sentimento cristiano della vita. Il realismo della scrittura nasce da una volontà di testimonianza, che lo connota in senso etico e non manca di esporlo al rischio di declinare verso gli effetti edificanti.
Gli interlocutori elettivi del romanzo si configurano perciò non tanto come l'universalità di un pubblico laico quanto come una ecumenicità di lettori che tutti nutrano una disposizione di fede e siano quindi proclivi all'assenso verso la battaglia che il libro agita per una recristianizzazione del mondo cristiano. Ai non credenti, I promessi sposi si rivolgono per associarli nella condanna delle degenerazioni cui la religiosità si espone compromettendosi col mondo, e per tal via renderli partecipi dell'impegno volto a rinnovare l'attualità perenne dello spirito evangelico.
La genialità dell'arte manzoniana consiste anzitutto nella sapienza suprema dei mezzi utilizzati per prevaricare sul lettore laico, coinvolgendolo in una certezza indefettibile: solo pegno di salute per l'umanità contemporanea, preda di tanti erramenti2 e affaticata da tante infauste prove storiche, è una rievangelizzazione della comunità dei credenti. Da essa procederà un apostolato capace di dar corpo a istituzioni di vita collettiva improntate a un cristianesimo integrale e appunto perciò tali da garantire quella libera realizzazione della persona cui tutti gli uomini si sentono chiamati e che è insidiata perennemente dalla corruttela della nostra natura, segnata dal peccato.
Nella fase di ristagno e malessere succeduta alla grande crisi della Rivoluzione francese, l'intellettuale cattolico Alessandro Manzoni ripensa l'intero corso della storia moderna europea; pone sotto accusa l'umanesimo laico, quale ha trovato apogeo nel Rinascimento; ripudia il metodo della sovversione violenta, con cui si è inteso modificare l'ordine sociale, sostituendo nuovi errori agli antichi; indica la vera via del progresso in una conciliazione tra cattolicesimo e mondo moderno, concepita non come allontanamento dall'eredità controriformista ma proprio sulla base dell'assetto che l'organismo ecclesiastico si è dato dopo Trento.
Rimasta ai margini del flusso più tumultuoso degli eventi, durante gli ultimi secoli, l'Italia offre un angolo visuale privilegiato per questa rimeditazione. Manzoni intende offrirla alle nuove forze sociali, cui riconosce funzione di protagoniste delle vicende collettive. Nella penisola, la borghesia è ancora lontana dal consolidamento raggiunto in altri paesi: ebbene, proprio questo ritardo storico la porrà in grado di evitare la ripetizione delle esperienze fallimentari compiute altrove. Il compito consiste nell'individuare una via di riscatto dal passato feudale, che porti a instaurare ordinamenti davvero consoni agli interessi generali, perché fondati su un principio di mediazione sistematica dei conflitti fra i singoli, i ceti, le classi.
I promessi sposi si qualificano dunque anzitutto come libro eminentemente politico, portatore di un messaggio di rinnovamento anzi di palingenesi della cosa pubblica. Ma per esser autenticamente tale, il rinnovamento deve germinare dal profondo dell'io privato. Se la politica configura le modalità di realizzazione del rapporto fra individuo e istituti di civiltà, la necessità di tali istituti affonda nelle pulsioni contrastanti da cui l'individuo è agitato entro se stesso. Ogni interpretazione della storia rinvia a una concezione della natura umana. E nessun dinamismo epocale potrà mai modificare i termini primari attraverso cui l'esistenza si svolge: colpa e pentimento, virtù e peccato. Non l'esperienza politica ma quella religiosa appare allora decisiva per il nostro destino.
D'altronde, per il Manzoni il dibattito religioso non può avere altra sede primaria dalla coscienza singola: lì è il terreno su cui la Grazia imperscrutabilmente interviene, elargendo salvezza. Nessuna prospettiva redentrice riguarda invece i soggetti storici superindividuali, né tanto meno le forme istituzionali in cui si organizzano: la distanza fra Città divina e Città terrena resterà sempre incolmabile. L'apostolato cristiano investe bensì, necessariamente, la sfera dei fatti politici, illuminandola dello spregiudicato buon senso e dell'amor di concretezza che dà la fede. Ma con ciò stesso i princìpi della ragion politica vengono oltrepassati, per riportarli a un criterio di verità che li trascende. Di un'osservazione ulteriore va inoltre tenuto conto. Manzoni riconosce l'importanza prioritaria dei fattori economici, nel comportamento pubblico; e addita l'obbligo di sottoporli alle norme oggettive, perché fondate su una scienza naturaliter intesa,3 del pensiero liberistico, da cui traggono sostanza gli ordinamenti della legalità liberale. Ma economia e diritto vengono depressi al livello d'una corretta prassi amministrativa, sopra la quale subito si proietta il cielo della religiosità rivelata. L'impegno essenziale consiste insomma nel ricondurre per intero la socialità all'ombra della morale cattolica, sola fonte di giustizia disinteressata nel rapporto fra amministratori e amministrati.

Vittorio Spinazzola, Il libro per tutti. Saggio sui “Promessi sposi”, Editori Riuniti, Roma 1983

I colori della letteratura ed. NUOVO ESAME DI STATO - volume 2
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Dal Seicento al primo Ottocento